Padre Arcangelo è stato un grande sacerdote, una grande persona, coerente con il messaggio evangelico, sempre. Vicino agli ultimi di questo pianeta e sempre disponibile con tutti, con quel sorriso disarmante, ma capace di arrabbiarsi con la politica e la burocrazia che non riconosceva i diritti fondamentali, i diritti umani degli extracomunitari e li consegnava alla criminalità. Il primo ricordo che abbiamo di lui risale quando portammo i nostri Lupetti dagli Scalabrini per fargli conoscere realtà lontane. Arcangelo riuscì a parlare di immigrazione ai bambini partendo da sé stesso, dalla sua esperienza di bambino siciliano emigrato in Svizzera dove era obbligato a nascondersi e dove non poteva frequentare le scuole, per poi tornare in Italia, passando dal Mozambico dove visse una esperienza missionaria, per comprendere i problemi delle famiglie con bambini invisibili. Gli chiedemmo di fare l’assistente ecclesiastico del gruppo scout ed accettò di stare con noi tra i ragazzi e le ragazze più grandi del clan ai quali fece vivere una forma diretta ed essenziale del messaggio evangelico delle beatitudini. Fondamentale l’esperienza che mise in piedi del Cantiere IO CI STO che aveva il duplice scopo di formazione dei giovani e di aiuto agli immigrati nei ghetti che puntellano le nostre campagne. Per anni ragazzi e ragazze da tutta Europa venivano nella nostra provincia per comprendere, condividere ed agire. Con lui una decina di anni fa organizzammo un campo scout, a cui parteciparono i due gruppi di Manfredonia e Terlizzi per realizzare delle infrastrutture mobili nella baraccopoli di Rignano: il gran Ghetto. Un’esperienza che ha segnato i nostri ragazzi e ragazze, ma anche noi, adulti educatori e che ci ha aperto gli occhi sugli invisibili, su quelle migliaia di uomini e donne senza nome e volto che ogni estate si riversavano nelle nostre campagne sfruttati, sottopagati, che vivevano in condizioni da quarto mondo nelle baraccopoli. Padre Arcangelo è stato un vero sacerdote e, per noi, un fratello scout ed un amico. Appena possibile chiederemo per lui l’intitolazione di una piazza o di una strada che ne custodisca la memoria.
Innocenza Starace e Alfredo De Luca