IL PIUTTOSTO brusco ripristino dei livelli ordinari delle temperature settembrine in contrapposizione a quelle fuori misura agostane, hanno avuto anche il merito di aver riportato all’attenzione pubblica e della politica in particolare, il gravoso e per tanti aspetti vitale problema che Manfredonia si trascina da almeno un paio di anni: quello del rinnovo dell’amministrazione comunale e dunque sindaco, assessori e consiglieri.
SETTEMBRE ha suonato la campanella dell’ultimo giro prima del traguardo delle consultazioni elettorali che potrebbero avvenire tra il 14 ottobre e il 15 dicembre e se è vero che in medio stat virtus, potrebbe verosimilmente essere novembre il mese nel quale i manfredoniani potrebbero andare alle urne. Una sessione speciale, staccata da quella del 3 e 4 ottobre nella quale si rinnoveranno 54 amministrazioni comunali pugliesi tra cui 13 della provincia di Foggia.
POCO PIU’ di due mesi dunque e l’attesa sarà finita. Manfredonia potrà cancellare l’onda mortificante con pesanti conseguenze deleterie non solo morali, ma anche economiche e sociali, dello scioglimento dell’amministrazione ancora in carica nel 2019, per intervento dello Stato che vi aveva riscontrato ingerenze mafiose. Ad ottobre lascerà la Commissione straordinaria nominata dal Ministero dell’interno per regolarizzare i bilanci comunali appesantiti da una debitoria di decine di milioni di euro che impegneranno le entrate finanziarie comunali per i prossimi 7-8 anni. I nuovi amministratori che saliranno su Palazzo San Domenico dovranno avere a che fare con debiti e problemi finanziari che non potranno non condizionare un ordinario governo complessivo della città.
ANCHE per queste premesse non certo entusiasmanti, la usuale “corsa” agli scranni comunali non c’è stata; o meglio non si è ancora manifestata. Anche se le avvisaglie, esplicite e non, sono tante. In gran parte sono gruppi residui di partiti tradizionali disintegrati o sbandati, che sotto l’etichetta di “civici” puntano al governo cittadino. Tra di essi pare di intravvedere volontà oggettive di organizzare un assetto amministrativo che punti a rinnovare cultura e metodi di governo, ed altri che, magari sulla scorta utilitaristica delle esperienze passate, mirano a tornare al potere per il potere.
NON HANNO convinto più di tanto, almeno fin qui, le tante proclamazioni di amore e interesse per la città. Si sono sprecati programmi che promettono una città fantastica, dove tutto è al posto giusto, con la gente felice e contenta. Non si tiene forse sufficientemente conto del procelloso mare da guadare per trasformare il dire in fare. L’impressione che la gente ricava, è che si sottovaluta la realtà locale svuotata dei contenuti essenziali che sono tutti da recuperare e valorizzare.
È SINTOMATICO come alle tante parole non si siano abbinati nomi (a parte un solo esempio autonomo) che si facciano garanti e artefici dei buoni propositi espressi. Il tempo delle parole è scaduto: la campagna elettorale entra nel vivo dei fatti e degli impegni. Non c’è più spazio per infingimenti e strategie occulte. È l’ora della realtà e della concretezza. E non si tratta solo di onestà intellettuale.
Michele Apollonio