Il centro storico di Manfredonia, soprattutto d’estate è fortemente interessato dal fenomeno della c.d. movida. Intere zone sono ormai divenute punti di aggregazione per centinaia di avventori – più o meno giovani – che non solo si recano in ristoranti e pub ma vi stazionano fuori, affollando strade e vicoli e creando una serie di difficoltà abbastanza importanti a chi risiede nei dintorni. Una di queste difficoltà – forse la maggiore – è data dal rumore generato dalle attività e dal vociare di un grande numero di persone; rumore che nei vicoli del nostro centro storico si propaga e si amplifica, rendendo impossibile il riposo ai residenti.
L’Amministrazione locale non ha fatto nulla per cercare di porre un freno a questo malcostume o far dialogare le associazioni di categoria con i residenti, in modo da stabilire regole di convivenza condivise, che potessero tenere in considerazione gli interessi delle attività economiche di ristorazione unitamente al diritto al riposo delle persone. Questi tentativi, portati avanti da un comitato “No Bordello Acustico” sorto a seguito dei malcontenti generatisi nel centro storico della nostra città, non hanno funzionato e si è giunti ad episodi di esasperazione, che rischiano di far travalicare i limiti della semplice protesta. Questa notte la Villa Comunale è stata occupata da giovani urlanti, in preda all’alcol e chissà cos’altro. Alle ore 04.00 è successo di tutto: urla, cori, musica al alto volume proveniente da un impianto di diffusione sonora portatile. Sembrava una sorta di ribellione chissà contro chi. Alle ore 06.00, quando sono uscito, gli ultimi eroi erano ancora allo “spacco”, indisturbati che facevano cori di suoni insieme agli operatori dell’ASE che, con un frastuono incredibile da infarto, iniziano a raccogliere le bottiglie vuote frutto di serate immerse in rumori che rendono anche difficile la comprensione del dialogo che se avverrebbe in assenza di musiche diaboliche renderebbero la serata tranquilla e rilassante per gli avventori e gli stessi residenti.
Alla luce di tutto quanto incredibilmente accade nel nostro centro storico, i residenti disturbati appartenenti al suddetto Comitato, non si sono dati per vinti ed hanno deciso di trascinare in Tribunale il Comune di Manfredonia, colpevole di non fare nulla per impedire il caos nei luoghi della movida. Caos che genera rumore, disagi e notti insonni (sfociati in stati d’ansia) tanto da arrivare al punto di far cambiare gli infissi o addirittura tentare anche di trasferirsi in luoghi più tranquilli nel periodo estivo o addirittura vendere casa che a causa di questi disagi subiscono un forte deprezzamento. Prima di decidere di trascinare nella causa civile il Comune, all’inizio dell’estate, i residenti disturbati hanno provveduto ad inviare alcune comunicazioni alla Procura della Repubblica, al Prefetto, all’ARPA, alla ASL, e alle forze dell’ordine (Vigili Urbani, Carabinieri e Polizia), affinché ponessero rimedio alla situazione acustica generata dagli avventori dei locali della movida e per far sì che il Comune adottasse un provvedimento di rimozione o drastico abbattimento dell’inquinamento acustico. Provvedimento che non è mai stato adottato, e che consisteva nel rispetto delle normative in materia di inquinamento acustico in ambiente esterno e di vita e delle Ordinanze Sindacali, alcune delle quali molto significative, tra cui la17/2011 emanata in data 13 giugno 2011 dall’allora Sindaco Angelo Riccardi che, con un provvedimento coraggioso, aveva regolamentato le attività rumorose nel territorio di Manfredonia ed aveva stabilito gli orari di cessazione delle fonti sonore (amplificatori, altoparlanti, ecc. che dovevano cessare di emettere suoni (ma io li chiamo rumori che è tutt’altra cosa), entro le ore 24.00. Questa Ordinanza, qualora fosse stata fedelmente applicata dai gestori dei locali, avrebbe risolto gran parte dei problemi, che sono degenerati a causa di un provvedimento richiesto giorni addietro a viva voce da un candidato ad una carica importante alle prossime consultazioni comunali, appoggiato anche da una primaria Associazione di categoria, che invocavano a viva voce un provvedimento che ritardava la chiusura dei locali in alcune giornate, provvedimento che fu accolto a malincuore dal Commissario del Comune di Manfredonia.
Stanchi di questo immobilismo e del menefreghismo delle forze dell’ordine e degli Organi di vigilanza e controllo nei confronti dei residenti del centro storico e considerato il malcostume dilagante perpetrato dagli esercenti le attività di food & beverage insieme ai giovani che non accennano a cessare (anzi in questo ultimo periodo si è accentuato), il Comitato riunitisi nella giornata di ieri, ha deciso che provvederà in tempi brevi ad inviare una seconda ed ultima diffida al Tribunale e a tutti gli Organi preposti al controllo, per far cessare le emissioni sonore moleste e nello stesso tempo chiedere il risarcimento del danno biologico ed economico per aver causato un forte deprezzamento degli immobili interessati dal fenomeno acustico. Il fondamento di tale richiesta è l’art. 844 del Codice Civile che invoca il principio del superamento della normale tollerabilità, così come il rimedio dell’inibitoria. A ciò si aggiungerà la richiesta di risarcimento del danno, che segue le regole della responsabilità civile ex art. 2043 del Codice Civile, in questo caso per aver tenuto condotte di tipo omissivo, invocando la sentenza del 06/09/2017 con la quale la Sezione Civile del Tribunale di Brescia dà ragione in pieno ad una coppia di residenti del centro storico di Brescia sul “fatto che un elevato numero di persone (nell’ordine anche di qualche centinaia), stazionava l’esterno degli esercizi pubblici, occupando la pubblica via senza assicurare uno spazio di rispetto e di transito pedonale che in genere non può essere inferiore ai 2 metri, per aver creato assembramenti in barba a tutte le norme di prevenzione anticovid e per essersi trattenuti in loco fino ad ore molto tarde (anche oltre le 05.00 di mattina), molto spesso facendo uso di impianti di diffusione sonora portatili che generano incrementi dei livelli di rumore dannosi per la salute umana che si attestano nell’intorno di 30-40 decibel (dB(A) con frequenza anche di persone in stato di alterazione alcolica.
Molto spesso, i residenti del nostro centro storico si sono rivolti alle forze dell’ordine per far cessare le condotte rumorose, che eccedono la normale tollerabilità, ma queste non sono quasi mai intervenute o quelle poche volte che lo hanno fatto non hanno mai adottato provvedimenti repressivi idonei come l’elevazione di verbali di una erta entità o la chiusura dei locali nei casi di reiterata violazione alle norme, anzi il più delle volte, paradossalmente le forze dell’ordine hanno trattato i soggetti disturbati che a loro si rivolgevano come se fossero loro i colpevoli del disagio, rispondendo con dichiarazioni di normale accettazione e rassegnazione del fenomeno senza accennare ad un intervento atto a far cessare tali condotte e molto spesso adducendo la scusa di avere le volanti in numero sottodimensionato.
Vista la situazione che diventa giorno dopo giorno sempre più pesante, al Comune di Manfredonia, quindi, sarà inoltrata la richiesta di risarcimento del danno in quanto l’Ente locale è responsabile per non avere fatto niente al fine di prevenire gli schiamazzi provenienti dall’assembramento di persone lungo le strade della movida; schiamazzi che unitamente agli impianti di diffusione sonora non autorizzati generano immissioni di rumore intollerabili per i residenti e dannose per la loro salute e di non aver adottato misure come l’aumento di pattuglie di Polizia Municipale che sono del tutto insufficienti per portare avanti l’operazione di allontanamento delle persone oltre all’anticipazione degli orari di chiusura dei locali o il ritardo degli orari di pulizia delle strade. La condotta del Comune è ritenuta significativamente negligente anche perché il fenomeno della movida avviene in giorni della settimana definiti e ad orari sempre uguali, cosicché è tutto fuorché imprevedibile per l’amministrazione. Indubbio poi il nesso di causa tra condotta negligente del Comune e danno che sarebbe dimostrabile dai rilievi fonometrici che si potrebbero acquisire per il rispetto dei limiti ambientali e residui previsti dalla normativa vigente – Legge Quadro sull’inquinamento acustico 447 del 1995 ed anche per discriminare il rumore causato dalla folla di persone che si raduna fuori dai locali. In questi casi, per quantificare il danno, il Tribunale applicherebbe il principio stabilito dalle Sezioni Unite della Cassazione con la sentenza n. 2611/2017 (già adottata per la puzza di fritto generata da alcuni locali presenti nel centro storico di altre Città). Potrebbe essere così liquidato in via equitativa un danno non patrimoniale derivante dalla lesione del normale svolgimento della vita quotidiana ed un danno patrimoniale per l’installazione dei nuovi infissi e quello da deprezzamento dell’immobile.
Per concludere, è importante sottolineare come la pronuncia della Suprema Corte del Tribunale di Brescia abbia avuto immediata risonanza sui media nazionali, oltrepassando i confini della provincia bresciana, fornendo speranze a residenti esasperati di tutta Italia, che pare possano trovare nell’amministrazione comunale un bersaglio qualificato per le loro richieste (anche) risarcitorie. Il giudice di Brescia, sia nella motivazione che nel dispositivo della sentenza, osserva che “la sola misura che si presenta efficace ai fini della risoluzione del problema è la predisposizione di un servizio di vigilanza, organizzato per tutte le sere dal giovedì alla domenica nei mesi da maggio a ottobre, con l’impiego di agenti comunali che si adoperino, entro la mezz’ora successiva alla scadenza dell’orario di chiusura degli esercizi commerciali autorizzati, a far disperdere ed allontanare dalla strada comunale le persone che stazionano nelle zone centrali che non si allontanano spontaneamente”. Se in astratto questo pare l’unico rimedio immaginabile contro il rumore antropico, in concreto possiamo sostenere che il Comune ha l’autorità di disporre sgomberi coatti di suolo pubblico? È sufficiente il danno causato ai residenti, agli stessi avventori in periodo anti assembramenti ed anche per ragioni di ordine pubblico?.
Il Comitato del centro storico “NO BORDELLO ACUSTICO”