Al visitatore attento della Basilica di Santa Maria Maggiore di Siponto, certo non sfuggono delle lastre di marmo, poste in diverse parti delle pareti interne ed esterne, che recano incise delle epigrafi in latino.
Alcune di esse sono funerarie, altre invece celebrative , come quella del pilastro interno di destra recante la notizia della riconsacrazione della Chiesa da parte dell’allora Arcivescovo Vincenzo Maria Orsini nell’anno 1675.
Questa epigrafe ci dice che lo stesso Arcivescovo, consacrò anche l’Altare Maggiore in onore di Santa Maria Maggiore di Siponto e pose sotto di esso le Reliquie di due Martiri : Benvenuto e Cesario.
Per questo anniversario lo stesso Arcivescovo concedeva ai fedeli che avessero visitato la chiesa
cento giorni di indulgenza in forma consueta.
Un’altra epigrafe, posta sopra l’ingresso della Cripta e datata 1708 ci informa delle riparazioni della chiesa e della donazione di una nuova campana.
Le altre iscrizioni sono di tipo funerario e alcune sono molto toccanti, come quella dedicata al piccolo Lorenzo Imparati morto a soli tre anni, cinque mesi, diciannove giorni
“piccolo fiore agli affetti tolto”
Un’altra commovente dedica è quella alla Nobildonna Nicoletta Margiotti morta a ventidue anni nel 1813 e per la quale, il marito, innamoratissimo, chiede al passante (Viator) di deporre un fiore sulla tomba e dedicare alle ceneri una lacrima.
Così come è struggente il dolore dei genitori per il loro figlio Nicola Maria De Altilia, morto all’età di 20 anni, 6 mesi e due giorni
Altre epigrafi funerarie sono dedicate a Michele Della Bella , di Aurignanum (Rignano) e che fu Vicario Capitolare Sipontino, morto nel 1804, mentre nella Sacrestia della Basilica ve ne è una dedicata all’Arcidiacono Antonio D’Angelo che governo con “Summa sapientia” il Seminario Diocesano. Morì nel 1862.
Sempre nella Sacrestia vi è una lettera di Papa Paolo VI , a firma dell’allora Segretario di Stato Johannes Villot , inviata all’Arcivescovo Valentino Vailati.
Un’altra epigrafe con relativa traduzione, è posta all’ingresso del sacello della cappella della famiglia Cessa.
Nella Cripta vi è poi una lunga epigrafe,in italiano, scritta direttamente sulla parete destra, quasi invisibile per via dell’oscurità ma anche perché il tempo ha cancellato quasi le lettere.
Racconta l’avventurosa scoperta della tomba di marmo che racchiudeva le spoglie mortali del Duce delle Armi Emilio Tulliano, morto nell’anno 505 dell’Era Cristiana.
Il sarcofago è più noto alle passate generazioni Sipontine come la “tomba del gigante”.
Sono delle testimonianze vive che meritavano di essere giustamente rivisitate .
E’ quello che ha fatto l’Archeoclub di Siponto , affidandosi per le traduzioni a Padre Lorenzo Astegno, Sacerdote Scalabriniano Professore in Archeologia Cristiana, Archeologia romana , in Teologia e Lettere classiche, che ha sempre insegnato nei Seminari Scalabrinani e non solo e che è stato qualche anno fa a Siponto presso la Casa Scalabrini .
Innamoratissimo della Basilica e della Madonna di Siponto, ha conservato nel tempo questo suo amore : si trovava nella casa di Arco (TN) ed fu ben felice di tradurre le epigrafi. A lui va con tutto il cuore il ringraziamento per questo prezioso lavoro. A Padre Lorenzo è dovuta l’interpretazione simbolica della Basilica come la Gerusalemme Celeste.
Le traduzioni sono state poste a fianco di ogni lapide e sono quindi a disposizione di tutti.
L’Archeoclub di Siponto ha voluto rispondere anche alle varie richieste dei visitatori della Basilica che, annotando negli appositi registri, facevano rilevare l’esigenza delle traduzioni dal latino.
Aldo Caroleo Presidente Archeoclub di Siponto