“Diversità nel metodo, rottura con il passato, sguardo rivolto al futuro”. E’ partendo da questi princìpi che la coalizione dei soggetti costituenti il nascente “Terzo Polo” ha deciso di rivendicare la propria posizione, nella discussione sul possibile candidato sindaco di Manfredonia. Perché siamo consapevoli che in politica qualsiasi idea, progetto e proposta, ma anche e soprattutto confronto e dialogo, devono essere valori che segnano la strada maestra per ogni decisione da prendere o presa di posizione da assumere”. È il dogma sul quale hanno trovato un punto di incontro i partner del neonato “Terzo Polo” che si affaccia sulla scena politica di Manfredonia, vale a dire Manfredonia Centro (Cristiano Romani), Unione di Centro (Alessandro Mangini), Fratelli d’Italia (Adriano Carbone), Popolari Pugliesi (Anna Trotta), Città Protagonista (Libero Palumbo e Antonio Prencipe). La priorità sulla quale hanno impostato un primo ragionamento è quello relativo alla scelta del candidato sindaco prossimo futuro. Prima di fare nomi è prioritario «parlare di contenuti ascoltare una pluralità di voci e pensare a nuove opportunità per la nostra città» è il concetto di fondo che il Terzo Polo mette a confronto con l’esempio di Forza Italia che ha «già fatto una scelta netta e chiara nella figura di Gianni Rotice». Senza insomma una preventiva consultazione allargata e condivisa. “Noi riteniamo invece – afferma il Terzo Polo – che il metodo utilizzato per la scelta di questo candidato appartenga alla vecchia politica, la quale selezionava i candidati solo per mera strategia fatta di calcoli elettorali”. E dunque la domanda: “come può un approccio di questo tipo essere proficuo e stimolante per la rinascita di Manfredonia? Tornare a comprendere – esorta il Terzo Polo – il valore della responsabilità di tutti nei confronti del bene comune, partecipare, lottare per le cose che contano e rifiutare una scontata assuefazione o tacita accondiscendenza all’attuale situazione politica e sociale, sono i primi passi verso un vero cambiamento”. La stessa FI, solitario residuo del disciolto Centrodestra, aveva diramato una nota a seguito dell’incontro con Rotice, nella quale “ha posto come condizione fondamentale all’eventuale sostegno alla sua candidatura a sindaco, quella della netta discontinuità rispetto al passato ed alle logiche delle vecchie amministrazioni, con una nuova classe dirigente, i futuri amministratori della Città, che debba essere scevra da condizionamenti, diretti e riflessi, degli uomini e delle conventicole del passato, che hanno nauseato i cittadini“. Ma perché allora – è la domanda che corre da parecchio – puntare su un candidato benedetto peraltro da Emiliano, e non puntare invece come sindaco direttamente su Giandiego Gatta, un uomo di Forza Italia? La situazione del tutto particolare in cui versa la città richiede la presenza e l’impegno di personalità in grado di dare un contributo di cura e responsabilità dei problemi cittadini. Dopo tre legislature alla Regione, potrebbe essere il candidato adatto alla bisogna anche perché forte di un largo consenso comprovato in varie e diverse competizioni elettorali.
Michele Apollonio
Si parte con un primo passo falso, infatti, a ben vedere, secondo me non è stato il partito a scegliere il candidato Ing. Rotice, ma è stato appunto il candidato a scegliere l’elettorato della destra, volendosi tenere alla larga dalle sirene del passato ventennale, sinistro e deleterio. Non volendovi misurare con l’unico candidato autopromosso ora dite che il “sistema” è sbagliato e la scelta dovrebbe essere del popolo: sarà del popolo, ma con il risultato delle urne. L’errore più grosso è quello di dividere l’elettorato della destra democratica e popolare, sinceramente mai molto significativa nel ns. paese, non vorrei che ciò possa avvantaggiare “il sistema” che ha distrutto il paese sinora.