Giovedì 26 Dicembre 2024

Gli agricoltori reclamano acqua per i campi

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SE QUESTO prolungato e intenso bel tempo (parentesi a parte) gratifica il settore balneare e invoglia i turisti a godere di tanta bella natura, per contro c’è chi di queste splendide condizioni atmosferiche si lamenta e si preoccupa. Sono gli agricoltori sipontini affranti e pensierosi nel vedere i propri campi sempre più a secco di quella vitale componente che è l’acqua. Non piove. E pertanto non solo le varie colture in particolare gli ortaggi non ricevono direttamente dal cielo quanto necessario per tenerli in vita, ma anche quelle riserve d’acqua indirette quali i torrenti, sono prosciugati.

UNA SITUAZIONE di difficoltà generalizzata che nell’agro sipontino che si spinge nel cuore della Capitanata, è al limite dell’emergenza. Sono oltre una quarantina le aziende in difficoltà, gli agricoltori in apprensione. Le motopompe per l’irrigazione piazzate nei torrenti, previo pagamento del canone, pescano aria. Sono tre i corsi torrentizi che – rilevano gli agricoltori – dovrebbero e potrebbero assicurare l’acqua necessaria per irrorare i terreni: il Candelaro, il Cervaro e il Carapelle. Sono tre importanti vie d’acqua naturale che sfociano nel golfo di Manfredonia. Sono mesi – denunciano gli agricoltori – che non portano una goccia d’acqua. Lungo il loro percorso attraversano numerosi comuni: se funzionassero i depuratori di quei comuni – sostengono gli agricoltori – potrebbe arrivare l’acqua fino nei nostri terreni. Ma così non è: i letti di quei canali sono maledettamente a secco.

A QUESTO danno si aggiunge una singolare beffa. Se si guardano questi torrenti dai ponti della strada statale 89, si può vedere che nella loro parte terminale, quella più vicina alla riviera, sono pieni d’acqua. Un controsenso che determina anche un grave danno. Quell’acqua – spiegano gli agricoltori – è acqua di mare salata che mancando quella naturale piovana, si spinge all’interno raggiungendo le falde acquifere essiccate e danneggia terribilmente i terreni. Non soccorre più di tanto neanche l’invaso naturale dell’Oasi lago Salso che a ragione del nome che porta dovrebbe essere pieno d’acqua. Ma anche qui così non è per i motivi innanzi evidenziati. Ma a queste cause generali (mancanza di pioggia) gli agricoltori ne aggiungono un’altra in polemica con gli ambientalisti che, a dire degli agricoltori, si opporrebbero a far defluire l’acqua di scarico delle aziende che lavorano il pomodoro perché sarebbe “inquinata”. Fatto sta che neanche questa opportunità svanisce.

<IL POVERO imprenditore agricolo di Manfredonia – dicono in coro gli interessati – aspetta e spera nelle istituzioni e nei politici della Regine, per un loro intervento volto a fronteggiare una situazione al limite del collasso>. In particolare segnalano le situazioni degli invasi artificiali. Viene indicato l’esempio anomalo della diga del Liscione che dopo aver ricevuto acqua dal fiume Biferno, scarica in mare quando – sostengono gli agricoltori – quell’acqua potrebbe essere utilizzata per irrigare i campi con opportuni interventi che mancano e non pare – aggiungono stizziti – che ce ne siano in programma. Per non parlare degli altri invasi che potrebbero essere gestiti con criteri più razionali. L’acqua c’è, ci sarebbe se fosse ben gestita. E’ un intero sistema produttivo che viene lasciato alla mercè dei capricci del cielo, quando potrebbe essere un forte settore portante dell’economia agricola.

Michele Apollonio

 

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