Ancora una volta la piana di Macchia ha fatto parlare di sé per l’ennesimo fattaccio che ha spaventato le popolazioni che gravitano su quel territorio che portano ormai nel proprio dna il marchio della paura impresso da eventi per i quali non è bastato mezzo secolo per attutirli, men che meno dimenticarli. A riportarli in discussione con tutto il fardello di veleni diretti e indotti, episodi come quello occorso il 22 giugno scorso. Un incendio dalle pesanti dimensioni che ha prodotto inquinamenti diffusi e malefici certificati dall’Arpa Puglia. Ma ancor più pesante e dirompente è l’incendio di polemiche, proteste, e minacce esploso nella popolazione decisa a non subire altri soprusi e attentati alla propria esistenza presente e futura. E le prospettive sono niente affatto rassicuranti. Anzi! Dal comune che dai suoi 900 metri d’altitudine detiene il possesso di quella piana affacciata sul mare, vengono infatti sprezzanti conferme di voler realizzare l’impianto contestato per il quale la Regione è pronta a spendere 24 milioni di euro. Una cifra enorme per quel che definiscono “impiantino”. Una assurdità che non viene spiegata. Un delitto scientemente perpetrato contro natura. Quella piana è infatti vocata a ben altre attività che non siano quelle forzatamente innestate tanto che la loro stessa natura le ha ripudiate. Attività edificanti che richiamano le centinaia di ettari di rigogliosi uliveti secolari, le accoglienti strutture balneari sorte lungo la cornice marina, gli impianti ricettivi turistici, gli ospitali agglomerati rurali, le caratteristiche masserie sparse. Insomma un mondo carico di cultura civile irripetibile, attività che si sono fatte da sole e che se fossero opportunamente sostenute e valorizzate anche con molto meno di quei 24 milioni di euro, darebbero non solo redditi molto più vantaggiosi, ma soprattutto non metterebbero in pericolo tutto quel patrimonio naturalistico regalato dalla Provvidenza. Ma è mai possibile – è la domanda che si pone la gente al di là di ogni considerazione di parte – che una città depositaria della millenaria cultura storica e sacra del mitico ed eletto Gargano, insignita di alti riconoscimenti storico-culturali, frequentata per i suoi monumenti prestigiosi, si riduca a concepire qualcosa che è la negazione della storia e della realtà di quei luoghi? E’ pertanto pressante e accorato l’invito alle organizzazioni che hanno a cuore l’integrità del Gargano come WWF, Legambiente, Italia Nostra, ad intervenire per garantire la salvezza di questo angolo del Gargano.
di Michele Apollonio