In data odierna, la Polizia di Stato e la Guardia di Finanza, a seguito delle indagini coordinate e dirette dalla locale Procura della Repubblica, hanno dato esecuzione ad ordinanza applicativa della misura cautelare degli arresti domiciliari, emessa dal GIP presso il Tribunale di Foggia, nei confronti di:
- un medico legale, con funzioni di componente della commissione di riconoscimento delle invalidità presso la locale sede dell’INPS, di anni 60;
- un funzionario amministrativo della locale sede dell’INPS, di anni 44;
- un dipendente di un locale patronato CAF, di anni 40.
I predetti sono ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di corruzione per l’esercizio della funzione, corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, falso ideologico e materiale, truffa ai danni dell’INPS.
Le indagini, espletate dalla Squadra Mobile di Foggia e dalla Compagnia della Guardia di Finanza di Foggia, mediante l’impiego di presidi tecnologici di ultima generazione nonché con i tradizionali metodi di osservazione e pedinamento, hanno consentito di accertare che il medico dell’INPS, unitamente al funzionario amministrativo dello stesso ente e al dipendente del patronato CAF – questi ultimi due con il ruolo di intermediari – ha ricevuto denaro e/o altre utilità da soggetti, indagati nell’ambito della presente indagine, ma non destinatari del provvedimento restrittivo, in cambio del riconoscimento di invalidità totali anche in assenza di visita medica, ai fini dell’elargizione di indebiti emolumenti da parte dello Stato, nonché ai fini del passaggio di categoria da invalidità sottoposta a valutazione periodica ad invalidità permanente.
Diversi gli episodi di corruttela riscontrati. In particolare, si è accertato che una donna, conoscente del dipendente del patronato, grazie all’intercessione di costui, ha corrisposto la somma di 1.000 euro al medico dell’INPS e un telefono di ultima generazione, di pari valore, al funzionario amministrativo dello stesso ente, in cambio del riconoscimento dell’invalidità totale al proprio suocero, senza che su quest’ultimo venisse eseguita alcuna visita medica. A tal fine, per il riconoscimento dell’invalidità totale, prodromica all’indebita percezione degli emolumenti ai danni dello Stato, gli indagati hanno prodotto una serie di atti falsi in favore del congiunto dell’agente corruttore.
Un ulteriore episodio corruttivo accertato è quello relativo alla promessa della cifra di 3.000 euro da parte di un’altra donna, esercente la professione di avvocato, che ha elargito, a titolo di anticipo, la somma pari a 1.700 euro, in favore del medico dell’INPS, quale componente della commissione d’invalidità, e dei due intermediari, affinché vedesse transitare lo stato di portatore di handicap del proprio genitore, da quello bisognevole di revisione periodica, a quello riconosciuto come permanente.
Dalle indagini è emerso, altresì, che il medico dell’INPS, al fine di favorire un imprenditore, operante nel settore balneare del Comune di Manfredonia, ha attestato falsamente l’idoneità lavorativa di 7 dipendenti del predetto imprenditore, redigendo falsi certificati predatati, in assenza di alcuna effettiva visita medica.
Infine, viene contestato che il medico dell’INPS, al fine di trarre un ingiusto profitto, ha attestato falsamente la propria presenza in ufficio, percependo compensi per attività lavorative che, invece, non aveva svolto.
L’indagine prende avvio dall’incendio di un’autovettura, avvenuto nell’estate del 2019, di proprietà di una dottoressa che collaborava con l’INPS. Gli inquirenti, attraverso le immagini di alcuni impianti di video sorveglianza, sono riusciti a documentare l’origine dolosa dell’incendio, appiccato da un uomo.
Approfondimenti investigativi venivano esperiti per accertare l’esistenza di pratiche illegali presso la locale sede dell’INPS. Le operazioni di intercettazione consentivano di accertare un intreccio di rapporti e di cointeressenze tra il medico legale dell’INPS, il funzionario amministrativo dello stesso ente e il dipendente del patronato CAF, nei riguardi dei quali sono emersi plurimi e gravi elementi di colpevolezza, per effetto dei quali è stata emesso l’odierno provvedimento restrittivo.
Difatti, costoro agivano in un contesto caratterizzato da un notevole impiego di criteri preferenziali e clientelari. In particolare, nella gestione delle invalidità civili, operavano non solo medici e funzionari dell’INPS ma anche soggetti terzi, quale il dipendente del patronato CAF. Era stato messo in piedi un sistema imperniato sulle figure del medico e del funzionario dell’INPS al quale si aggiungevano, di volta in volta, l’esponente del patronato ed altre persone occasionalmente interessate che, conoscendo la prassi, si rivolgevano ai predetti, essendo gli stessi ben inseriti nel sistema illegale.
Tutti e tre gli arrestati sono stati ammessi al beneficio degli arresti domiciliari, presso le rispettive abitazioni, ritenendosi che, pur sussistendo il pericolo di commissione di reati della stessa indole, tale misura, imponendo una grave limitazione di movimento, possa essere idonea ad impedirne la reiterazione.