Di Aldo Caroleo, Archeoclub Siponto
Come altrove è stato scritto, all’interno della cosiddetta “Cappella della Maddalena” di Manfredonia, che in realtà è l’abside principale della chiesa di San Domenico, vi sono degli affreschi di datazione diversa ma che sono ascrivibili al XIII e XIV Secolo.
Dell’affresco raffigurante l’Albero di Jesse si è già detto altrove a cui rimando e che riproporro’.
Vi è sempre sulla stessa parete, un’altra serie di affreschi che purtroppo sono molto danneggiati, ma che denotano,anche attraverso l’esame dei frammenti rimasti una straordinaria sensibilità artistica da parte degli autori, sicuramente diversi per epoca e stile.
In uno di questi è un tema molto usato nell’arte: l’affidamento o la richiesta di protezione per una persona cara. I personaggi raffigurati sono quasi sempre: Maria col Figlio, l’apostolo Giovanni o molto spesso anche San Nicola (raffigurato in questo affresco). Vi sono poi i cosiddetti “offerenti” cioè coloro che finanziavano l’opera mettendosi sotto la protezione dei Santi e di Maria perché intercedessero presso Gesù , o chiedendo la protezione di un loro caro , in questo caso ,un adolescente.
Nell’affresco della nostra cappella,(purtroppo di difficile lettura per la pessima condizione degli affreschi che rischiano di scomparire per sempre), compaiono la Madre di Dio che regge il Figlio e che con la mano destra sorregge un Crocifisso; davanti a Lei San Nicola che mostra alla Madonna un bambino nobilmente vestito.. Credo che ci sia stato un altro personaggio raffigurato ( uomo o donna) genitore del bambino in atteggiamento supplichevole verso San Nicola perché ne chiedesse la protezione divina ma del quale non ci sono rimaste tracce.
Le figure di san Nicola e del bambino “offerto” sono intere cosi come anche il Crocifisso, mentre rimangono dei frammenti in cui si possono scorgere i visi di Gesù e di Maria.
Non conosciamo il nome dell’autore di questo affresco, probabilmente un frate Domenicano: infatti i Domenicani contavano diversi grandi artisti, il più noto dei quali era il Beato Angelico.
Ma ciò che sconvolge di questa opera è la meravigliosa luce e bellezza che emana lo sguardo della Madre di Dio dal frammento di affresco del viso rimasto. Ma basta per sorprenderci.
E’ uno sguardo permeato di misticismo ma umanissimo. Non è quello triste della Madre di Dio come ce lo danno le icone della tradizione , quella tristezza di chi vede in lontananza la sofferenza della Croce. Negli occhi della Vergine qui raffigurata vi è la consapevolezza del dolore ma Maria guarda oltre per arrivare al trionfo della Resurrezione. E’ un fascino tra il divino e l’umano quello della nostra Madonna: quasi ormai consapevole di essere stata scelta come artefice importante della Storia del Mondo. Insomma non c’è lo strazio della Donna trafitta dal dolore per la morte del Figlio come nella : “Donna de Paradiso “ di Jacopone ma piuttosto quello del Magnificat.
Grandi cose ha fatto di me il Signore……
………..Tutte le generazioni mi chiameranno Beata.
Una donna, prima di tutto, come quella che Dante immortala nella “Preghiera alla Vergine”:
..Donna sei tanto grande
e tanto vali….
O anche dal Petrarca:
……Vergine bella
Che di sol vestita
Qui non c’è lo sguardo triste della Sipontina,né quello di rassegnato misticismo delle
“ Madonne “ del Beato Angelico, ci intravedo invece quello stesso fascino di sconvolgente
bellezza tra l’umano e il divino emanato dagli occhi dell’”Annunciata” di Antonello da Messina.
I tratti , i lineamenti di quel che rimane di quello splendido viso della Madonna della Cappella della Maddalena ,il taglio degli occhi e del naso..la profondità e il fascino di quel magico sguardo..sembrano derivino dalla stessa Scuola
E non riesco proprio a comprendere come si sia potuto nel tempo non cogliere questa straordinaria bellezza e lasciare che le ingiurie del tempo e dell’uomo distruggessero questo straordinario esempio di Arte eccelsa.