Giovedì 26 Dicembre 2024

La Madonna del ciclo degli affreschi nella cappella della Maddalena di Manfredonia: possibile interpretazione iconografica

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Di   Aldo Caroleo, Archeoclub Siponto

Come altrove è stato scritto, all’interno della cosiddetta “Cappella della Maddalena” di Manfredonia, che in realtà è  l’abside principale della chiesa di San Domenico, vi sono degli affreschi  di datazione diversa ma  che sono ascrivibili   al  XIII   e   XIV Secolo.

Dell’affresco raffigurante l’Albero di Jesse   si è già detto altrove a cui rimando e che riproporro’.

Vi è sempre sulla stessa parete, un’altra serie di affreschi che purtroppo sono molto danneggiati, ma che denotano,anche attraverso l’esame dei frammenti rimasti una straordinaria sensibilità artistica da parte degli autori, sicuramente diversi per  epoca  e stile.

In uno di  questi    è un tema  molto usato nell’arte: l’affidamento o la richiesta di protezione per una persona cara. I personaggi raffigurati sono quasi sempre: Maria col Figlio,  l’apostolo Giovanni o molto spesso anche San Nicola (raffigurato in questo affresco). Vi sono poi  i cosiddetti “offerenti” cioè coloro che  finanziavano l’opera mettendosi sotto la protezione dei Santi e di   Maria perché intercedessero presso Gesù , o chiedendo la protezione di un loro caro , in questo caso ,un  adolescente.

Nell’affresco  della nostra cappella,(purtroppo di difficile lettura per la pessima condizione degli affreschi che rischiano di scomparire per sempre), compaiono   la Madre di Dio che regge il Figlio e che con la mano destra sorregge un Crocifisso; davanti a Lei San Nicola che  mostra alla Madonna un  bambino  nobilmente vestito.. Credo che ci sia stato un altro personaggio raffigurato ( uomo o donna) genitore del bambino   in atteggiamento supplichevole verso   San Nicola perché ne chiedesse la protezione divina ma del quale non ci sono rimaste tracce.

Le figure di san Nicola e del bambino “offerto” sono intere cosi come anche il Crocifisso, mentre rimangono dei frammenti in cui si possono scorgere i visi di Gesù e di Maria.

Non conosciamo il nome dell’autore di questo affresco,  probabilmente un frate Domenicano: infatti i Domenicani contavano diversi  grandi artisti, il più noto dei quali era il Beato Angelico.

Ma ciò che sconvolge di   questa opera  è la meravigliosa luce e bellezza che emana  lo sguardo della  Madre di Dio dal frammento di affresco del viso rimasto. Ma basta per sorprenderci.

E’ uno sguardo permeato di misticismo  ma umanissimo. Non è  quello  triste della  Madre di Dio come ce lo danno le icone della tradizione , quella tristezza  di chi vede in lontananza la sofferenza della Croce.  Negli occhi della  Vergine qui raffigurata vi è la consapevolezza  del dolore ma Maria guarda oltre  per arrivare al trionfo della  Resurrezione.   E’ un fascino tra il  divino  e l’umano quello della nostra Madonna: quasi ormai  consapevole di essere stata scelta  come artefice importante della Storia del Mondo. Insomma non c’è lo strazio  della Donna trafitta dal dolore per la morte   del Figlio come   nella  : “Donna de Paradiso “ di  Jacopone  ma  piuttosto quello del Magnificat.

Grandi cose ha fatto di me il Signore……

………..Tutte le generazioni mi chiameranno Beata.

 

Una donna, prima di tutto, come quella che Dante  immortala nella “Preghiera alla Vergine”:

 

..Donna sei tanto grande

e  tanto vali….

 

O  anche dal Petrarca:

……Vergine bella

Che di sol vestita

 

Qui non c’è  lo sguardo triste della Sipontina,né quello  di rassegnato   misticismo    delle

“ Madonne “ del  Beato Angelico,  ci intravedo  invece quello stesso fascino di sconvolgente

bellezza  tra l’umano e il divino  emanato  dagli occhi  dell’”Annunciata”  di Antonello da Messina.

I tratti , i lineamenti di quel che rimane di quello splendido viso della Madonna della Cappella della Maddalena  ,il taglio degli occhi e del naso..la profondità e il fascino di quel  magico sguardo..sembrano derivino dalla stessa  Scuola

E non riesco proprio a comprendere come si sia potuto nel tempo non cogliere questa straordinaria bellezza e lasciare che le ingiurie del tempo e dell’uomo  distruggessero questo straordinario esempio di  Arte eccelsa.

 

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