Ancora oggi riecheggiano assordanti, dopo 106 anni, le cannonate che la Marina Militare austroungarica sparò sula nostra città quel tragico 24 maggio 1915, giorno che segnò l’inizio del primo conflitto mondiale. Manfredonia fu la prima a subire la violenza e la furia distruttrice della “Grande Guerra”. Cento i colpi sparati che fortunatamente non hanno raggiunto la città. Grazie alle confuse informazioni fornite da alcuni pescatori, il nemico orientò i cannoni verso la periferia ed esattamente in un vasto campo di fichi d’india scambiandoli per soldati. L’unico danno fu la quasi distruzione di alcuni capannoni della stazione campagna. Meno fortunato è stato il cacciatorpediniere Turbine, ripetutamente colpito e affondato. Grande il valore degli uomini della gloriosa Marina Militare Italiana e il fulgido esempio del Comandante Bianchi. Infatti, a seguito dei numerosi cannoneggiamenti, il comandante, costatate le disastrose condizioni della nave colpita da più parti, pur di non farla cadere nelle mani del nemico, dopo aver ordinato all’equipaggio di mettersi in salvo, ne dispose l’autoaffondamento. Nonostante sia trascorso oltre un secolo, Manfredonia non ha dimenticato quei tragici momenti che rimarranno sempre vividi nei cuori e nella mente dei suoi cittadini. Per questo, Ad perpetuam rei memoriam, la città ha dedicato all’evento due lapidi, la prima in Piazza Marconi recita: «In questo Golfo leggendario all’alba del XXIV Maggio 1915 mentre la nave Turbine eroicamente si sommergeva, Manfredonia prima fra tutte le città adriatiche sperimentò impavida la rabbia austriaca ed il fulgido valore Italico». La seconda all’ex Stazione campagna, realizzata dal marmista N. Silvis ricorda: “Il primo giorno della guerra nazionale l’odio austriaco con cento colpi tirati dal mare franse questo edifizio non l’animo dei cittadini fidenti nella vittoria”. Ancora una volta abbiamo sentito il dovere di ricordare episodi che fanno parte della nostra storia, perché le nuove generazioni possano meglio comprendere il grande valore della libertà conquistata col sangue da chi ci ha preceduto. In questo particolare momento, che un nemico invisibile, il Covid-19, sia in Europa che sull’intero pianeta ha seminato milioni di morti, più di un conflitto mondiale. Motivo in più che ci deve indurre alla pace universale, alla condivisione, ad adoperarci con tutte le nostre forze perché l’uguaglianza, la parità di genere, non siano solo un diritto fondamentale di ognuno, ma la condizione indispensabile per creare un mondo prospero, sostenibile e in pace.
di Matteo di Sabato