Gli ultimi decenni sono stati caratterizzati da importanti trasformazioni che hanno profondamente cambiato il volto di Manfredonia. A differenza di molte città della costa pugliese, Manfredonia non sempre è riuscita facilmente a comprendere quale fosse la vera vocazione del suo territorio, apparendo spesso come indecisa e poco determinata. Un’indecisione, ovviamente, che non è propria della natura di Manfredonia, che guarda da sempre con orgoglio al proprio territorio, quanto piuttosto della sua gente, di noi tutti. Quello che è emerso negli ultimi anni, nei quali il tema del “turismo” è spesso stato centrale, è che la nostra città ha davvero una vocazione poliedrica. Manfredonia ed i suoi abitanti negli scorsi anni sono stati oggetto di una ricerca antropologica a cura della docente universitaria ed antropologa Patrizia Resta, supportata dalle ricercatrici dell’Università di Foggia Francesca Scionti e Rosa Verdone. I risultati dello studio sono stati raccolti in una pubblicazione dal titolo “Di terra e di mare: Pratiche di appartenenza a Manfredonia”. Nell’opera emerge che Manfredonia sia una “città liminale, a cavallo tra terra e mare, che continuamente riscrive se stessa, attingendo all’una (la terra) e all’altro (il mare), senza però mai definirsi nell’una e nell’altro”. “Una città poliedrica”, nella quale l’industria ha dovuto confrontarsi “con le più tradizionali vocazioni agricola e marinara”. Manfredonia, è una città sfaccettata e versatile per natura ma non sempre siamo riusciti a fare di questa versatilità un vero punto di forza. Al contrario, spesso cittadini ed amministratori hanno portato questo punto di forza ad assumere più le sembianze di un’atavica indeterminatezza vocazionale che abbiamo bisogno di scrollarci di dosso per diventare più credibili e concreti nelle scelte. La speranza è che, una maggiore conoscenza e consapevolezza del territorio e la capacità di promuovere progetti lungimiranti e non “morti” sul nascere, possano permettere alla comunità sipontina di diventare più coesa e propositiva e di accrescere con intelligenza lo spirito di appartenenza al nostro territorio.
di Giovanni Gatta