Il territorio, Manfredonia-Monte S. Angelo, è stato dotato di una vasta area da industrializzare avente un collegamento diretto con il porto Alti Fondali, però nulla è stato fatto per indicare e canalizzare gli eventuali investimenti verso uno sviluppo della zona che tenga conto delle vocazioni locali e del rispetto dell’ambiente. Le leggi esistenti non bastano a garantire un tale sviluppo perché in questi argomenti il ruolo più importante lo gioca l’assetto del territorio con le sue specificità.
Gli interessati ad investire nella zona, per ottenere consensi e facilitazioni, nell’approvazione dei loro progetti, a volte, si attorniano di persone che contano, il cui compito è anche quello di promettere ai cittadini “l’Eldorado”, esorbitanti posti di lavoro in una terra dove alto è il tasso di disoccupazione, il solito e inqualificabile ricatto occupazionale. C’è sempre qualcuno che informa male gli investitori facendo credere che il nostro territorio è ancora una “Terra di conquista” dove tutto si può fare. La partecipazione, la condivisione e il consenso dei cittadini è solo un optional.
Non si può considerare la comunità locale solo dopo aver ottenuto i vari permessi e autorizzazioni. Sarebbe una imposizione, come avveniva nel passato con disastri ambientali e notevoli danni alla salute dei cittadini, che, oggi, non può essere accettata. Nel nostro caso una società, tramite due partecipate, vuole tutto quello che resta dell’area industriale e la concessione per 25 anni delle banchine A1, A2, e A5 del Porto Alti Fondali, vuol essere l’unico regista e attore privato a decidere per un periodo così lungo le tipologie di sviluppo industriale e quindi le sorti della nostra zona. Con l’istituenda Zona Franca Doganale e ZES si prevedono pacchetti di agevolazioni varie che fungeranno da attrattori e sicuramente invoglieranno gli imprenditori a investire sul nostro Territorio, ma che non troveranno la possibilità di utilizzare le infrastrutture strategiche portuali esistenti perché già concesse.
A tal riguardo il sindaco di Monte Sant’Angelo, tramite interviste apparse sui mass-media, ha fatto sapere che esistono già “Gruppi nell’area industriale abbastanza forti con progetti multimilionari su produzioni diverse”. Come abbiamo già sostenuto in un nostro recente comunicato le banchine del Porto alti Fondali devono essere gestite dall’Istituzione pubblica, magari facendo nascere in loco un consorzio, sempre sotto l’egida dell’Autorità Portuale, di operatori esperti del settore (ce ne sono), di manager più interessati ad un vero e duraturo sviluppo economico-ecosostenibile e naturalmente assicurando posti di lavoro reali e profitti all’Amministrazione Pubblica.
Dalle notizie rilevate dai mass media ci è sembrato che il Presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Meridionale, avv. Ugo Patroni Griffi, abbia mostrato, fin dall’inizio, un vivo interesse e propensione nel voler rilasciare, in tempi brevi, pareri favorevoli per le concessioni demaniali avanzate. Forse a lui poco importano le tipologie di attività che si andranno a sviluppare, se sono inquinanti e pericolose. Forse si prefigge come unico obbiettivo quello d’incrementare le percentuali dei traffici marittimi da presentare nella relazione annuale. Evidentemente non ritiene di dover tenere in considerazione che il Porto Alti Fondali si affaccia sulla nostra città. La sua disponibilità non ci coglie di sorpresa, del resto aveva già manifestato la identica propensione per l’Energas, richiedente la stessa banchina A5 in uso esclusivo che assicurava traffici marittimi consistenti, almeno sulla carta. Mentre tutto il mondo è proteso per la difesa dell’ambiente per il Presidente dell’Autorità Portuale, così pare, l’obbiettivo primario e imprescindibile sia quello di favorire progetti che rivestono un’importanza a carattere economico. Nulla da eccepire, ma occorre analizzare nei minimi particolari i costi-benefici non solo tenendo in considerazione i traffici marittimi, ma va attentamente valutato quali vantaggi o svantaggi economici-ambientali
interesseranno il territorio circostante. Ci rendiamo conto che qualcuno pensi a comportamenti e posizioni preconcette, ma non è così. Il tutto nasce solo dalla mancanza di un piano riportante le linee guida per lo sviluppo della attività produttive da insediare nella zona ASI e uno studio che tenga conto delle attività portuali al servizio
dell’intera Capitanata. Invitiamo l’ASI a dotarsi di uno strumento di programmazione che punti ad individuare il tipo di sviluppo del nostro territorio e l’Autorità portuale ad essere attore nell’individuare le strategie di sviluppo del nostro porto inserendole in una visione regionale. Saranno questi strumenti che indicheranno le specificità degli investimenti da realizzare. Ancora una volta, un vivo appello ai nostri rappresentanti istituzionali locali e della Provincia di Foggia, in particolare ci rivolgiamo al Vicepresidente della Regione Puglia Piemontese, di farsi interpreti delle istanze e delle preoccupazioni dei loro elettori, i quali pretendono di essere messi al corrente e di essere coinvolti in ciò che si propone e s’intende fare sul proprio territorio. È possibile che una zona come la nostra, dotata di notevoli infrastrutture, non abbia un piano di previsione di sviluppo né delle linee guida per definire che cosa si può o non si può fare in vista di una crescita che si deve costruire puntando sulle vocazioni locali?
Se si vuole evitare un continuo confronto critico e scoraggiare investitori o allarmare cittadini la strada è quella descritta sopra. Elaborazione di un: “Piano Regolatore dei processi produttivi e delle attività commerciali”