- QUELLO CHE OCCORRE PER UNA PESCA ECOLOGICA E REMUNERATIVA
- Riapertura del mercato ittico ed il rinnovamento della commercializzazione del pescato;
- dotare il porto commerciale di isole ecologiche per raccolta e smaltimento dei rifiuti del mare;
- disegnare il futuro della marineria attribuendo alle scelte di oggi una visione di lungo periodo. Per tale ragione è necessario focalizzarsi su due piani strategici: immediato e futuro.
Nell’immediato occorre concentrarsi sulla filiera a KmØ, per la quale i produttori autonomamente possono provvedere alla vendita del prodotto, prevista dalla legge e nel pieno rispetto delle norme igienico-sanitarie. In una prospettiva strategica futura, sarà necessario stabilire degli accordi di filiera che premino la qualità, attribuendo al pescato la certificazione DOP. Una gestione del miglior pescato che parta dal produttore e arrivi sino alla tavola del consumatore. Per fare ciò occorre una visione cooperativa delle scelte che, dal livello locale, abbia come obiettivo il mercato di destinazione.
Come luogo e spazio fisico, il mercato ittico potrebbe ospitare all’interno delle sue sale attività imprenditoriali sotto forma di Start up innovative, con l’obiettivo di sviluppare tecniche di produzione e conservazione che rispondano ai gusti del consumatore. Agganciare a queste idee la logica della vendita online, facendo leva sul grande potenziale delle vetrine virtuali.
Nel futuro, inoltre, occorre creare all’interno del Mercato ittico anche un punto vendita diretta al dettaglio, con la certezza del consumatore di aver acquistato pesce fresco o ancora vivo, appena scaricato dai motopescherecci. Aprire la pesca all’imprenditoria femminile, che potrebbe esercitare un ruolo fondamentale in questo periodo storico, in cui il mercato ittico è in stallo ed i pescatori sono sfiduciati e disorganizzati. Le donne possono portare una giusta visione sociale e cooperativa ed è grazie a loro che i redditi dei mariti potrebbero crescere, svincolandosi dalla trappola della filiera lunga.
Per realizzare queste proposte è necessario riflettere sul tipo di organizzazione che si vuole dare, chiamando in causa tutti gli attori (produttori, grossisti, Comune, Capitaneria di Porto, etc..).Un elemento sicuramente scoraggiante è l’eccessiva frammentazione del mondo cooperativo sul territorio. Inoltre è opportuno che si superi la logica della “giungla” dei comportamenti e si organizzino piani di gestione che attribuiscano premi a chi rispetta le regole e sanzioni a chi si colloca fuori di esse.
Occorre adoperarsi per accelerare l’iter dell’applicazione della legge “SALVA MARE“, caldeggiata dal Ministro Costa, ma ancora bloccata al Senato. Essa prevede la pulizia dei fondali marini dalle plastiche, utilizzando la sensibilità dei nostri pescatori, incentivando coloro che s’impegnano a portare a terra i rifiuti presi nelle reti durante le battute di pesca, e facendo obbligo ai Comuni di provvedere alla loro raccolta sul porto ed allo smaltimento presso le isole ecologiche attrezzate.
La costa del Golfo di Manfredonia è spesso interessata da sferzate di vento sciroccale, con burrasche e mareggiate, l’ultima risale al 24 e 25 di novembre del 2019, che hanno costretto i pescatori a mettere in sicurezza i loro pescherecci nel Porto Turistico. Il Porto Commerciale non offre ai natanti adeguato riparo nei giorni di scirocco, come sanno bene anche i diportisti. Eventuali danni ricadrebbero sui privati, sull’economia locale e persino sull’ambiente, in caso di accidentale sversamento in mare del carburante delle barche. Basterebbe costruire un braccio all’interno del Molo di Levante, prima del faro verde, per proteggere i natanti, salvaguardare l’ambiente e l’incolumità dei pescatori.