La memoria storica di una città e le radici culturali della sua comunità sono punti prioritari da cui partire per guardare al futuro. Una certezza, più che una semplice opinione, che ha trovato spazio anche nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, il cosiddetto PNRR, che prevede importanti investimenti nel settore culturale.
Quindi, l’archeologia può finalmente essere considerata un’opportunità per la crescita di un territorio, ed è per questo che come CON Manfredonia, con il supporto di Antonello Scarlatella, agente in attività finanziaria, abbiamo pensato di lanciare l’idea di candidare al Recovery Plan il recupero dell’area archeologica di Siponto, con la valorizzazione del territorio in un’ottica di ripresa e resilienza che possa coniugare cultura, lavoro, turismo e ambiente.
La storia di Siponto è talmente ricca ed affascinante da risultare inebriante. Purtroppo, a parte la zona delimitata dal parco archeologico con le basiliche, tutto il resto giace nascosto da strati di terra ed oblio. Addirittura, di fronte la Basilica Santa Maria Maggiore, poco al di là della SS 89, esattamente dov’è ubicato il rudere dell’antica Masseria Garzia, duemila anni fa c’era un anfiteatro simile al più noto colosseo romano, eretto quasi un secolo prima di quello che poi divenne famoso in tutto il mondo.
In realtà questo ‘colosseo sipontino’ è ancora lì, in parte inglobato nella parte più alta dalla masseria. L’anfiteatro di Siponto venne costruito nel 27 a.C. e sull’arco d’ingresso campeggiava la lapide dedicatoria: “Ad Ottaviano Augusto, figlio di Cesare nell’anno del suo primo Impero. Per deliberazione del senato i decurioni posero”. Così come per gli altri anfiteatri, tra cui quello di Roma che venne costruito nel 72 d.C., quello di Siponto simboleggiava la potenza della località.
Oltre al colosseo, l’antica Siponto romana aveva un cerchio agonale dove si praticavano diverse discipline sportive, ma anche dodici curie (templi), un ‘Teatro della Repubblica Sipontina’, tre archi di trionfo (di cui uno dedicato a Giulio Cesare), un Palazzo delle scienze e delle arti, un palazzo vescovile, quattro basiliche (di cui un Gran Duomo), quattro chiese, quattro monasteri, un conservatorio per le fanciulle orfane, due ospedali (uno per i cittadini e l’altro per i forestieri), quattro ospizi, ville patrizie e moltissime case abitate da plebei.
Da tutto ciò è possibile dedurre quanto fosse grande ed importante Siponto. E se pensate che sia un peccato che oggi non esista più, in realtà vi è una realtà molto più elettrizzante: la maggior parte degli edifici è ancora lì, nascosta sotto uno spesso strato di terra (e di indifferenza), in attesa di essere riportata alla luce e valorizzata. A cominciare dal ‘colosseo’.
Perché perdere questa opportunità? Noi ci siamo. CON il Recovery Plan, CON Siponto, CON la città
Maria Teresa Valente
CON MANFREDONIA
Di “Colosseo” ce n’è solo uno e si trova a Roma! Dopo la similitudine, per spiegare meglio la sua funzione, chiamatelo “Arena”, è più appropriato. Volevo dire che tutta la collinetta, dal bivio di Scoppa al passaggio a livello, nasconde molte vestigia della antica Siponto. Negli anni sessanta furono fatti dei lavori per livellare la strada eliminando un piccolo dosso esistente dopo la discesa della Basilica fino all’incrocio del passaggio e livello. Io, insieme ad altri colleghi, ci passavo quattro volte al giorno per andare alla Ajinomoto, inoltre l’impresa che ci lavorava per conto dell’ANAS are una persona che conoscevo, molto colto ed intelligente, pur non avendo titolo di studio, Sulla destra verso Foggia furono trovate dei sarcofaghi in pietra interrati, due tombe. Per evitare di denunciare la cosa alla Sovraintendenza, che avrebbe bloccato i lavori per chissà quanto tempo, quell’impresario ordinò di liberare i sarcofaghi e andarli a sotterrare più oltre verso il monte. Non poté vietare di ripulire il contenuto ma, la cosa più importante, fu che parlando con gli operai, venni a sapere che, nello scavo nuovo a monte, gli stessi trovarono molte altre tombe e muri di pietre una sull’altra e non dissero niente al titolare.