Lo chiediamo da anni. È uno degli obiettivi della politica europea di coesione: “Il tema dell’omogeneità e qualità dei servizi è invece un forte richiamo alla sfida della riduzione dei divari
territoriali e all’individuazione di appropriate modalità nell’organizzazione e contenuto dei servizi a persone e comunità, già insita in alcuni degli obiettivi specifici di questo Obiettivo di Policy,
segnatamente quelli che mirano a migliorare la parità di accesso per l’istruzione e la formazione e i servizi sociali e che andrebbero pertanto perseguiti in modo prioritario laddove si rilevano le maggiori criticità” fonte Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per le Politiche di Coesione.
Vogliamo che la parità non stia solo nella legge, ma si concretizzi in un sostegno da parte della Repubblica. La pesante esperienza della pandemia ha ulteriormente evidenziato, impietosamente,
una società con grandi disparità sociali. Lo Stato, le Regioni, i Comuni non possono più agire da soli, in un settore così determinante quale quello della formazione delle generazioni future.
Le nostre comunità educanti si assumono la responsabilità di contribuire a formare la prossima generazione europea (next generation ue) e chiedono alla Repubblica Italiana di favorire e
promuovere “l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà” come sancito dall’art. 118 della Costituzione Italiana al fine di offrire l’accesso a una istruzione di qualità. Dobbiamo continuare a svolgere il nostro servizio e vogliamo abolire le disparità che colpiscono il nostro personale, operante nell’unico sistema voluto dalla Legge 62/2000 e dal D.Lgs 65/17, le nostre famiglie che iscrivono i figli nelle nostre scuole e nei nostri asili nido.
Una cosa è certa: “senza il contributo alla gestione da parte delle famiglie e il sacrificio economico di migliaia di operatori molte Scuole dell’Infanzia e Servizi Educativi avrebbero già chiuso i battenti, lasciando interi territori privi di un servizio fondamentale all’infanzia. Il sistema integrato da zero ai sei anni oggi è una realtà troppo importante in Puglia, grazie ai 350 servizi educativi a gestione non profit”, ribadisce Fabio Daniele, Presidente Regionale della FISM, la Federazione Italiana Scuole Materne e Nidi della Puglia. Una realtà che coinvolge quasi 600 realtà educative da zero a sei anni, oltre 9.000 bambine e bambini, oltre 5.000 persone fra insegnanti, educatori e collaboratori.
Ora però, il trascinarsi della situazione generale, compresa la pandemia con le sue incertezze, non lascia più margini di tempo. Non possiamo più aspettare quel riconoscimento atteso invano da anni. Lunedì 19 aprile 2021 partirà una grande mobilitazione nazionale. Gestori, educatori, maestre e genitori saranno impegnati a sostenere un’iniziativa nazionale, che si concretizzerà in una petizione dalle forti ambizioni, quanto ai numeri. Verrà affisso un manifesto in tutti gli asili nido e le scuole dell’infanzia paritarie d’Italia, per superare l’ingiustizia subita resa ancor più insopportabile dall’esperienza della pandemia e per ricordare l’unico grande obiettivo, non più procrastinabile.
La gratuità e la parità, scritta a chiare lettere su migliaia e migliaia di striscioni, che in queste ore fasciano migliaia di edifici dal Nord al Sud. Una mobilitazione nazionale che in questo settore non
ha precedenti. “Il permanere delle differenze nel sostegno pubblico tra la scuola statale, e quella paritaria gestita dal Terzo settore, vanifica le ragioni stesse della Legge 62/2000 e non è più tollerabile. Chiediamo solo che si attui il dettato costituzionale e legislativo, affinché siano definitivamente eliminate le disparità di trattamento economico che le famiglie, che usufruiscono delle scuole paritarie, devono subire. Garantire a ciascuna famiglia parità di trattamento, nella libera scelta di una scuola dell’infanzia paritaria o statale è l’obiettivo prioritario di questa mobilitazione”, ribadisce la FISM nazionale nella nota che comunica il coinvolgimento di tutte le sue sedi in ogni regione e provincia.
L’auspicio è che Parlamento e Istituzioni giungano ad un intervento risolutivo che, anche a vantaggio della ripresa demografica del Paese e nell’ambito delle applicazioni del PNRR e della programmazione 21-27, sostenga i necessari investimenti nell’intero segmento zero-sei anni senza più discriminazioni. “Le 9.000 realtà educative della FISM sono pronte ad essere una leva di investimento di grande valore sociale e sarebbero in grado di raddoppiare la loro offerta di posti, se adeguatamente finanziate, contribuendo a consentire uno sviluppo dei servizi educativi per i
bambini in età zero-sei anni, di cui l’Italia è carente e garantendo il mantenimento del segmento tre- sei anni”.
E’ quello che chiede la maggior parte delle giovani famiglie italiane che, grazie ad una fruizione gratuita delle scuole dell’infanzia e dei servizi educativi, potrebbero offrire un rilevante contributo alla ripresa generale del Paese.
LA PETIZIONE