Un buon inizio quello del percorso cittadino “LA CITTA CHE SPERIAMO” nel suo secondo step dei dibattiti formativi.
Venerdì 16 Aprile è stato il turno della prima macroarea individuata legata al tema della trasparenza, della gestione della macchina amministrativa, corruzione.
Gli “esperti” invitati ad offrire provocazioni e spunti di riflessione al dibattito sono stati:
Prof. Rocco D’Ambrosio, Docente di Etica Politica presso la Facoltà di Scienze Sociali della Pontificia Università Gregoriana, di Etica della Pubblica Amministrazione presso la Scuola di Pubblica Amministrazione del Ministero degli Interni, fondatore delle Scuole di Formazione Socio – Politica “Cercasi un fine”.
Dott. Felice Piemontese, Dottorando in Diritto Amministrativo presso Università di Siena.
Al prof. D’Ambrosio abbiamo posto tre domande iniziali che sintetizziamo con le risposte di seguito:
1) Manfredonia è un Comune che ha subito uno scioglimento per infiltrazioni mafiose. Quanto si pensa a questo subito la mente va a scene da film, come se questo si traducesse solo in “banditi” che minacciano gli amministratori puntando una pistola. Esiste forse un’infiltrazione mafiosa più pericolosa, quella di una “cultura mafiosa”, cioè quella di abituarsi a gestire atti, appalti, assegnazioni, ruoli, servizi in generale in una bella veste, ben confezionata ma che spesso nascondono diversi tranelli. Cosa accomuna la corruzione nei nostri Comuni? Dove si nascondono spesso gli inganni?
Il prof. D’Ambrosio ha cercato di spiegare il meccanismo più diffuso della corruzione/concussione sino all’infiltrazione mafiosa intesa come operazione criminale. Con l’esempio di un tavolo di gestione in cui curare appalti, assegnazioni di incarichi, lavori dove siedono il politico, il Dirigente, l’imprenditore. La regola di equilibrio della pubblica amministrazione prevede che le procedure siano espletate con “minor prezzo – migliore qualità”. Succede sovente che qualcuno dei tre attori introduce nell’equilibro un elemento distorto rispetto tutto, cercando di utilizzare prezzo maggiore ma minore qualità, o buona qualità ma con prezzo maggiorato rispetto alla media che permetta un ritorno di benefici a qualcuno degli attori. Cosi spetterà al politico far passare la cosa come la migliore soluzione politica ed al Dirigente far si che gli atti siano ben confezionati con una buona legalità truccata che nasconda l’illegalità, introducendo elementi che portino necessariamente a che le cose debbano per forza maggiore andare cosi. I ritorni spesso sono economici con quote per i politici, premialità di produzione per Dirigenti, oppure benefici vari, accordi, equilibri da rispettare. È un processo estremamente diffuso, comunissimo in molte Pubbliche Amministrazioni, ciè che cambia e rende la cosa più grave o più palese spesso è il “prezzo” del tutto, la consistenza della “corruzione”. Alcuni studi affermano che nel periodo di Tangentopoli la percentuale di “guadagno” nel processo corruttivo si aggirava tra il 6-7 %, oggi viaggia intorno al 17-18%. In termini concreti significa che se acquisti beni/servizi per 10 in realtà alla Città arriva 8 ed il restante 2 si è perso nel processo corruttivo.
In uno studio che il prof. D’Ambrosio ha fatto insieme al Magistrato Giannella (testo “Attori e trame della corruzione”) si comprende la grande differenza tra corruzione e mafia, sono distinte, spesso separate, ma in alcuni casi vi è il processo del “aggiungi un posto al tavola” cioè il criminale/mafioso di turno si presenta o viene tirato in ballo perché vuole guadagnarci anche lui nel procedimento o occorre agli attori citati avere protezione o azioni repressive per convincere alcuni.
2) Tenendo presente che una città che cade in un sistema di abitudine ha sempre due lati di colpe: amministratori e cittadini. Partiamo dai primi. Cosa diresti a chi si accinge a voler amministrare una città dopo uno scioglimento? Da dove ripartire per evitare di ingenerare nei percorsi, scelte politiche, equilibri di maggioranza, errori che portino verso sistemi corrotti e poco trasparenti?
Il suggerimento primo che il prof. D’Ambrosio ha dato è stato quello di studiare, capire bene i procedimenti ed i funzionamenti del tutto. Non bastano le belle intenzioni per fare politica, occorrono competenze, studio degli atti, comprensione di come si costruiscono nel bene e nel male, per farli bene e per stanare anche altri che li fanno altrimenti si correrebbe il rischio di essere presi in giro, raggirati, spesso anche all’interno di una stessa amministrazione, da stessi colleghi. Lo studio, l’approfondimento permette anche di presentare programmi elettorali concreti, non di idee e belle intenzioni, ma che hanno prospettive di atti, progetti.
3) Guardiamo ora al lato dei cittadini, spesso abituati al “si è sempre fatto cosi”, spesso stanchi e indignati, ma compiacenti quando qualche favoritismo può generare alla personale situazione. Cosa diresti a dei cittadini che si accingono a breve nuovamente a votare, dover ridare fiducia, ricostruire un nuovo rapporto con la Politica, i Politici?
Su cosa puntare,a cosa stare attenti?
Da parte dei cittadini ci sono responsabilità di carattere sociale, educativo, informativo. I cittadini, le associazioni, la scuola, la Chiesa, devono informarsi, capire cosa succede, approfondire, educare, fare rete per educare ed informare, denunciare quando serve con i giusti strumenti. Occorre guardare ai programmi, misurarli, non alle persone ed alle conoscenze.
Il dott. Felice Piemontese ha offerto alcuni spunti di carattere tecnico come proposte risolutive, buone prassi da attuare, sintetizzabili nei seguenti punti:
• Aderire per le procedure concorsuali alla stazione appaltante
• Rotazione dei Dirigenti/Capi settori onde evitare la stagnazione di relazioni, azioni.
• Non scambio dei ruoli tra amministratori (indirizzo politico) e i Dirigenti/Funzionari (funzione Pubblica di controllo). Gli scambi rompono di sistemi di equità, applicazione delle garanzie di legalità.
• Formazione seria ed approfondita di chi decide di mettersi in gioco ed amministrare una città.
• Rimozione dei Dirigenti/Funzionari/Politici che non hanno funzionato o hanno generato procedimenti corruttivi in seguito ad un affiancamento di una Commissione anziché l’intero scioglimento, secondo il principio anglo-sassone della “Giustizia riparativa”.
Molto interessanti sono state anche i 40 minuti di domande dei presenti rivolte al prof. D’Ambrosio su approfondimenti concreti che rimandiamo alla visione video.
Ci scusiamo per il disagio della non diretta con problemi audio, al seguente link è possibile (dopo alcuni montaggi delle registrazioni) ritrovare quasi interamente la serata.
VIDEO: https://youtu.be/AiptyCN_f5Y
Prof. Massimiliano Arena Direttore Diocesano Pastorale Sociale
Tutor Diocesano del Progetto Policoro