Il governo Draghi ha lanciato una massiccia e decisa offensiva contro il pernicioso Covid-19 per il superamento della micidiale pandemia in atto. L’attesa è il ritorno alla normalità, a quella libertà spesso strappata agli imposti coprifuochi, alle varie e diverse attività quotidiane. Un ritorno al futuro, irto tuttavia di incognite e sorprese. Si va ripetendo che nulla sarà come prima. La pandemia ha inciso largo e profondo. E dunque più larga e profonda dovrà essere la ripresa. Tante cose saranno lasciate indietro, tante altre dovranno essere riavviate o avviate ex novo. In ogni tempo le crisi di qualunque ragione, hanno comportato mutamenti anche drastici. Il progresso cammina sospinto da crisi e congiunture negative. Il Governo ha pensato da tempo al dopo pandemia, a sostenere la ripresa economica innanzitutto. Sono stati già opzionati in Europa i fondi necessari per la ripartenza. Una valanga di soldi pronti per essere spesi nei modi più proficui. Serviranno per rimettere in moto un motore arrugginito e per tanti aspetti obsoleto. Significativo è l’istituzione del ministero alla “innovazione tecnologica e transazione digitale”. Si vorrà puntare molto sulle infrastrutture. C’è la corsa a presentare le liste delle richieste: si tratta di strutture portanti dell’economia, base sine qua non di ogni sviluppo. E a Manfredonia cosa occorrerebbe? Manfredonia ha accumulato nel tempo tutta una serie di strutture di base che avrebbero dovuto assicurare uno sviluppo articolato ma che hanno finito per rappresentare il fallimento delle politiche locali. Per una ripresa vigorosa basterebbe attivare quelle strutture: un porto che ha trafficato anche oltre due milioni di tonnellate di merci rimasto ignorato; due aree industriali attrezzate nelle quali si erano localizzate oltre una cinquantina di aziende ormai scomparse; collegamenti ferroviari ridotti a soli due mesi all’anno e quello marittimo perso del tutto; rete stradale autonoma: sono solo degli esempi. Strutture che se funzionanti farebbero la ricchezza di un territorio e sorreggerebbero tanti altri settori come l’artigianato, le professioni, il turismo, la cultura e via discorrendo. Manfredonia ha bisogno di infrastrutture sì, ma umane in termini di saggi amministratori della città, di rappresentanti politici capaci, onesti, lungimiranti che si prendano cura della città e dei cittadini. Nel dopo pandemia ci sarà il cambiamento?
Michele Apollonio