Carissimi fratelli e sorelle,
ancora una volta siamo chiamati a vivere i tempi liturgici, che definiamo “forti”, di Quaresima e Pasqua sotto il persistere della pandemia del Covid-19. Siamo tutti fortemente provocati dal dolore che non smette di attanagliare provocando morti e chiedendo sacrifici in tutti i settori della vita. Come discepoli di un Dio Crocifisso e Risorto, figli di un’umanità fragile ma capace di responsabilità, abitanti di una terra bellissima eppure limitata e ferita, siamo chiamati, mediante la preghiera, a «osare a trasformare in sofferenza personale quello che accade al mondo, e così riconoscere il contributo che ciascuno può portare» (LS, 19): è l’invito che Papa Francesco fin dal 2015 ci ha rivolto con l’Enciclica Laudato sì. Gli eventi della storia sempre ci interrogano e a volte, come in questa stagione pandemica, ci inquietano e feriscono, ma la Parola di Dio, che della storia è interprete e guida luminosa, purifica il nostro sguardo e il nostro pensiero, ponendo ogni evento sub luce Evangelii, e ci educa alla speranza.
La Quaresima è tempo di esodo. Un tempo propizio e opportuno, un kairòs, nel quale incontriamo il Dio relazionale che si è rivelato nel suo Figlio, il Signore nostro Gesù Cristo: è Lui che ci conduce fuori dalla schiavitù del peccato e ci rende un popolo libero e di risorti (Col 3, 1). L’evento della Pasqua, che costituisce l’incontro con il Signore risorto, genera in noi una triplice conversione, grazie all’ascolto umile e orante della sua Parola e l’accoglienza dei sacramenti, prolungamento della sua umanità!
La prima conversione, alla quale come credenti leghiamo le altre due, è a Dio. E’ l’incontro con Lui, che avviene come dono, secondo il primato della grazia. Si tratta di quella fede, ricevuta nel battesimo ed alimentata dai sacramenti, che ci fa riscoprire il nostro essere creature e non Creatori, che ci dona la continua nostalgia della ricerca di senso e di trascendenza: siamo stati creati da Dio e siamo fatti per Dio e come Dio (Gn 1, 27)! Per questo motivo sentiamo continuamente di “avere fame e sete” di bene, di bellezza e di verità. Si tratta di tre realtà, che sono “carne nella nostra carne”, non debbono essere mistificate, fraintese o sporcate, ma continuamente alimentate purificando la loro sede in noi: il cuore (Mc 7, 19). Bene, bellezza e verità possono camminare solo insieme, perché hanno un nome e un volto solo: Dio.
La seconda conversione è al prossimo. «Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può dire di amare Dio che non vede» (1 Gv 4,20). Chi ama Dio ama i fratelli, nel segno di una appartenenza originaria che sa e proclama che siamo tutti fratelli (Mt 23, 8), ciascuno consegnato e affidato nelle mani degli altri, tutti custodi di tutti: nessuno può rispondere come Caino sono forse io custode di mio fratello? (Gn 4, 9).
La terza conversione è al creato, in particolare a quella parte assegnata alla responsabilità dell’umanità: la Terra (Gn 1, 26-31). Sì, proprio da scrivere con la lettera maiuscola “T”, come faceva il grande Pierre Teihard de Chardin. Sì, la Terra è nostra madre, prima ancora che sorella in quanto creatura: ci nutre e ci sostenta (S. Francesco). In più la Terra è l’unica nostra “casa comune”, è l’ambiente vivo che ci ospita e che esige da noi cura e rispetto, sobrietà e responsabilità: come non c’è una seconda madre, non c’è una seconda Terra, e non ci può essere un futuro sano senza una Terra sana!
Per questo il tempo di esodo della Quaresima e quello di risurrezione della Pasqua costituiscono il percorso forte di purificazione e liberazione da tutto ciò che ci impedisce di crescere come uomini aperti alla trascendenza, come figli che si sentono tutti fratelli, come persone che costruiscono una storia capace di cultura e civiltà. Lasciamoci tutti coinvolgere nella triplice conversione a Dio, al Prossimo e alla Terra, così sperimenteremo la beatitudine di essere operatori di pace interiore e sociale che solo Gesù può donarci (Mt 5, 9).
Per essere un vero processo di conversione e risurrezione la Quaresima e la Pasqua devono produrre in noi un profondo cambiamento che tocca tutte le sfere del nostro essere: intellettuale, relazionale, sociale, culturale, morale e religioso. Dobbiamo scommettere sulla possibile metamorfosi radicale capace di farci mutare rotta e direzione tanto a livello personale che di comunità credente: sarà un’esperienza autentica di Trasfigurazione (Lc 9, 28-36). Per questo esorto a vivere questi giorni di “primavera” lasciandoci guidare dalla prospettiva di realizzare i quattro sogni già da me indicati nella lettera Amato Gargano.
Primo sogno o anelito SOCIALE: lottare per i diritti dei più poveri
Ci manca la comunità, perché ce la siamo lasciata rubare dall’idolatria dell’individualismo. Ci manca la prossimità perché ci pesa e vediamo gli altri più come nemici che come compagni. Ci manca la fraternità perché ci spaventa il sentirci responsabili di tutti. E allora, che l’esperienza di esodo e risurrezione sia un tempo per riscoprire l’appartenenza comune alla città illuminata da un’autentica fraternità. Ci siamo fatti rubare la città perché ognuno ha pensato solo a sé stesso. Al contrario il Vangelo ci consegna la legge di amarci gli uni gli altri e ci dà come consiglio quello di non guardare alla pagliuzza nell’occhio dell’altro fingendo di ignorare la trave che è nel nostro. Il Vangelo ci insegna a perdonare facendoci fare memoria del fatto che ognuno è fragile e bisognoso di essere scusato. Non possiamo costruire le nostre città fondando i nostri rapporti sociali unicamente sul denaro e sugli affari, sui guadagni e sul profitto. La pandemia ci ha fatto capire che la salute fisica, affettiva e relazionale di ogni persona è nelle mani di tutti e dell’intera società, non un fatto puramente privato: o ci salviamo tutti insieme o naufraghiamo tutti! E’ tempo che la fraternità e l’amicizia sociale, come ci ha ricordato Papa Francesco, diventino l’ingrediente essenziale per pensare a come mettere in pratica nuove forme di cittadinanza, di partecipazione e di corresponsabilità; per ridare valore e dignità alla politica come arte di tessere rapporti sociali; per costruire una governabilità ispirata all’onestà e alla ricerca del bene comune. Perché ciascuno, credente e non credente, possa sentirsi parte di questa comunità garganica e diocesana e contribuire a realizzare il sogno sociale, si deve lottare per i diritti partendo dai poveri e dagli ultimi. Diamo spessore a tutte quelle persone diventate invisibili, ai dimenticati e agli sfiduciati, a quanti sono rimasti soli e schiacciati dalla tragedia in corso, a quanti hanno perso o rischiano di perdere il lavoro, usciamo dalla tomba dell’egoismo e del solipsismo e sarà per tutti inizio di risurrezione.
Secondo sogno o tema CULTURALE: difendere la ricchezza culturale
Per il credente il primo cambiamento è quello spirituale, ma l’opera dello Spirito si declina sempre in un movimento che è anzitutto culturale. Come? Difendendo, curando ed esaltando la ricchezza culturale presente nella storia del nostro popolo garganico. La conversione sarebbe fondamentalismo ideologico se si limitasse a vivere la religione come il freddo adempimento di una dottrina, priva di ogni contatto con l’esperienza concreta, con la carne e con la storia. L’autentica conversione, infatti, abbraccia e trasfigura tutte le dimensioni della vita ed esige un profondo mutamento che coinvolga sia la mente che il cuore: in questo modo fa maturare una nuova visione delle cose, del mondo, di noi stessi e degli altri, diventa cultura. La pandemia, se non sprecata, ci costringe a operare un sano cambio di paradigma: passare dalla “cultura dell’Io” a quella del “Noi”, superare l’egocentrismo che ci rende prigionieri e ci lascia soli con le nostre illusioni. “
passare da una logica di esclusione, che genera emarginazione e scarto, a una di inclusione che invece ci rende attenti, accoglienti e responsabili gli uni degli altri. Alla luce della Parola del Vangelo siamo tutti chiamati a imparare una nuova grammatica: parleremo il linguaggio dell’amore e della giustizia, fatto di gesti di solidarietà e di reciproca cura e supereremo da un lato la cultura dell’indifferenza e dall’altro la logica della pura competizione, che sempre sfocia nel freddo cinismo.
Terzo sogno o soffio ECOLOGICO: custodire gelosamente l’irresistibile bellezza
Convertirsi a Dio comporta allo stesso tempo convertirsi al creato nella cui armonia risplende la bellezza divina. Siamo chiamati a custodire gelosamente l’irresistibile bellezza del territorio che ci accoglie, senza depauperarlo o inquinarlo. Convertirsi alla Terra significa rivedere i nostri modi di produrre e di consumare, il nostro rapporto con le cose e rispettarne i tempi. Significa rivedere la nostra idea di progresso, per riuscire a conciliare lavoro e ambiente, escludendo forme di sfruttamento indiscriminato che stanno mettendo a repentaglio l’intero ecosistema naturale con le molteplici forme di vita in esso presente. Convertiamoci alla sobrietà e a uno sviluppo eco- sostenibile, combattendo insieme e con coraggio anche le ecomafie che, in modo dichiaratamente illegale, con la scusa di portare profitti creano squilibri che prima o poi sono destinati a ritorcersi anche su di noi e sulle nostre città. La storia recente è costellata di esperimenti mal riusciti, di false illusioni, di scelte sbagliate che hanno ferito la nostra terra: impariamo la lezione e non ripetiamo gli stessi errori!
Quarto sogno o ispirazione ECCLESIALE: costruire comunità cristiane capaci di impegnarsi e di incarnarsi
La conversione per il credente non è un cammino soltanto personale, è un percorso da fare insieme e che quindi necessita della presenza di una comunità concreta: ci si converte solo dentro una Chiesa particolare. E’ il sogno di Dio stesso quello di fare della nostra Chiesa locale una comunità che sappia avere un cuore solo e un’anima sola (At 4, 32), dove ogni persona possa sentirsi cercata ed attesa quando ritorna dopo essersi allontanata e smarrita, amata e perdonata, sempre e comunque, anche se dovesse continuare a sbagliare o fallire, sostenuta e accompagnata se a causa della sua fragilità continua a cadere o attraversare momenti difficili. La Quaresima, vissuta come esodo, aiuta la comunità cristiana ad essere discepola della Parola e ad armonizzare i carismi che lo Spirito dona ad essa di continuo, a impegnarsi, in una logica di servizio, a incarnare il Vangelo di liberazione e di promozione. La Pasqua fa trasformare le nostre tombe in sepolcri vuoti.
L’individualismo non ci rende più liberi, più uguali, più fratelli. La mera somma degli interessi individuali non è in grado di generare un mondo migliore per tutta l’umanità. Neppure può preservarci da tanti mali che diventano sempre più globali. L’individualismo radicale è il virus più difficile da sconfiggere. Inganna” (Francesco, Fratelli Tutti 105). I tempi “forti” di Quaresima e Pasqua sono l’opportunità per annunciare l’alba nuova di infinite e continue risurrezioni: non esiste morte o tragedia che possa trattenere prigionieri i risorti che siamo noi, battezzati e unti dallo Spirito di verità e di libertà.
Auguro a tutti un cammino di esodo fatto di resistenza e di trascendenza, di lotta interiore contro tutte le forme di disperazione e di scoraggiamento, per seminare la speranza, certi che verrà la Pasqua, giorno di resurrezione e di trasfigurazione per ogni uomo e per l’intero creato. E, finalmente, sentiremo dire ”Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto!” (Lc 24,6).
Affidiamo questi nostri sogni a San Giuseppe in quest’anno a lui dedicato. Giuseppe è stato l’uomo dei sogni perché si è alzato e li ha realizzati in obbedienza a Dio ed alla vita che gli si apriva: ha custodito e protetto i tesori di Dio, il Bambino e sua Madre (Mt 1, 24; 2, 14.21), ed oggi continua a proteggere l’Umanità e la Chiesa.
Preghiamolo così:
Salve, custode del Redentore,
e sposo della Vergine Maria.
A te Dio affidò il suo Figlio;
in te Maria ripose la sua fiducia;
con te Cristo diventò uomo.
O Beato Giuseppe, mostrati padre anche per noi, e guidaci nel cammino della vita. Ottienici grazia, misericordia e coraggio,
e difendici da ogni male. Amen1.
padre Franco MOSCONE arcivescovo
Manfredonia, 19 marzo 2021 solennità di S. Giuseppe
1 Papa Francesco, Patris Corde
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