ALCUNE OSSERVAZIONI TECNICHE SUL PROGETTO SEASIF
Il nostro parere sul progetto di Seasif è che al momento ci siano troppe zone d’ombra per poterne valutare appieno la portata, non solo in termini occupazionali, ma anche, e soprattutto, per quanto concerne l’impatto ambientale dell’intero investimento industriale. Resta lo sconforto per quanto sta accadendo. Sembra davvero che questo territorio sia condannato a un destino di sviluppo che non gli appartiene. Sicuramente non per responsabilità delle imprese, ma per responsabilità dirette di una classe politica che ha amministrato senza soluzione di continuità per quasi 25 anni, senza programmare e progettare a lungo termine, nonostante le enormi possibilità avute dalle Istituzioni. Si è navigato a vista, guardando al ‘particulare’, senza il benché minimo senso di comunità e di salvaguardia del bene comune. E oggi hanno ancora il coraggio di ripresentarsi agli elettori come ‘nuovo che avanza’.
IMPIANTO PER LA PRODUZIONE DI COMBUSTIBILI E LUBRIFICANTI SINTETICI
Dalla presentazione di Seasif si evince che l’impianto sfrutta il processo Fischer-Tropsch, utilizzando energie rinnovabili per il suo funzionamento. Per quanto interessante, si tratta pur sempre di un impianto per la produzione di idrocarburi (sintetici). Durante l’illustrazione dell’impianto hanno parlato di produzione di “biocarburanti” indicati come “e-diesel”. Normalmente per biocarburante s’intende un combustibile ottenuto in modo indiretto dalle biomasse: grano, mais, bietola, canna da zucchero, olio di palma ecc. mentre, come si evince chiaramente dalle slide, nell’impianto della Seasif non vengono utilizzate biomasse, ma un elettrolizzatore alimentato da fonti rinnovabili che utilizza anidride carbonica e idrogeno per sintetizzare chimicamente gli idrocarburi. Sulla fonte rinnovabile che dovrebbe alimentare l’impianto, Seasif non specifica di che tipo si tratti. Sarebbe opportuno che venisse chiarito anche questo aspetto. Inoltre, Seasif non indica la capacità dei depositi di idrocarburi (che andrebbero ubicati a pochissime centinaia di metri dal centro abitato di Manfredonia) né che precauzioni intende prendere in riferimento sia alla sicurezza che al rispetto per l’ambiente. Nel mondo esistono impianti che sfruttano il processo Fischer-Tropsch utilizzando il metano per sintetizzare idrocarburi come la benzina o il combustibile diesel. Il processo è noto come GTL (Gas to liquids). Quali garanzie può offrire Seasif che per la produzione dell’e-diesel non verrà utilizzato il metano come materia prima al posto la anidride carbonica?
IMPIANTO POLIMETALLI
Non è stato spiegato cosa sono i polimetalli e come si sviluppa il processo produttivo. Dalle notizie pervenute da Seasif si parla di lavorazione a circuito chiuso del materiale di partenza al fine di aumentare la concentrazione dei polimetalli: non ad alte temperature, ma mediante lavaggio e separazione. Poi seguirebbe la fase di insacchettamento per la spedizione e commercializzazione. A detta dell’ing. Favilla non è pericoloso o inquinante. In rete non ci sono notizie esaustive su tali impianti, su questo Seasif dovrebbe chiarire. Dagli approfondimenti tecnici che abbiamo compiuto sulla base delle informazioni attualmente disponibili, si sviluppano due ipotesi:
1) Si tratta di noduli polimetallici, detti anche noduli di manganese. Sono concrezioni minerali che si trovano sui fondali marini, formate da strati concentrici di idrossidi di ferro e di manganese, che circondano uno o più nuclei centrali. I noduli si trovano sui sedimenti dei fondali oceanici, spesso parzialmente o totalmente sepolti: i maggiori giacimenti sono stati trovati negli abissi oceanici a profondità di 4/6 chilometri. In passato c’è stato grande interesse verso il loro sfruttamento, ora calato per via degli altissimi costi legati alla loro estrazione e alla loro disponibilità (per l’attuale fabbisogno) sulla terraferma. Queste informazioni sono disponibili in rete alla portata di tutti.
2) La seconda ipotesi, invece, è che si tratti di un impianto per la lavorazione delle terre rare. Ed è a nostro avviso quella più probabile. Le cosiddette terre rare sono un gruppo di 17 elementi chimici e vengono utilizzati in svariati campi tecnologici, soprattutto elettronica. Al contrario del loro nome, le terre rare sono piuttosto abbondanti, presenti in maggiori quantità di altri minerali ferrosi e non ferrosi come, per esempio, rame o nichel. Tuttavia, a renderle “rare” è sia la loro distribuzione geografica che il processo di estrazione ad alto impatto ambientale. Infatti, allo stato naturale, i 17 elementi chimici si trovano mescolati con altri minerali in diverse quantità, e devono quindi essere separati con acidi e solventi organici che risultano dannosi per il contesto ecologico, sia per le emissioni di anidride carbonica che vengono prodotte durante l’estrazione, ma anche e soprattutto per le scorie radioattive e chimiche che vengono rilasciate nell’ambiente. Il processo di lavorazione, che comprende la raffinazione e la purificazione dei metalli, avviene in più fasi e richiede tempi lunghi e strutture adeguate, presenti per la maggior parte in Cina. Le terre rare sono associate all’uranio e ai minerali contenenti torio. Sono elementi radioattivi e devono essere trattati di conseguenza. In riferimento alla possibile presenza di elementi radioattivi nella materia prima, la Seasif quali precauzioni intende prendere? È previsto un controllo della radioattività alla fonte?
AREE RETROPORTUALI E AREA ASI “EX ENICHEM”
La maggior parte delle aree retroportuali seppur abbandonate non sono cementificate, tanto da essere adibite a pascolo mentre altre aree presentano dei piazzali che sono attualmente utilizzati dagli operatori marittimi per lo stallo di merci, in particolare le componenti dei generatori eolici. Se occupate da Seasif, le altre operazioni di trasporto come e dove verranno espletate?
Sarebbe utile sapere se Seasif abbia valutato l’utilizzo delle aree disponibili nell’area industriale “Ex Enichem” gestita dal Consorzio ASI: è già attrezzata per accogliere attività produttive ed è dotata di piazzali, serbatoi, uffici e capannoni abbandonati.
È inaccettabile e irrazionale cementificare ulteriormente aree al momento non cementificate e oltretutto disposte sulla costa. Sarebbe utile sapere se Seasif abbia valutato l’installazione degli impianti in tali spazi alla luce del fatto che esiste un collegamento ferroviario (al momento in disuso) tra il terminale dei nastri trasportatori e l’interno dell’area “Ex Enichem”. A tal proposito, sarebbe utile sapere dalla Regione Puglia (o dai due consiglieri regionali nostri concittadini) se è previsto o è possibile includere nella ZES anche l’area “Ex Enichem”.
AgiAMO Manfredonia