Ci siamo. Nonostante le devastanti conseguenze della pandemia sulla nostra economia che il Governo Draghi tenterà in qualche maniera di riparare, non sappiamo ancora con quali risultati, è innegabile che l’opportunità di interventi straordinari dettati dai. Recovery Fund si presenta ora come non mai. Una vera occasione storica, unica ed irripetibile non solo per avviare la ripresa e favorire la crescita dando ossigeno alle imprese, ma soprattutto per realizzare opere di cui il Paese ha un bisogno incredibile. La perdurante incertezza della politica impone un cauto ottimismo, perché chi decide, è bene tenerlo a mente, rientra nel novero di una classe dirigente che ha mancato troppe volte l’appuntamento con la storia e questa è un’occasione storica. Insomma arriveranno moltissimi soldi, forse meno di quel che si dice, ma saranno comunque tanti. Sapremo utilizzarli? Un momento decisivo per la Capitanata e sarà bene che tutta la classe dirigente, politica e non, si passi una mano sulla coscienza per guardare con attenzione il territorio, sforzandosi di intuire le sue vere esigenze senza rifuggire come per il passato in sterili campanilismi e stucchevoli discussioni. Gli attori istituzionali, i corpi intermedi, le classi dirigenti ed imprenditoriali sono dunque chiamati a dare prova, almeno questa volta, di saper guardare oltre gli interessi di parte perché se così non fosse, davvero dovrebbero tutti indossare la maglia nera della vergogna. Senza voler entrare nel merito dell’elenco delle priorità che è lunghissimo, credo che la grande scommessa, quella vera, riguardi il piano delle infrastrutture, materiali ed immateriali di cui la Provincia di Foggia ha bisogno come il pane, inutile stare a cincischiare, il punto vero è questo. Il Presidente della Provincia Gatta sembra convinto di voler agire in una quadro condiviso con tutte le parti politiche e sociali. Anche la Regione, per quel che sin quì si è sentito e visto, pare avere le idee chiare. Emiliano e Piemontese hanno da tempo avviato consultazioni con il territorio. Confindustria , che è un agente contrattuale primario, insieme ai sindacati, delle politiche di sviluppo, è entrata da subito nella partita con piglio deciso. Ma torniamo alle priorità. L’ assetto viario della Capitanata è uno dei temi da prendere in esame senza mezzi termini, ma in maniera seria questa volta. La nostra è una provincia che lamenta molte disfunzioni su questo aspetto. Basti osservare il percorso ad ostacoli che gli abitanti di Foggia sono costretti ad affrontare da anni. E Foggia è il Capoluogo della Capitanata. Uno spettacolo inguardabile. I suoi ingressi, da qualunque parte si acceda, sono da terzo mondo. Una cosa indescrivibile, penosa. Serve accelerare il percorso della piattaforma logistica della zona Asi di Foggia, senza dimenticare le aree artigianali di Lucera e San Severo. Poi ci sono le infrastrutture, dalle zone Zes di Manfredonia e Cerignola con l’utilizzo intelligente delle aree retroportuali, la politica delle acque con diversi bacini idrici da prendere in considerazione. E i porti, da quello di Manfredonia con i suoi alti fondali, ai tanti piccoli porti che possono conferire al turismo dauno una forza attrattiva notevole. Di qui a breve anche l’aeroporto Gino Lisa, che ha finalmente visto realizzare l’allungamento della sua pista, entrerà in funzione e potrà esercitare un fattore di grande incisività nell’interland che tocca il Molise, il bassò Abruzzo, l’Irpinia, la Lucania e la vicina Bat. Servono grandi opere per arginare il dissesto idrogeologico, il recupero dei bacini lacustri, per non dire del rilancio della Selva dell’Incoronata, che è il più grande bosco di pianura d’Europa ed un pieno utilizzo delle Isole Tremiti, l’unico arcipelago nel demanio marittimo dell’Adriatico, oltre ai nostri i fiumi da salvare, dall’Ofanto al Candelaro, la riscoperta delle nostre preziosità archeologiche. Riuscirà chi governa questo pezzo del Mezzogiorno a capire l’importanza della posta in gioco? Sanno questi Signori che la Provincia di Foggia è la terza provincia d’Italia per estensione territoriale e dell’importanza strategica che questa vastità potrebbe rappresentare? O dobbiamo rassegnarci ad essere sempre figli di una Terra borbonica?
di Micky dè Finis