Lunedì 4 Novembre 2024

CAONS: “Manfredonia-Monte Sant’Angelo, due comuni, una realtà”

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Sembra che sul territorio del golfo incomba una sorta di “maleficio” che facilmente fa dimenticare il passato, anche quello caratterizzato da scempi e danni perpetrati da sconsiderate scelte tutte a discapito della salute e dell’ambiente.

La cosa più raccapricciante è che siano dimenticati i ‘‘corsi’’ appena pregressi. E, questo, succede soprattutto a coloro i quali non hanno subito le conseguenze di scelte dagli effetti nocivi e devastanti, ma ne hanno ricevuto, invece, vantaggi economici. Ci riferiamo al Comune di Monte Sant’Angelo e all’attuale Sindaco che, per la sua giovane età forse ha potuto conoscere solo
dai giornali, dai documenti o per sentito dire le gravi conseguenze subite dal nostro territorio, dal mare e dai cittadini di Manfredonia.

Le nostre città si aspettano scelte più rispettose, più consone alla sensibilità e alla vocazione del territorio; si aspettano di essere trattate non più come terra di conquista, dove tutto si può, ma come parte attiva tramite una viva partecipazione a quanto succede presso i confini comunali (contrada La Pace). La convivenza presuppone trasparenza per avere rapporti di buon
vicinato ed evitare guerre tra poveri. A nostro parere, l’amministrazione Comunale di Monte Sant’Angelo avrebbe dovuto coinvolgere e rendere partecipi i cittadini di Manfredonia sin da quando (3 marzo 2018) si è dichiarata disponibile alla realizzazione di ‘‘un impianto per la produzione di materia prima seconda (MPS) derivante dal recupero e/o riciclaggio della plastica dal
ciclo della differenziata, svolta dai comuni, e quindi dai cittadini”. Questo perché i due comuni sono un unico territorio e volenti o nolenti le scelte che si effettueranno per uno di essi coinvolgeranno anche l’altro. Basta considerare che l’ex stabilimento Enichem, attuale zona industriale di Monte S. Angelo, si trova a poche centinaia di metri dal centro abitato di Manfredonia.

Che cosa si vuol fare nell’area ex ENICHEM? Il Sindaco D’Arienzo, nei suoi ultimi interventi, piuttosto accalorati, ha parlato di un progetto di recupero della sola plastica, mentre apprendiamo che
la cessione di alcune aree da parte di Eni Rewind è finalizzata ‘‘alla realizzazione di tre impianti destinati al trattamento e al recupero di vetro, plastica, carta e cartone provenienti dalle raccolte differenziate dei rifiuti’’. Quanto detto è stato prospettato dall’amministratore delegato di Eni Rewind in un incontro con la Regione Puglia il 18 luglio 2019.

“In particolare, durante la sessione è stata illustrata la nuova tecnologia proprietaria Waste to Fuel che rappresenta una valida soluzione, sostenibile e circolare, per lo smaltimento dei rifiuti organici urbani, contribuendo a risolvere una problematica di grande interesse sociale. L’amministratore delegato di Eni Rewind ha altresì illustrato un’ipotesi progettuale di
riqualificazione produttiva per le aree bonificate a Manfredonia che contempla un impianto Waste to Fuel, un impianto di trattamento anaerobico per bio metano (per i fanghi provenienti dagli impianti biologici urbani e per l’acqua risultante dal processo produttivo dell’impianto Waste to Fuel), una piattaforma ambientale e un impianto fotovoltaico”.

Siamo punto e daccapo. La regia delle nostre sventure è sempre la stessa. Cioè dell’Eni! Chi inquina e causa danni riceve fondi pubblici. Per la bonifica del sito ex Enichem sono stati spesi, fino a poco tempo fa, ben 260 milioni di euro; si prevedono altri 15 mln per il completamento degli interventi di risanamento e 5 mln di euro all’anno per il trattamento acqua di falda (TAF).

Riguardo al finanziamento richiesto ci chiediamo: possibile che un impianto destinato al solo recupero della plastica richieda un costo che, a quanto si dice, ammonta a circa 24 milioni di euro? Ci pare veramente eccessivo per fare ‘‘il primo passo verso quella che gli esperti del settore chiamano economia circolare’’. Forse tale somma servirà a realizzare impianti di ben più vasta stazza, che
in seguito potranno accogliere rifiuti da un bacino molto ampio.

Abbiamo il presentimento, e ci auguriamo che questo resti tale, che si voglia costruire impianti sopra alcune aree particolarmente problematiche per affossare definitivamente i vecchi problemi.
Cari amici di Monte S. Angelo, il bene comune presuppone una comunità e non un gruppo o una categoria o un paese, cerchiamo di vigilare insieme sulle scelte che determinano il nostro futuro per evitare gli errori del passato.

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