Anni fa pubblicammo la lettera di un Lavoratore Socialmente Utile di Manfredonia che ci affidava la sua esperienza, la sua disperazione, lo sconforto di avere un lavoro precario a mezzo servizio da 22 anni. Era il 2017. La storia della precarietà del lavoro mette a nudo tutta la criticità di un sistema che non funziona, che barcolla tra leggi, provvedimenti e contraddizioni. Tra l’utilità della forza lavoro per le strutture pubbliche e quelle enormi disfunzioni che spesso sperperano denaro anziché garantire il diritto al lavoro. Manfredonia è la seconda città d’Italia con il maggior numero di Lavoratori Socialmente Utili, dopo Napoli. Sono 129 i socialmente utili di Manfredonia che da tanti, troppi anni attendono una stabilità lavorativa, anche se di sole 4 ore, ma almeno sarebbe stabilità. L’ultimo governo ha messo in atto delle iniziative volte all’assistenzialismo, il “Reddito di Cittadinanza”, che invece di produrre benessere e ricchezza ha creato “parassitismo”. Si sono spese tantissime risorse per mettere in piedi una macchina di ricerca lavoro che non è mai partita a dovere, che non ha mai offerto quel lavoro che nel frattempo, con la quota 100, si creava svuotando le scrivanie. Ci troviamo oggi con più gente in pensione (dopo un meritato percorso lavorativo), le pubbliche amministrazioni impossibilitate ad assumere, e tantissima gente a casa a dormire mentre lo Stato distribuisce “ricchezza” sottratta ai fortunati che un lavoro ce l’hanno. Un sistema viziato e malforme che ha prodotto disservizi e scarsissimo sviluppo al mondo del lavoro. Ci sono le risorse pubbliche per la stabilizzazione del popolo degli LSU, ma non tutti potranno beneficiare di questo scatto di stabilità. E se non tutti i 129 LSU di Manfredonia beneficeranno della stabilizzazione del lavoro, riservata prevalentemente a chi svolge mansioni amministrative, tutti beneficeranno della proroga per tutto il 2021 della prosecuzione del proprio lavoro anche se ancora da precari. E’ assurdo che una terra ricca di settori e di opportunità come la nostra debba essere giunta a questo livello di povertà del lavoro. I pochi imprenditori rimasti, i giovani ambiziosi che vorrebbero investire nella propria terra, per creare e per produrre servizi e lavoro, spesso si trovano di fronte i muri della burocrazia, e si trovano a passare la maggior parte del loro tempo ad elemosinare chiarimenti presso gli uffici. Tempo che dovrebbe essere impiegato a comprendere come poter rendere un’idea d’impresa reale. La sburocratizzazione del sistema sarebbe una grandissima opportunità per tutti, sarebbe civiltà.
Antonio Marinaro