Da alcuni mesi si discute di ZES e delle opportunità di sviluppo che potrebbero esserci per la nostra città ed è per questo che sentiamo l’esigenza di offrire in merito alcune riflessioni.
La crisi economica del 2007 ha ampliato il preesistente divario tra nord e sud nel nostro Paese ed ha indotto, fin da subito, gli osservatori economici a richiedere interventi diretti a introdurre nuovi strumenti di politica economica.
A distanza di 10 anni il Governo è intervenuto con il decreto legge n. 91 del 20 giugno 2017, concernente disposizioni urgenti per la crescita economica nel Mezzogiorno, convertito con legge n. 123 il 3 agosto 2017, istituendo le cd. ZES, ossia le Zone Economiche Speciali.
A fine febbraio 2018 è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il dpcm che ha definito criteri e metodi per la costituzione delle zone economiche speciali.
Per ZES si intende una zona geograficamente limitata e chiaramente identificata, costituita anche da aree non territorialmente adiacenti purché presentino un nesso economico funzionale, e che comprenda almeno un’area portuale con le caratteristiche stabilite dal regolamento (UE) n. 1315/2013, nella quale le aziende già operative, e quelle che si insedieranno, potranno beneficiare di speciali condizioni per gli investimenti e per lo sviluppo. La durata non può essere inferiore a 7 (sette) anni e superiore a 14 (quattordici) anni, prorogabili fino a un massimo di ulteriori 7 (sette) anni.
I vantaggi per le aziende che operano nelle ZES sono numerosi e tra questi meritano di essere citati alcuni:
– incentivi fiscali (riduzione Ires del 50% per il periodo d’imposta nel corso del quale è stata intrapresa la nuova attività e per i 6 periodi successivi; credito d’imposta per le imprese che acquistano beni strumentali nel limite massimo di 50 milioni di € per ciascun progetto di investimento;
– semplificazione amministrativa da intendersi come riduzione dei termini dei procedimenti amministrativi per 1/3 (VIA, VAS AIA, AUA, SCIA, autorizzazione paesaggistiche, edilizia e concessioni demaniali); velocizzazione delle opere di urbanizzazione primaria, conferenza semplificata e SUA presso Autorità di Sistema Portuale;
– zone franche doganali (ZFD) all’interno delle quali è possibile lavorare o scambiare merci non comunitarie in regime di sospensione da IVA e dazi.
In questo quadro, il compito delle regioni è stato quello di individuare il perimetro delle ZES sulla base di valutazioni oggettive degli attuali contesti economici e produttivi accompagnate da un puntuale piano di sviluppo strategico.
In Puglia sono due le Zone economiche speciali: la ZES Ionica interregionale – Puglia versante ionico e Basilicata e la ZES Adriatica interregionale – Puglia adriatica e Molise, che comprende i porti di Manfredonia, Barletta, Bari, Brindisi e Monopoli, e le aree che gravitano introno ai cinque poli principali di Foggia, Barletta, Bari, Brindisi, Lecce.
La ZES Adriatica interregionale (nella quale vi rientra Manfredonia) ha un’estensione complessiva di 3.405,59, di cui 2.889,59, in Puglia e 516,00, in Molise, ed ha una localizzazione particolare, perché rappresenta la porta di accesso tra l’Italia e il Medio Oriente, a soli 200 Km dalla penisola balcanica e quindi vicina a oltre 70 milioni di utenti tra Croazia, Serbia, Montenegro Romania, Albania, Bulgaria, Moldavia e Turchia.
Questa si articola su cinque Poli, tra cui quello di Foggia, con l’area portuale di Manfredonia, aree demaniali dell’aeroporto, l’Asi di Manfredonia – Monte Sant’Angelo, l’Area PIP/D46 di Manfredonia, l’Area Asi di Foggia Incoronata, l’area industriale di Cerignola, di Ascoli Satriano, di Candela.
La nostra città (compresa nel Polo di Foggia) possiede, in modo particolare, lo snodo logistico, strategico e nevralgico che è rappresentato dal Porto industriale che ha tutte le carte in regola per divenire un volano per lo sviluppo economico, non solo della nostra città, ma di tutta la Capitanata.
In questo contesto la politica ha il compito di favorire la realizzazione delle infrastrutture all’uopo necessarie, nonché attivare un percorso per sensibilizzare insediamenti produttivi sostenibili e compatibili con il nostro territorio (per evitare errori già commessi in passato), al fine di porre un freno al costante aumento del tasso di disoccupazione e di povertà presente nella nostra città.
Tale percorso, tuttavia, dovrà fondarsi su un metodo molto più partecipato e condiviso al fine di evitare che la presentazione di progetti come quello della SEASIF, che avverrà in data 24.02.2021, siano ascoltati, così come appare nel caso appena richiamato, solo da pochi fortunati.
In definitiva, le ZES si sono affermate nel mondo come laboratori per l’attrazione di investimenti e come incubatori di innovazione, capaci di promuovere sviluppo produttivo e occupazionale.
È una grande occasione per la nostra città, proviamoci Insieme!
avv. Giovanni Mansueto