La Pubblica Amministrazione ha apposto una targa commemorativa sulla facciata dell’ex Macello, o Reclusorio come veniva chiamato nel periodo a cavallo della II Guerra Mondiale, scoperta con una pubblica cerimonia il 27 gennaio 2013, con l’intento di tramandare alle future generazioni il ricordo dell’Olocausto, affinché non si ripetano mai più simili eventi e venga custodita gelosamente la libertà riconquistata dopo il fascismo. Tra le varie misure adottate dal fascismo in previsione dell’entrata in guerra dell’Italia a fianco della Germania nazista vi fu anche quella di internare gli antifascisti, gli anarchici, i sovversivi e le persone genericamente pericolose per l’ordine pubblico onde esercitare su questi una vigilanza costante e, nel contempo evitare propaganda antiregime, isolandoli dalla popolazione. Nei primi mesi del 1940 vennero date disposizioni dal Ministero dell’Interno per l’individuazione di campi di concentramento anche nella provincia di Foggia. La scelta ricadde sul Macello comunale di Manfredonia, da poco ultimato di costruire e non ancora entrato in funzione. La struttura, di proprietà comunale, si trovava a circa 1,5 km fuori dell’abitato, all’epoca era quasi del tutto limitato al centro storico, sulla nazionale per Foggia, e disponeva di circa venti ambienti in cui avrebbero potuto essere alloggiati 300 internati, oltre ad edifici e strade interne e ad un’area circostante delimitata. Vennero eseguiti velocemente lavori di adattamento per una capienza di 250 unità,finanziati dalla Prefettura di Foggia, nei mesi di maggio e giugno per accogliere i primi internati sin dal 16 giugno 1940 ed ultimati nel mese di ottobre. Da quella data in poi il numero degli internati aumentò di giorno in giorno, ma non raggiunse mai la massima capienza. Infatti, nel mese di settembre del ’40 il loro numero era salito a 204, mentre alla fine di maggio del ’43 risultava sceso a 148 anche perché gli internati politici, dopo alcuni giorni, venivano trasferiti al confino alle Isole Tremiti. La punta massima si ebbe alla fine di agosto del ’40 con 228 presenze; la minima alla fine di luglio del ’43 con 23 unità, poiché, con i provvedimenti emanati successivamente a seguito alla caduta del fascismo, era iniziata la liberazione dei detenuti politici. Pertanto, dall’entrata in funzione del reclusorio di Manfredonia fino al 31 luglio del ’43 transitarono nella struttura cittadina ben 519 internati. Tra di essi vi erano pregiudicati per reati comuni; genericamente sospetti; sospetti di spionaggio; cittadini italiani filoslavi sospetti di attività antinazionale; ex jugoslavi sospetti di attività anti italiana; sovversivi o sospetti sovversivi; ebrei tedeschi e alcuni militari britannici. Nella categoria dei sovversivi rientravano i comunisti, in massima parte, ed anche anarchici, socialisti, repubblicani ed antifascisti in genere. A proposito dei militari britannici si sa che, nel settembre del ’43, fuggiti dal campo di prigionia dell’ex Macello si unirono al Maggiore Salvatore Gatta per coordinare la resistenza da una masseria abbandonata della campagna sipontina, in direzione di Foggia,… dove tra l’altro vennero nascoste le armi e le munizioni in possesso a quella che era stata la difesa militare italiana presente a Manfredonia in attesa dell’arrivo degli Alleati dell’8^ Armata Britannica del gen. Montgomery, arrivati tra l’1 e il 2 ottobre 1943. Da segnalare, tra l’altro, che presso l’attuale Scuola Elementare “De Santis” presero posto gli uffici del Comando della Royal Navy dove soggiornò il Principe Filippo di Edimburgo, giovane ufficiale di marina, futuro marito della Regina Elisabetta II.
Arch. Francesco Sammarco