Sono stati 90 gli operatori sanitari che stamattina all’ospedale colonnello D’Avanzo di Foggia – Policlinico Riuniti sono stati vaccinati con le ulteriori dosi anticovid Pfizer arrivate ieri in Puglia (30.420 totali) e poi subito distribuite negli 11 hub dislocati su tutto il territorio regionale. Si è entrati, quindi, nel vivo della ‘Fase 1’ della campagna di vaccinazione promossa dal Ministero della Salute e gestita in Puglia dal coordinatore Michele Conversano su indicazione dell Giunta regionale. Tra i 90 vaccinati molti infermieri, medici, operatori sanitari e una rappresentanza della dirigenza sanitaria così come accadrà in questa fase per tutto il mondo della sanità pugliese nei vari livelli, in linea con le disposizioni del Governo. Il carico, composto da 3 scatole di 195 flaconi ciascuno per l’hub Policlinico Riuniti di Foggia, è stato preso in consegna dal prof. Domenico Martinelli dell’Istituto di Igiene e dalla dott.ssa Rosanna Stea, direttrice Farmacia ospedaliera del Policlinico Riuniti di Foggia che l’hanno stoccato in ultra freezer in grado di raggiungere temperature fino a -80 gradi: le dosi sono state custodite in celle che tengono una temperatura costante dai 2 agli 8 gradi garantendo la catena del freddo prima di essere somministrate a tutti gli operatori sanitari.
Procedura più snella e veloce per i medici e infermieri incaricati di tutte le operazioni per le vaccinazioni: a partire dalle 10.30 è stato evaso l’elenco dei primi prenotati sulla piattaforma regionale per la richiesta di vaccino secondo un calendario che riprenderà a tappe molto strette a partire da sabato prossimo 2 gennaio 2021.
Tra i primi vaccinati il professor Maurizio Margaglione, direttore del dipartimento dei Laboratori del Policlinico Riuniti di Foggia, la dott.ssa Antonella Calvo, assistente sociale della direzione sanitaria del Policlinico Riuniti di Foggia, la dott.ssa Nicoletta Di Francesco del reparto di Rianimazione del Policlinico Riuniti di Foggia, il direttore sanitario del Policlinico Riuniti di Foggia e medico igienista Franco Mezzadri e l’infermiere Giuseppe Biancofiore del reparto di Pneumologia Covid dell’ospedale colonnello D’Avanzo.
LE DICHIARAZIONI
MARGAGLIONE:
<Provo molta soddisfazione oggi. È una nuova alba. Dubbi non ce ne devono essere perché purtroppo non abbiamo altri strumenti a disposizione per combattere questo virus. Non abbiamo molta alternativa e l’esperienza quotidiana ci ha dimostrato che non possiamo affrontare a mani nude un ‘mostro’ del genere. Il vaccino è l’unica arma su cui possiamo contare adesso, non sfruttarlo mi sembrerebbe uno spreco. Per noi medici significa avere la speranza di lavorare in una maniera diversa: ci sono dati preliminari degli studi che sono molto incoraggianti. Ai colleghi che hanno dubbi chiederei: ‘qual è l’alternativa’? nella storia tutte le grandi epidemie sono state sconfitte da farmaci o da vaccini, adesso tocca al Covid>.
CALVO: <È un dovere civico vaccinarsi, unico modo per debellare questa pandemia. È giusto vaccinarci a tutela nostra e della cittadinanza. Volendo fare un bilancio tra pro e contro di questa vaccinazione credo che i primi abbiano più peso specifico rispetto ai secondi e allora dubbi non ci devono essere>.
DI FRANCESCO: <Mi sento fortunata ad essere tra i primi a ricevere il vaccino, sono molto contenta ed emozionata. Vorrei dedicare la felicità di questo momento a tutti i colleghi che in questo momento sono al lavoro contro il Covid e che con infinito amore curano i pazienti. La gente non sa cosa ci sia dentro quei reparti e con quanta dedizione ci prendiamo cura di chi è malato. Oggi sono felice e spero che anche per i miei colleghi arrivi quanto prima questo momento>.
BIANCOFIORE: <Non ho avuto un momento di esitazione quando ho capito che poteva essere il mio turno per la vaccinazione: sono estremamente convinto della sicurezza e validità di questo presidio, mi sento fortunato. Quando mi sono seduto in poltrona per ricevere la dose non ero impaurito né emozionato, ho provato sollievo perché in quel momento ho acquisito anche più sicurezza. La verità semplice è che non c’è un’altra cura certificata per sconfiggere il virus e questa è l’unica soluzione se si vuole tornare presto alla quotidianità di una vita prima del 2020.