Una stella a mezzanotte, della Pav edizioni, è il romanzo d’esordio della scrittrice trentanovenne di Trepuzzi, Paola Tafuro. Laureata in sociologia, con un Master in Counseling, si è occupata per diversi anni di violenza contro le donne e si è laureata con una tesi sulla violenza di genere. Ha svolto dei corsi di scrittura creativa nel carcere Borgo San Nicola di Lecce e dei corsi sull’affettività e stereotipi di genere, presso le scuole primarie e secondarie di primo grado di Trepuzzi. E’stata, altresì, vicepresidente della commissione per le Pari Opportunità del comune di Trepuzzi, per un quinquennio. Ha vinto il concorso letterario l’ALI SPEZZATE, sulla violenza di genere. La trama del precitato romanzo, è incentrata su di un racconto che vede protagoniste due donne, che diventano amiche in un periodo particolare delle loro vite. Un’ amicizia salda e rafforzata dal fatto di essere, entrambe, vittime di violenza di genere; soprattutto psicologica. Ma, non solo. Il loro nobile intento, è mosso dalla volontà di creare qualcosa di importante per tutte le donne vittime di violenza, come loro. La superlativa fatica letteraria della Tafuro, racconta tutte le forme di violenza contro le donne: da quella fisica, quindi sessuale, a quella psicologica. Quest’ultima, come ritiene la scrittrice, la più dannosa in assoluto. In quanto, lascia segni e cicatrici profonde sul cuore, nella mente e nell’anima: segni intangibili che, per poterli in qualche modo rielaborare, richiedono la messa in atto di un lungo percorso su se stessi. Il libro parla di femminicidio, quale punta dell’iceberg di tutta una serie di violenze perpetrate ai danni delle donne. Relativamente a ciò, lo spunto è stato offerto da un’antropologa messicana, Marcela Lagarde, che stabilì la differenza tra femminicidio e femmicidio. Il primo dei quali, riguarda tutta una serie di violenze nei confronti delle donne, con all’apice, l’omicidio stesso delle donne; con femmicidio, invece, si intende solo l’omicidio della donna. Entrambi i sostantivi, hanno in comune l’omicidio finale: di donne uccise, in quanto donne, barbaramente assassinate. Perché, magari, hanno deciso di uscire da una condizione di subalternità maschile. Sullo sfondo del romanzo, trova collocazione una storia d’amore, passionale e romantica, con un uomo di nome Andrea: onesto, leale e sincero. Ciò, a significazione del fatto che, la scrittrice, non voleva che passasse il messaggio secondo il quale tutti gli uomini sarebbero violenti. Ricca e suggestiva, sullo sfondo dell’opera, la descrizione dei paesaggi e località salentine, come Porto Cesareo e Santa Maria di Leuca, quale omaggio alla terra tanto amata dall’autrice. Il cui romanzo, si conclude con un messaggio positivo. Dalla violenza, si può uscire, a patto che non ci si senta sole ed abbandonate. Al contrario, bisogna fare rete. “ Fino ad agosto 2020,” ha dichiarato Paola Tafuro, autrice dell’opera, “ sono state ammazzate almeno 59 donne per mano di un uomo. Ho pensato, allora, che non potevo starmene con le mani in mano, essendo, da sempre, un’attivista. Vorrei che, il mio romanzo, rappresentasse soltanto un piccolo passo, per dare una scossa importante e motivante, per sensibilizzare sul tema della violenza di genere. Anche sulla scelta del titolo, nulla è stato lasciato al caso. Infatti, la stella rappresenta tutte le persone buone che incontriamo lungo il cammino della vita. Quelle che fungono da guida, che ci aiutano e ci sostengono durante i momenti bui e dolorosi della nostra esistenza. Per contro, la mezzanotte e l’oscurità, simboleggiano la paura e la violenza. Parte del ricavato del libro, sarà devoluto al Movimento contro ogni violenza sulle donne, un’associazione che si occupa di tutte le forme di violenza di genere, della quale sono socia.”
Giulia Rita D’Onofrio