Martedì 19 Novembre 2024

Spruìgno, il nuovo romanzo di Teresa La Scala

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Anche se Manfredonia non viene mai citata, Spruìgno, il nuovo romanzo di Teresa La Scala (disponibile su Amazon), è tutto manfredoniano, a cominciare dal titolo. Spruìgno infatti, è il termine dialettale per definire il piccolo del pipistrello, ma è anche il nomignolo che si usava dare un tempo ai bambini magrolini e molto attivi. Siamo all’inizio degli anni ’60 e Spruìgno è Carlo, il protagonista, un bimbo di otto anni che ha fretta di abbandonare l’ala iperprotettiva della sua mamma per conoscere il mondo intorno a sé. L’autrice ci racconta un anno della sua vita, dal giorno di Sant’Antonio, il 13 giugno, allo stesso giorno dell’anno successivo. Un anno in cui il piccolo Carlo, o Cà come lo chiamano tutti, figlio del sarto Armando Schèle e di Sisina, affronta mille avventure: al mare, per le strade del paese, a scuola e perfino nella Grotta Scaloria appena scoperta. Un anno in cui tutte le feste e le tradizioni manfredoniane vengono raccontate attraverso le peripezie del nostro Spruìgno. Un Tom Sawyer sipontino, come lo ha definito la stessa autrice, che ci conduce attraverso il suo mondo bambino fatto di sogni, di divertimento, di paure e di imprese coraggiose. Anche in questo romanzo Teresa La Scala, dopo le sue Storie d’amore e di magia, continua ad affascinarci con la propria scrittura fluida e semplice, ma di una semplicità accorta e studiata, come la lingua che usa in Spruìgno, la quale alterna descrizioni minuziose e poetiche al linguaggio immediato dei personaggi. Un modo di parlare in cui ogni manfredoniano sicuramente si riconoscerà. Infatti, nei dialoghi troviamo intercalari come mo (adesso), (ecco), Madò (Madonna), e poi frasi e parole in dialetto messe nei punti giusti, lì dove la lingua italiana non renderebbe altrettanto bene. L’ispirazione nella stesura del romanzo sono state per l’autrice le avventure di suo padre bambino, raccontate da lui stesso o da chi lo ha conosciuto e le ha vissute con lui. Storie infantili e avventurose di altri tempi, quando ancora si giocava per strada e ci si intratteneva facendo lavorare la fantasia, con pochi mezzi e senza giocattoli o play station, con qualche ginocchio sbucciato, certo, ma con tanto reale divertimento.

Mariantonietta Di Sabato

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