I nostri giovani sono la dinamite della nostra società, sono le basi che l’attuale generazione dei genitori ha prodotto assieme alla società civile. Creatività, Ribellione, Dinamismo, Apatia, Energia, è ciò che esprimono i nostri giovani oggi. Ma in un periodo in cui tutto o quasi si ferma, palestre, momenti di incontro, iniziative sociali di ogni genere, come aiutare i giovani a veicolare in maniera positiva la loro energia? E’ un quesito che occorre porsi per dare loro le giuste risposte ad un periodo anomalo come quello che stiamo vivendo. Lo abbiamo chiesto alla dott.ssa Michela d’Errico Presidente Nazionale AMMI (Associazione Mogli Medici Italiani), associazione nata 50 anni fa a Mantova ad opera delle mogli dei medici, con scopi socio previdenziali. Associazione che oggi accoglie anche nuove figure professionali: le donne medico, le odontoiatre, le farmaciste, le biologhe, le psicologhe, oltre alle le compagne ed alle mamme dei medici e degli odontoiatri e che ha ampliato i suoi obiettivi statutari estendendoli al finanziamento della ricerca, alla prevenzione, alla cura dell’ambiente a tutela della salute, oltre che una particolare attenzione ai giovani, alle donne ed a chiunque viva una forma di disagio. Una “mission” che le sessantaquattro sezioni dislocate su tutto il territorio italiano diffondono, organizzando numerose iniziative. Un popolo di donne non per le donne ma per la comunità. “Sono numerose le iniziative che l’AMMI svolge nelle scuole,- ci ha riferito la dott.ssa D’Errico – rivolte sia ad educare alla prevenzione ed al rispetto dell’ambiente, che a tutte le tematiche che possono interessare i giovani. In quest’ottica, unitamente all’Esecutivo Nazionale AMMI, ci siamo posti l’obiettivo di sviluppare una campagna di sensibilizzazione su di un fenomeno purtroppo dilagante e impetuoso, quello relativo ad una nuova metodica di comunicazione tra i ragazzi: “la violenza”. Cosa spinge parte dei giovani ad adottare questa forma di comunicazione? L’adolescenza di per sé è un momento di scoperta, di conferme e quindi di fragilità, di incertezze. E’ fondamentale conoscere tutti i fattori che costituiscono la realtà giovanile e la devianza verso la violenza, per individuare il modo corretto di incidervi adeguatamente. Come mamma, innanzitutto, e come medico, ritengo che alla base di questo raccapricciante fenomeno ci sia solitudine, mancanza di figure di riferimento e di ascolto, insicurezza. Vi è la non accettazione della diversità, che viene vissuta non come occasione di raffronto e crescita, ma come qualcosa da cui difendersi. Anche il mero confronto tra coetanei, a volte, può dare la sensazione di non essere accettati e porta i giovani a chiudersi in se stessi. I traumi vissuti in famiglia possono spingere poi a riversare sugli altri rabbia, dolore o la violenza subita. Solitudine, insicurezza, fragilità, aggressioni, sono espressi con “l’urlo violento” che questi ragazzi rivolgono ad una società che non ha svolto adeguata prevenzione, che non ha ancora individuato corretti linguaggi espressivi. Sensibilizzare l’opinione pubblica, le istituzioni preposte, le associazioni di volontariato, è doveroso da parte di tutti noi”.
di Flavio Ognissanti