Forse per una volta è meglio abbandonare i toni formali, educati e politicamente corretti tipici di una testata giornalistica.
Forse l’unico modo per farsi capire è cercare di comunicare in modo schietto e diretto, senza fronzoli.
Forse tu che ti ostini a commentare in modo becero le notizie sull’emergenza sanitaria, sostenendo che si tratta solo di un po’di influenza e di febbre, hai voglia di indossare tuta, guanti, mascherina e visiera e fare una visita negli ospedali della Capitanata? Ne hai voglia?
Forse ti va di dover elemosinare un posto letto in ospedale perché non riesci più a respirare? Ti va di provare questa esperienza da brivido?
Forse ti va di sentirti dire che no, non puoi essere ricoverato, che devi rimanere a casa fino a quando non stai davvero male perché i posti letto sono già finiti e gli ospedali sono al collasso?
Forse ti va, se sei fortunato nella disgrazia e hai sintomi lievi, di passare giorni barricato a casa, giorni in cui le ore sono scandite solo dalla chiamata dell’ASL che ti chiede come stai, se ne hanno il tempo. Perché a volte le giornate sono così piene di situazioni da gestire che l’ente preposto non ha neanche il tempo di contattarti.
Forse ti va di sentirti abbandonato e frustrato, perché nonostante tutti si stiano impegnando al massimo per gestire questa tragedia sanitaria, tra turni massacranti e sforzi sovrumani, tutto ciò non è abbastanza e ci sono delle gravi carenze nella gestione dell’emergenza in Capitanata.
Forse tu, che ti lamenti sbruffando del terrore psicologico delle notizie che parlano dei nuovi contagi quotidiani, potresti almeno avere la decenza di tacere?
Se non hai l’empatia tale da farti immedesimare nel dolore altrui, potresti almeno stare zitto?
Grazie.
Una cittadina