Che l’arte arricchisca e faccia sentire bene, è fuori discussione. Ma quello che sta succedendo in alcuni paesi occidentali va oltre questa concezione. La notizia che sta facendo il giro del mondo fa riferimento ad una ricerca scientifica che sta portando a delineare nuove frontiere per la cura dello stress, soprattutto quello derivante dall’emergenza pandemica che fa sentire i suoi effetti soprattutto sui pazienti affetti da vari problemi di salute, sia fisica che mentale che vengono aggravati dallo stress da contagio che attualmente colpisce in ogni ambito compreso quello lavorativo. Un museo è una piccola fucina operosa dove si creano esperienze di conoscenza, si produce educazione e cultura a 360 gradi che può apportare benessere alla vita di tutti, soprattutto in momenti difficili e cupi come questo in cui siamo obbligati a stare lontani gli uni dagli altri, è vitale condividere piccole esperienze di bellezza, cura e consapevolezza. Il contributo che i musei possono dare per superare questa crisi risiede in questo, ma anche nel rendere visibile l’identità culturale nella quale siamo cresciuti e che ci unisce nel creare quello sforzo di responsabilità e solidarietà diffusa, cui siamo chiamati in questo momento. “Una visita al museo è la ricerca di bellezza, verità e significato nelle nostre vite, per cui si consiglia di andare in museo più spesso che si può”.
C’è una strada su cui l’arte e i traumi della pandemia possono incontrarsi con vantaggio: è quella della cultura museale, che in ogni parte del mondo sta diventando sempre più importante e dove i visitatori sono invitati ad individuare i reperti più stimolanti, sia esso un oggetto, un attrezzo, una uniforme, un mezzo oppure un dipinto o la ricostruzione di una delle tante scene che arricchiscono il museo e ci portano a fare un viaggio a ritroso nel tempo. La cultura vista a 360 gradi si rivela quindi un rimedio relativamente semplice, divertente e coinvolgente e soprattutto privo di effetti collaterali contro dolori e angosce che non avevamo mai sperimentato. Ci ravviva con la bellezza e con l’ingegno, aiuta a superare la solitudine, donandoci equilibrio e serenità.
La terapia dell’arte si appresta quindi ad affiancare la terapia farmacologica nella cura di malattie che prevedono un forte coinvolgimento psicologico del paziente. “È provato che all’interno dei musei, il nostro corpo produce un aumento del tasso di cortisolo e di serotonina, gli ormoni responsabili del benessere”, questo lo afferma Hélène Boyer, vicepresidente dei medici francofoni del Canada. “La cultura sarà la ginnastica del XXI secolo. I benefici sono gli stessi: allontana l’attenzione dai nostri dolori e dalle nostre ansie”. “In quarantena guardi le stesse cose nel tuo appartamento ogni giorno e la ripetizione riduce la capacità di concentrazione. Al contrario i musei sono luoghi di meraviglia, bellezza e soggezione”, ha spiegato il terapista dell’arte Stephen Legari al New York Times. “La cultura parla della nostra storia ed ha un importante impatto terapeutico per tutti in un itinerario all’insegna del benessere. Un momento difficilissimo, che ci impedisce di gioire dell’enorme patrimonio che non riusciamo a vedere, perché siamo tutti invitati a stare chiusi in casa per preservare noi stessi e gli altri da questo virus. I musei, dopo la chiusura hanno ripreso con molta fatica, le loro attività sospese in attesa che passi la tempesta, iniziative che hanno comportato investimenti notevoli e un enorme lavoro che non può essere vanificato. Anche noi, a salvaguardia della salute di tutti, a cominciare dai dipendenti, lavoriamo contingentati, anche se, le notevoli dimensioni del museo favoriscono un importante distanziamento sociale che, per fortuna non ci crea grosse difficoltà a gestire e coordinare la continuità operativa. Anche noi, come tanti musei stanno facendo, abbiamo investito enormemente sul lavoro di comunicazione a tutti i livelli, anche noi ci raccontiamo tramite i media e lo abbiamo dimostrato con l’arrivo in museo dell’ammiraglia della RAI e la RAI3.
Da sempre avevamo in progetto l’idea di dedicare tempo e spazio ai bambini e ai ragazzi ed il progetto si è concretizzato diventando realtà con la disponibilità di nuovi spazi nel museo consacrati alle attività per i bambini e le famiglie, potenziando le misure di prevenzione e protezione dell’igiene e della sicurezza all’interno di tutti i percorsi culturali, didattici e ricreativi rendendo obbligatoria, dopo ogni impiego, la pulizia/igienizzazione di tutti i 30 tablet messi a disposizione dei visitatori che vogliono visitare il museo da soli ed in piena autonomia evitando gli assembramenti, e veglio affinché questo avvenga costantemente. Poiché a causa dell’emergenza sanitaria, c’è un ridimensionamento della capacità di attrazione dei musei, soprattutto verso gli stranieri, il riferimento prioritario sta andando verso un pubblico “prossimo”, per il quale il museo rappresenta un importante fattore di identificazione identitaria, ed essendo Manfredonia, importante polo di attrazione culturale, confidiamo nel fatto che dovrebbero essere soprattutto i visitatori locali e prossimi ad aiutarci per sostenere tutti i musei del territorio compreso il nostro. Il cambiamento potrebbe prendere piede proprio in queste circostanze tragiche. Così come Forbes parla di come la pandemia di coronavirus stia accelerando il nostro futuro, lo stesso cambiamento dovrebbe accadere per i musei.
Michele Guerra, ideatore e direttore del museo, ci spiega la “ricetta” di fronte alla pandemia cioè di come il Museo Storico dei Pompieri e della Croce Rossa Italiana di Manfredonia sta affrontando l’emergenza sanitaria del coronavirus e come pensa di lavorare quando finirà: Durante le misure restrittive sono stati fatti investimenti sul digitale e sulle attività per i bambini e i ragazzi, è stata inoltre intensificata l’attività sui social ed il potenziamento dei contenuti: un museo ha una missione pubblica che deve continuare a trasmettere emozioni e sensazioni uniche ed è perciò che all’interno del padiglione della Croce Rossa Italiana, sono stati acquisiti interessanti reperti che ci hanno aiutato a ricostruire le pandemie che in passato colpirono anche la nostra città come il colera del 1910-1911 e la Tubercolosi (TBC) che verso la fine degli anni ’30 ha mietuto oltre 36.000 morti all’anno.
E così, per mettere in atto questa nuova terapia a base di cultura, il museo dei pompieri e della Croce Rossa Italiana di Manfredonia ha messo a punto una formula che consente l’ingresso gratis ad un bambino di età compresa tra 3 e 12 anni accompagnato da un adulto che potrà fare un bellissimo viaggio a ritroso nel tempo ed anche godere delle insegne originali del Cinema Pesante e del Cinema Vittoria con rispettivi cineproiettori che hanno caratterizzato la vita e la storia della nostra città.
Vi aspettiamo in un museo dove il contingentamento è una caratteristica naturale e insieme ai vostri figli e amici potrete trascorrere una giornata all’insegna della cultura e del divertimento in piena sicurezza dopo aver sorseggiato un ottimo caffè offerto dalla direzione del museo.
Vi aspettiamo previo prenotazione allo 0884541995 oppure 3400852706.