Le elezioni regionali 2020 verranno ricordate come le più atipiche di sempre: un voto nel bel mezzo di una pandemia mondiale, rinviato di mesi e con una campagna elettorale brevissima, una piazza quasi assente e più candidati che votanti. L’esito è stato quello che non si attendeva nessuno ma che a sorpresa ha riportato due candidati di casa nostra al Consiglio regionale. La moltitudine di candidati e l’innumerevole elenco di liste, unito ad un prevedibile calo dell’affluenza, portava le previsioni della vigilia a configurare un dimezzamento o addirittura una cancellazione della rappresentanza cittadina in regione, ma così non è stato e dopo 5 anni tornano in due, nuovamente. Per Paolo Campo del Partito Democratico e Giandiego Gatta di Forza Italia una rielezione probabilmente insperata, alla luce d’innumerevoli fattori contingenti e che per questo assume un gusto ancora più dolce per entrambi, e per la città e la provincia che rappresentano. Trascinato da Giandiego Gatta, a Manfredonia il primo partito è un partito che non c’è, ovvero Forza Italia che raccoglie 4.660 voti pari al 20,44%; a seguire il Partito democratico 3.730 voti pari al 16,36%; il Movimento 5 stelle 3.248 pari al 14,24%; Lega Salvini Puglia 2.778 pari al 12,18%; Giorgia Meloni per Fitto Fratelli d’Italia 2.295 pari al 10,06%. A scendere “La Puglia Domani” che non aveva candidati sipontini, al 5,17%, Con Emiliano al 4,82%, Conca Cittadini Pugliese al 3,28% ed Italia Viva al 2,65%. In quattro i partiti a realizzare una percentuale di voto a due cifre: tutte le altre (ben 24) liste si sono fermate ad una cifra e molte anche vicine allo zero. A livello di preferenze l’unico a superare le mille personali è Cristiano Romani (1.584), con la Lega di Salvini. Hanno pesato l’astensione: al voto in 26.043, il 53,31% degli aventi diritto, in calo di 14 punti percentuali rispetto a cinque anni fa quando si raggiunse il 67,38%. Un calo in parte fisiologico, dovuto in prima battuta all’assenza della consueta accoppiata con le amministrative, che sono un traino indiscutibile per quanto concerne l’affluenza e che ha penalizzato da questo punto di vista il Pd ed il centrosinistra, che conquistò Palazzo San Domenico con Riccardi sia nel 2010 che nel 2015, con percentuali bulgare. Per il Pd cifre in picchiata, con un calo di quasi un terzo rispetto al 2010 (31,43% e 9.8389) e al 2015 (32,92% e 9.153). Forza Italia-Gatta perde voti rispetto al 2015 (5.565) ma guadagna in percentuale (20,02%). Il M5S passa dal 16,44% al 14,24%, perdendo 1300 voti, Lega e Fratelli d’Italia ovviamente crescono rispetto all’irrilevanza del 2015. Gatta ripete dunque il miracolo e ottiene praticamente gli stessi voti del 2015 (3.672 contro 3.842) e raggiunge Bari, nonostante il terzo posto degli azzurri nel centrodestra regionale e addirittura il quarto in Capitanata, grazie alle sue 9.902 preferenze – che ne fanno il più votato di FI in Regione. Terzo viaggio a Bari per il forzista, sempre all’opposizione. Può sorridere sornione anche Paolo Campo, al quale bastano per la conferma 2.182 voti a Manfredonia e 4.281 in provincia. I 5.405 voti locali e i 9.363 provinciali del 2015 sono un lontano ricordo, ma con l’aria che tira, un partito ai minimi termini ed un comune commissariato, difficile aspettarsi di meglio. Lo aiuta il Pd foggiano e pugliese, primo ovunque e che porta ben 16 rappresentanti a Bari, 3 dei quali ‘foggiani’. In definitiva nulla di nuovo all’orizzonte regionale, con posizioni cristallizzate, con gli stessi consiglieri e stessa maggioranza di governo, e città che si prepara stancamente alle consultazioni chiave, quelle amministrative, che dovranno delineare quale coalizione dovrà ereditare un comune in gestione commissariale. C’è tempo per programmare e per comprendere gli assetti futuri e le formazioni in campo: le due coalizioni che si giocheranno la poltrona di primo cittadino sono lontane da trovare una quadra, non solo nei nomi ma soprattutto negli assetti. Il periodo che separa dalle consultazioni vedrà un riassestamento degli schieramenti in campo, per una partita che per ovvi motivi, si profila aperta e cruciale, per quelle che saranno le amministrative più importanti degli ultimi 25 anni.
di Graziano Sciannandrone