Giovedì 26 Dicembre 2024

“Saperi rinviati”: una riflessione su Università, città e futuro

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Negli ultimi mesi si è parlato molto della ripartenza del Paese a seguito della pandemia da covid-19. Molto si è detto in merito alla sanità, al lavoro, alle misure di sicurezza e di distanziamento interpersonale da adottare nei luoghi pubblici; si è ragionato sia di investimenti che di piani sanzionatori, in un dibattito che ha investito una gran parte del Paese.
Un tema molto toccato negli ultimi mesi è stata la scuola: la riapertura delle scuole, più che ad esempio le sue difficoltà strutturali, è stata oggetto di polemiche ma anche di dibattiti importanti, che da tempo mancavano nel nostro Paese.
Un tema mancato quasi interamente è però l’Università: lo spazio che le è stato riservato nel dibattito nazionale ma anche nelle decisioni del Governo è ad oggi molto risicato, e ancor meno se ne sta parlando nel dibattito locale.
Eppure i temi sarebbero molteplici: dalle carenze strutturali degli atenei a livello di spazi e finanziamenti, fino alla riflessione, quantomai necessaria, sulla qualità e il senso della didattica e del sapere in generale in questa fase. Di tutto ciò non v’è traccia nel dibattito, se non in pochi spazi specializzati.
La condizione degli studenti e delle studentesse nel nostro paese, poi, continua a peggiorare. 

 

In Puglia un grande numero di lavoratori dipendenti è stato messo in cassa integrazione. Un altro grande numero di famiglie di commercianti e professionisti ha subito la chiusura o comunque una forte riduzione delle entrate nel periodo del lockdown. 

Le risposte messe in campo dalle istituzioni locali e nazionali sono state forti, ma purtroppo non bastevole a contenere i danni derivanti da quella fase, le cui ricadute sono ancora tutte da vedere. Va considerata, poi, la forte pressione emotiva e psicologica legata all’incertezza sull’avvenire e dalla necessità di non uscire di casa se non per il lavoro e le attività essenziali: le ricadute psicologiche della pandemia sono tutt’ora in atto, e potrebbero col tempo aggravarsi.
Tutto questo, che è andato a ricadere sugli studenti e le loro famiglie, è sotto gli occhi di tutti: manca ancora una riflessione strutturale in termini di risposta politica a queste questioni, ed è necessario che emerga al più presto. 

 

Il territorio foggiano non solo non è immune da questi fenomeni, ma anzi ne subisce in modo particolarmente forte gli effetti: le ricadute della crisi sulla condizione degli studenti universitarie saranno, in assenza di interventi rapidi ed efficaci, gravissime.
I 21 anni dell’Università di Foggia sembrano, ad oggi, aver lasciato davvero poco al dibattito pubblico della città di Foggia: l’Università, nonostante sia presente e relativamente attiva nel territorio, sembra essere ancora un corpo estraneo alla città, e pochissime sono le riflessioni sul suo senso e il suo rapporto con la città.
Anche la presenza degli studenti universitari nella città non sembra destare rilievo: la politica nelle sue riflessioni sulla città ne tiene conto solo marginalmente, gli amministratori nelle loro politiche non hanno mai sviluppato un piano organico di interventi. La forte iniziativa del rettore Limone, che appena insediato ha voluto convocare nell’Ateneo le istituzioni e le parti sociali per costruire un nuovo rapporto con il tessuto cittadino, non ha certo sortito una forte inversione di rotta. 

L’amministrazione comunale di Foggia continua a mostrarsi sorda alle esigenze della componente studentesca della città: non esiste un piano di servizi e loro riservato, non esistono momenti di confronto e dibattito con il mondo giovanile, e sembra che la stessa Università non sia fra le sue priorità: è notizia di pochi giorni l’inaugurazione dell’ennesimo polo universitario telematico privato, che non è certo qualcosa che aiuti lo sviluppo del territorio, che avrebbe invece bisogno di una grande risposta pubblica ai suoi problemi.

Oggi, alla vigilia delle riaperture, l’Università di Foggia si mostra in difficoltà. Le risposte da tempo necessarie in merito alla ripartenza delle attività faticano ad arrivare, e non fa certo bene nemmeno il combinato disposto fra la messa a disposizione a titolo oneroso dei suoi spazi per un evento di campagna elettorale e la decisione di rimandare l’avvio delle lezioni del primo semestre.

La città di Foggia però ha bisogno di ripartire proprio da questi fattori: i giovani, l’istruzione, lo sviluppo che parte dalla conoscenza che l’Università potrebbe mettere a disposizione di tutti. Occorre però un forte cambio di passo, sia nelle scelte politiche che nelle attitudini: occorre che queste istituzioni si aprano alla città, accogliendone gli stimoli e avviando la costruzione di una nuova visione di questo territorio. 

 

In mancanza d’altro basterebbero anche due o tre scelte che nel frattempo rendano più sostenibile la frequenza all’università: dalla messa a disposizione di device per lo studio e la didattica a distanza, alla fornitura di libri di testo in formato digitale per assicurare a tutti l’accesso ai saperi, fino alla messa allo studio di nuovi spazi per gli studenti e le studentesse della città. A partire da misure di questo genere si può cominciare un lavoro più grande, che renda Foggia una città a misura di studente e di giovane e, in ultima istanza, una città che possa guardare al futuro con occhi diversi.

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