Sarà una corsa a 5 per le regionali in Puglia del 20 e 21 settembre, a meno di improbabili (al momento) colpi di scena per un’alleanza giallorossa anche in Puglia come a Roma, caldeggiata dal segretario dem Zingaretti e dal deputato sipontino Michele Bordo. Il governatore uscente Michele Emiliano è da tempi non sospetti fautore di alleanze programmatiche con i pentastellati, ma l’idea è sempre stata rispedita al mittente con forza dalla candidata 5 stelle Antonella Laricchia, reduce da 5 anni di opposizione molto dura in consiglio regionale.
Al momento dunque questa ipotesi è molto lontana, così come l’eventualità di una sostituzione di Emiliano, caldeggiata da Italia Viva per scongiurare una candidatura in solitaria dei renziani; pertanto i nomi in corsa nell’area governativa saranno l’uscente governatore Michele Emiliano sostenuto da Pd, sinistra con Leu, Verdi, altri movimenti e sue civiche trasversali, e vincitore delle primarie di centrosinistra di gennaio; la pentastellata Antonella Laricchia che presenterà anche una lista civica insieme a quella storica del Movimento ed il sottosegretario al Ministero degli affari esteri e deputato Ivan Scalfarotto sostenuto da Italia Viva, Azione di Carlo Calenda e Più Europa.
Dall’altra parte della barricata il centrodestra unito attorno alla figura di Raffaele Fitto, imposto da Giorgia Meloni dopo travagliate trattative, con Salvini ed i salviniani che hanno dovuto incassare il colpo della mancata nomination di Nuccio Altieri. Dopo la divisione del 2015 quando il centrodestra si presentò diviso con la Poli Bortone e Schittulli, il nome di Fitto è stato scelto per cercare di riprendersi la Puglia dopo 15 anni di centrosinistra.
In posizione indipendente il fuoriuscito pentastellato Mario Conca, con la sua civica Cittadini Pugliesi, appoggiata dall’onorevole Antonio Tasso e da tutti i grillini delusi (o espulsi).
Le elezioni di settembre saranno una competizione “strana”, condizionata dal fattore Covid, e dai suoi vincoli stringenti in fatto di campagna elettorale ed organizzazione territoriale. Un altro fattore da sottolineare sarà quello dell’affluenza che potrà far pendere sensibilmente la bilancia del consenso.
I nomi in ballo per lo scranno da governatore non brillano certo per novità o per rinnovamento. La scelta dei renziani dovrebbe sottrarre pochi voti al governatore in carica, ma potrebbe ugualmente creare disorientamento nell’elettorato di Emiliano.
A differenza delle ultime tornate elettorali, Emiliano non potrà contare su partiti solidi, fatta eccezione per il Pd. Le sue sono liste personali o comunque cartelli elettorali creati dai portatori di consenso trasversali, senza disdegnare puntate anche nello schieramento opposto.
Le liste “emiliane” dovrebbero essere tra le sei o sette: il Partito Democratico con Paolo Campo che si ripropone dopo l’elezione a consigliere del 2015, e capogruppo regionale Pd uscente e Raffaele Piemontese, plenipotenziario assessore in questi 5 anni; Senso Civico, Popolari per la Puglia, Italia in Comune, la Forza della Puglia verde e solidale, CON e la Puglia per Emiliano. Innocenza Starace dovrebbe essere candidata in una di queste liste personali del sindaco di Puglia.
La partita sarà contro l’europarlamentare Raffaele Fitto, che torna a concorrere da governatore quindici anni dopo la sorprendente ed epocale sconfitta (per i famosi 14mila voti) contro Nichi Vendola, che nel 2005 fece della Puglia il laboratorio politico di un nuovo centrosinistra. Fitto, questa volta con la casacca meloniana di Fratelli d’Italia, parte con l’appoggio dei 3 partiti più strutturati di centrodestra (alla Meloni si aggiungono Lega e Forza Italia), ai quali si uniranno 2 o 3 liste civiche, con una sicuramente con il nome Fitto presidente, in cui potrebbero confluire anche i leghisti di Caroppo.
Fratelli d’Italia ha chiuso da tempo la propria lista e per Manfredonia riproporrà la candidatura di Lello Castriotta.
In Forza Italia sarà nuovamente della partita il vicepresidente del consiglio regionale Giandiego Gatta, che tenterà ancora la scalata a Via Capruzzi.
Per Ivan Scalfarotto, renziano doc, protagonista di tutte le Leopolda e coordinatore nazionale dei Circoli di Azione Civile, la candidatura nasce per contrastare Michele Emiliano e dopo il no del ministro Bellanova alla candidatura. Attorno a questa scelta sono divampate le polemiche del Pd, non solo per la scelta della corsa in solitaria ed in aperto contrasto con Emiliano, ma per essere un nome paracadutato da Roma senza alcun solido collegamento con il territorio.
Italia Viva starebbe lavorando all’ipotesi di 3 liste, una di Italia Viva appunto, una di Azione e un’altra della società civile. L’obiettivo è quello del 4%, difficile ma non impossibile, andando a pescare nell’elettorato deluso di Emiliano.
Due invece le liste per Antonella Laricchia, che si ripropone dopo il secondo posto del 2015 , con il rischio questa volta abbastanza probabile di veder dimezzato il proprio consenso, stretta fra la crisi dei 5 stelle nazionali ed i voti che porterà via Conca. Per la provincia di Foggia tenta il bis la consigliera regionale Rosa Barone.
Mario Conca, cacciato dal Movimento dopo le Regionarie, tenta la scalata solitaria dopo le lusinghe di Emiliano, Con lui, l’onorevole Tasso ed una parte di grillini delusi.
Nell’attesa di conoscere la collocazione e gli incastri della famiglia Cera, padre e figlio, che hanno comunque già annunciato il balzo nel centrodestra, dopo gli anni nella maggioranza di centrosinistra, i salviniani a Manfredonia dovrebbero essere rappresentati da Cristiano Romani, candidato in pectore, visto a Foggia con Michele La Torre, nel pranzo di Salvini con i leghisti di qualche giorno fa.
Le schermaglie delle regionali non potranno che essere un antipasto delle comunali del 2021 quando terminerà la gestione commissariale di Palazzo San Domenico.
In questa prospettiva la tornata elettorale regionale sarà per Manfredonia una sorta di prima verifica della situazione politica dopo la caduta dell’amministrazione comunale e pertanto un prologo generale per tastare umori e sensazioni dell’elettorato, con la consapevolezza radicata che nella città sipontina ogni tornata elettorale faccia storia a sé, con un consenso sempre molto volatile e liquido, che si vede assestarsi solo nelle comunali. Questa volta per forza di cose sarà tutto diverso, mancano non solo i nomi ma soprattutto un progetto politico del centrosinistra, naufragato nel 2019 e lontano dal riassestarsi.
Tasso non ha fatto mistero, anche se in circostanze ufficiose e circoscritte, di ambire ad una candidatura civica a sindaco con il suo progetto ‘Agiamo’, accompagnato al momento dall’ex consigliere comunale Massimiliano Ritucci, anch’egli nella lista degli ex grillini.
Movimento 5 stelle che a Manfredonia è ormai rappresentato solamente dall’onorevole Francesca Troiano e che avrà come nome di rappresentanza del MeetUp locale alle regionali, Guglielma Lecce.
Incognita ingombrante è la figura di Angelo Riccardi, che con altri 5 ex amministratori locali, tutti con una storia radicata nel centrosinistra della Capitanata e pugliese, ma oggi senza una vera casa politica, hanno deciso di fondare un loro movimento politico chiamato “ ”. Non è chiaro se e come saranno della partita delle regionali, con o senza una candidatura di bandiera in appoggio a Michele Emiliano, ma certamente la sensazione è quella di voler pesare il patrimonio personale di consenso, un tempo molto corposo, ed ora tutto da verificare senza la base di incarichi politici e simboli di partito.
Per Manfredonia sarà molto difficile riottenere una rappresentanza importante in consiglio regionale visto anche che la presenza di due personalità locali è stata per anni una anomalia che difficilmente potrà ripetersi. Il contesto politico e la rilevanza sipontina nella politica di Capitanata è molto diversa anche solo rispetto al 2015 e rivedere sia Gatta che Campo a Bari rientrerebbe nell’alveo delle sorprese. La partita regionale come spesso accaduto si giocherà principalmente sul tema sanità, reso ancora più centrale dall’emergenza Covid, e che è costata la rielezione a Fitto nel 2005 e che resta il tema principale di imputazione per Emiliano, il quale ha accentrato negli anni di governo anche la carica di assessore alla Sanità. La gestione dell’emergenza epidemiologica sarà inoltre un altro banco di prova per Emiliano, con la Puglia che ha retto ma che ha dovuto fare i conti, nei giorni più difficili, con la situazione del proprio sistema sanitario, frutto di scelte alle quali la tornata elettorale di settembre darà le risposte finali.
GS