Oggi nel padiglione istituzionale della Regione Puglia nella Fiera del Levante di Bari si è fatto il punto sull’emergenza Covid nei luoghi di lavoro della sanità, con il workshop “Pandemia Covid-19 in Puglia: la Salute e la Sicurezza nel Servizio Sanitario Regionale”.
Con l’iniziativa si è discusso della gestione e della valutazione del rischio nelle Aziende e negli Enti del SSR e delle le strategie operative e dei modelli per il futuro.
Nel corso del workshop i tecnici regionali (medici del lavoro, esperti di sicurezza) hanno discusso delle criticità e dei punti di forza del sistema al fine di preparare al meglio la Regione per ogni evenienza in stretto coordinamento con tutte le strutture strategiche regionali.
Il workshop è stato organizzato da Regione Puglia, Aress, Protezione civile regionale e Sirgisl (Sistema regionale di gestione integrata della sicurezza sui luoghi di lavoro).
“Il sistema Sanitario Pugliese ha retto sul piano della Sicurezza negli ambienti di Lavoro contribuendo al contenimento della epidemia”. Lo ha detto nell’introduzione Danny Sivo, medico responsabile del SIRGISL, sistema integrato regionale di gestione della sicurezza nei luoghi di lavoro.
“Sono stati 435 – ha proseguito – gli operatori del SSR (meno del 1% del totale), compresi i Medici della Medicina Generale e gli amministrativi, che si sono contagiati durante la epidemia di Coronavirus in Puglia.
La Puglia ha avuto una percentuale di contagiati sul totale di operatori sanitari del 9%, contro una media nazionale del 12%.
I contagi non sono però avvenuti nei reparti COVID (ad altissimo rischio) dove è stata massima l’attenzione da parte del Sistema alla scrupolosa applicazione dei protocolli ed uso dei DPI, ma in reparti diversi.
Inoltre sono stati 40 milioni i pezzi di DPI utilizzati finora in Puglia nel corso dell’emergenza.
La tutela della sicurezza negli ospedali è stata fondamentale nella tenuta della intera epidemia pugliese, per la accertata natura nosocomiale dei primi clusters potenzialmente capaci di innescare e moltiplicare le catene di contagio nel territorio, come avvenuto per SARS e SARS Covid-2 nelle aree del nord Italia inizialmente colpite.
Per questa ragione il SiRGISL, Sistema di Gestione della Salute e Sicurezza sul Lavoro nelle Aziende Sanitarie pubbliche della Regione Puglia, che ha l’obiettivo di integrare con modalità e procedure omogenee su tutta la Regione le variegate dimensioni della Sicurezza in sanità (sicurezza sul lavoro, sorveglianza sanitaria, prevenzione e protezione, rischio clinico), sin dal 29 Gennaio aveva emanato circolari specifiche cui ne sono seguite altre su ogni aspetto dal tipo di Kit da distribuire agli operatori alla formazione alla distribuzione.
L’attività è stata coordinata dal Dipartimento regionale per la Promozione della Salute e dal Dirigente della specifica Task Force Regionale. Fondamentale è stato anche l’apporto dell’esperienza del sistema della Medicina del Lavoro pugliese.
Nel corso dell’epidemia, assieme alla Struttura di Supporto della Protezione Civile, i tecnici SiRGISL attraverso la rete di Medici del Lavoro e Servizi di Prevenzione e Protezione delle ASL e dei principali enti accreditati, hanno svolto una funzione di elaborazione di numerose linee guida e di indirizzo che hanno messo in grado il sistema sanitario di operare omogeneamente sul territorio.
Nei giorni passati dall’inizio dell’epidemia il SiRGISL ha supportato la Protezione Civile e le ASL e Policlinici grazie ad algoritmi di consumo nella distribuzione di circa 40 milioni di pezzi tra DPI e Dispositivi Medici; i tecnici del SiRGISL assieme alla Protezione Civile hanno contribuito alle procedure di validazione INAIL nel rispetto delle nuove normative specifiche varate a seguito della grande penuria di DPI che ha reso necessaria l’importazione dalla Cina.
Le Farmacie di tutte le aziende hanno scambiato milioni di dispositivi settimanalmente al fine di garantire la omogeneità dei Kit di DPI necessari sull’intero territorio.
Nel periodo pregresso sono state valutate assieme alla Protezione Civile la dotazione dei DPI anche per USCA ed RSA ed altri soggetti”.
“In questo momento – ha detto il prof. Pier Luigi Lopalco, coordinatore per l’emergenza epidemiologica in Puglia – ci stiamo lasciando alle spalle l’emergenza sanitaria. E’ il momento di fare i bilanci. E i bilanci non servono per dire che siamo stati bravi o non lo siamo stati. Servono per dire quel che ha funzionato e quel che non ha funzionato. Perché quello che ci aspetta è probabilmente un momento di prevenzione ancora più serrata. Dal primo bilancio possiamo dire che il sistema Puglia ha funzionato: contro una media del 12% dei casi a livello nazionale che hanno riguardato operatori sanitari, in Puglia ne abbiamo solo il 9%. Questo significa che le misure di prevenzione e protezione messe in atto negli ospedali sono state precoci e hanno funzionato. Ragioneremo anche su quello che dovrà essere migliorato per prepararci a quello che un po’ tutti temiamo, ovvero l’arrivo del freddo e dell’autunno”.
Per Giovanni Gorgoni, direttore generale dell’AReSS, “il bilancio è per molti versi soddisfacente dal punto di vista della gestione coordinata della sicurezza. Il fatto di aver avuto già un presidio integrato della sicurezza in Regione prima dell’emergenza infettiva sicuramente ha aiutato per il presidio quantitativo dei dati, per l’intelligence dei numeri. E’ stato poco evidente ma è stato un lavoro molto accurato e professionale. Ha funzionato anche la capacità degli operatori nelle strutture di contenere l’infezione. Ha funzionato anche il coordinamento degli approvvigionamenti dei DPI in un momento in cui c’era una scarsità mondiale. E’ il momento della ricostruzione: dobbiamo pensare in maniera laterale per darci nuovi ruoli. Hanno funzionato anche i dipartimenti di prevenzione, queste sconosciutissime articolazioni del servizio sanitario, che si sono prestati ad una emergenza che finora avevamo solo letto nei libri. Per la prevenzione nel fondo sanitario nazionale c’è solo il 5% dei fondi: con il senno di poi è decisamente ridicolo, visto che la prevenzione ha rappresentato almeno il 70-80% del successo per il contenimento dell’epidemia”.
Per il prof. Luigi Vimercati, direttore della scuola di specalizzazione in Medicina del Lavoro dell’Università di Bari, “l’Università ha avuto un approccio multidisciplinare alla problematica, come il Sars Cov 2 richiedeva, e c’è stata questa interazione tra professionisti che ha consentito prima dei primi casi Covid in Puglia, di arrivare preparati. Avevamo già così un ospedale con percorsi diversificati e norme di prevenzione per la salute dei lavoratori con i DPI per le manovre a rischio. Il contenimento – come abbiamo fatto al Policlinico di Bari – ha consentito di evitare quello che andava evitato, ossia la presenza di focolai in ospedale. L’assenza di focolai ha consentito di non far propagare in un setting assistenziale il virus. Questo ha giovato al sistema sia per la cura dei pazienti, sia per la bassisima incidenza di contagi che abbiamo registrato al Policlinico”.