Resta nel dubbio se il mega deposito GPL, progettato vent’anni fa dall’allora Società ISOSAR, poi Energas, incomba ancora sul nostro territorio. Il progetto iniziale, incompleto e impreciso sulla questione della sicurezza e dell’impatto ambientale, ricevette le autorizzazioni dall’allora governo Vendola. In seguito, le associazioni ambientaliste, i vari comitati, la politica locale e il Comune di Manfredonia coinvolsero il più possibile la popolazione nel processo di decision making, giungendo prima con la raccolta di ben 8000 firme poi con l’indizione del referendum il 13 novembre 2016 per manifestare il netto diniego “sull’installazione del mega deposito di Gas costiero, da parte di Energas, a rischio d’incidente rilevante e composto da 12 serbatoi della capienza di 60.000 mc nel territorio di Manfredonia”. All’epoca, il sig. Diamante Menale, presidente dell’Energas, rispose al quesito referendario, sostenendo che “Il sito era stato progettato secondo le più avanzate tecnologie. Il gasdotto sarà completamente interrato con il sistema all’avanguardia T.O.C. che riduce al minimo l’impatto sull’ambiente”. Inizialmente le Istituzioni locali e nazionali non si opposero al suddetto progetto. Poi, grazie al forte dissenso popolare manifestato platealmente con il referendum, la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le Province di Barletta-Andria-Trani e Foggia e il Ministero per i Beni e le Attività Culturali annullarono in autotutela il proprio parere con provvedimento del 6.12.2018. Così il Presidente Menale rispose contro tale annullamento con un ricorso legale, conclusosi con sentenza pubblicata il 3 gennaio 2020. Il TAR Puglia ha dichiarato inammissibile il ricorso del 2019 proposto da Energas S.p.A. La Regione Puglia, nel prendere atto della contrarietà del Comune di Manfredonia all’installazione del deposito GPL, ha fatto presente più volte che si allineerà alle determinazioni dell’ente locale. “Sulla stessa linea sono le dichiarazioni del Ministro Patuanelli, – sostiene l’On Tasso – da me interrogato nel corso del “Question Time” in diretta TV il 2 ottobre 2019. Adesso mi aspetto che tutti siano coerenti con quanto dichiarato. Se così fosse, la questione Energas potrebbe davvero chiudersi”. La popolazione di Manfredonia già allora ribadì, con il referendum, il secco NO al ricatto del lavoro e alle industrie impattanti a danno della sicurezza e della salute dei cittadini e del territorio. Si sta ancora pagando lo scotto degli errori commessi quarant’anni fa con l’insediamento del petrolchimico Anic. E’ bene non commetterne altri. Oggi le politiche di sviluppo dovrebbero mirare alla salvaguardia dell’ambiente che può andare di pari passo con gli insediamenti produttivi, in sintonia con la vocazione turistica, artigianale e paesaggistica del territorio. Scacciamo nuovi presumibili pericolosi insediamenti produttivi, ma allo stesso tempo occorrerebbe una politica sociale volta alla promozione e all’accoglienza di quelle aziende compatibili con il territorio, da insediare nelle nostre aree industriali ed artigianali che potrebbero dare un po’ di ossigeno all’economia e all’occupazione locale.
di Grazia Amoruso