Italia in Comune guarda da sempre con attenzione ai temi ambientali che investono la nostra provincia. In particolare, desta per noi preoccupazione la situazione del Parco Nazionale del Gargano che, a ormai 25 anni dalla sua istituzione, continua a non esprimere una chiara visione di sviluppo e valorizzazione del territorio, preservandone nel contempo le peculiarità naturalistiche. A quasi un anno dalla sua nomina, non ancora si vede infatti quale direzione il nuovo presidente Pazienza voglia far prendere all’Ente che rappresenta ed anzi, sembra che sia più interessato ad alimentare tensioni e conflittualità improduttive piuttosto che creare alleanze e sinergie.
Appare perfino inutile ricordare l’importanza strategica di questo ente per indirizzare logiche di sviluppo sostenibile che avrebbero importantissimi riverberi non solo nell’ambito della Montagna Sacra, ma per tutta la Capitanata. E invece assistiamo al perdurare dell’abbandono delle aree interne del Gargano e al sempre crescente scetticismo degli operatori del comparto agro-silvo-pastorale che non trovano nell’Istituzione Parco quelle risposte innovative ai problemi di convivenza tra le loro attività e la presenza della fauna selvatica. Risposte innovative che dovrebbero basarsi sulla valorizzazione turistica di entrambe queste componenti fondamentali per un’area parco e che invece appaiono lontanissime dal linguaggio che lo stesso presidente Pazienza ha scelto di utilizzare per parlare di questo problema, riferendosi a brutali attacchi di branchi di lupi e stragi di pecore.
Sembra di sentire, certamente per caso, l’eco delle recenti parole dell’On. Massimo Casanova in riferimento ai lupi sul Gargano: “È evidente il pericolo che costituisce l’avvicinarsi all’uomo di questi animali. Pensate alla spiaggia, alle famiglie, ai bambini. Alle possibili ed imprevedibili conseguenze”. Argomentazioni, queste, prive di qualsiasi riscontro scientifico e sicuramente dannose per il comparto turistico del Gargano perché generano inutili paure invece che valorizzare la presenza di questi animali come si sta facendo in altri parchi. Per Italia in Comune occorrerebbe invece favorire alleanze tra agricoltori, allevatori, operatori turistici e operatori dell’ambiente in modo da creare valore aggiunto sia nel settore primario che terziario, contribuendo alla destagionalizzazione e alla decongestione delle aree costiere. Insomma, il Parco dovrebbe iniziare a capire che il suo ruolo è quello di programmare, coordinare, stimolare, innovare e non limitarsi a fare da cassa di risonanza di ataviche paure e luoghi comuni o a distribuire a pioggia i fondi del proprio bilancio senza una visione complessiva.
Tutte argomentazioni scritte ormai da una quindicina d’anni nel Piano del Parco sul cui iter di approvazione, incagliatosi non si sa dove, il presidente Pazienza non ha ancora fatto conoscere il suo pensiero.
Dipartimento Ambiente
Italia in Comune