Le associazioni AIAB (Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica), CAI, Pro-Natura, WWF esprimono sconcerto e preoccupazione per l’improvvida iniziativa del presidente del Parco Nazionale del Gargano, prof. Pasquale Pazienza, volta a sostenere l’abbruciatura dei residui di potatura degli olivi, una pratica obsoleta, pericolosa e dannosa.
Sebbene, infatti, dalla notte dei tempi il fuoco abbia avuto un largo uso in agricoltura, da oltre vent’anni, con il progredire di mezzi tecnici e con la diffusione di metodi colturali più moderni, questa pratica è considerata da abbandonare. Purtroppo il fuoco viene ancora impiegato in periodi che coincidono con quelli di maggior rischio per gli incendi di habitat naturali e non è un caso che il suo utilizzo in campo agricolo sia stato vietato nei siti Natura 2000 e nelle aree protette. È noto infatti che molti degli incendi colposi sono riconducibili a comportamenti negligenti nell’ambito dell’agricoltura, creando danni irreparabili soprattutto nelle aree mediterranee come il Gargano. La vulnerabilità diventa ancora più devastante in ambienti di lavoro con scarsa organizzazione e con una diffusa mancanza di consapevolezza del problema; spesso infatti, insieme al materiale vegetale, vengono bruciati anche altri materiali come legna trattata e plastica che liberano nell’aria polveri sottili, sostanze dannose e cancerogene.
Ma l’abbruciatura delle ramaglie è anche in contraddizione con tutte le iniziative che vengono messe in campo per contrastare l’emergenza climatica e quella sanitaria legata al COVID-19. Infatti questa pratica aumenta inutilmente le concentrazioni di gas serra, responsabili del surriscaldamento globale, e di polveri sottili, che potrebbero contribuire alla diffusione del virus. Non a caso il comune di Mattinata ha appena emesso un’ordinanza che vieta la combustione di residui vegetali proprio in relazione all’emergenza sanitaria.
Senza contare gli ulteriori risvolti negativi che la ripresa di questa pratica tornerebbe ad avere sul turismo rurale che per primo un Parco nazionale dovrebbe tutelare e stimolare, soprattutto in questa fase storica che vedrà protagonista il turismo lento, destagionalizzato e rurale, vera opportunità per un territorio come il Gargano. Ancora tutti ricordano la piana di Mattinata immersa in una nebbia fumosa a causa dei fuochi accesi negli uliveti e i turisti scandalizzati che scappavano, mentre i residenti erano costretti a respirare i residui della combustione.
L’iniziativa solitaria del presidente Pazienza – che, prima di proporla, ancora una volta non si è confrontato con tutti gli stakeholders, facendo leva su un documento tecnico-scientifico al momento non reperibile – mostra una preoccupante tendenza all’autoreferenzialità che purtroppo non lascia ben sperare per il futuro.
Per le associazioni AIAB, CAI, Pro-Natura e WWF il Parco Nazionale del Gargano, invece di rifugiarsi nella demagogica scorciatoia del ritorno al passato, dovrebbe farsi attento custode delle norme vigenti nei siti Natura 2000 e nelle aree protette e, ancor più, promotore e facilitatore dell’applicazione di tali norme, sostenendo gli agricoltori nelle buone pratiche consigliate anche in aree non protette (in assenza di controindicazioni fitosanitarie) che, nello specifico, prevedono il riutilizzo dei residui di potatura per restituire sostanza organica ai suoli, migliorandone così la struttura e le funzioni e riducendo la necessità di ricorso a fertilizzanti.
Quindi, prima anche solo di pensare di chiedere la “rivisitazione” di una norma regionale volta a conservare la biodiversità degli agroecosistemi, l’Ente Parco dovrebbe invece chiedere alla Regione Puglia una più efficace programmazione dei prossimi fondi PSR (PAC post 2020), in particolare nel garantire il finanziamento, e quindi una più agevole applicazione da parte degli agricoltori, delle Misure di Conservazione vigenti nei siti Natura 2000 e nelle Aree protette, anche con il necessario aggiornamento del PAF (Prioritized Action Framework) regionale, e così sostenere nei fatti il mondo agricolo e l’agricoltura sostenibile nel Parco.
Senza contare, infine, che il Parco potrebbe supportare anche soluzioni innovative sul tema dei residui vegetali in favore del mondo agricolo, in un’ottica di sostenibilità ecologica e anche di economia circolare, sia investendo somme del proprio bilancio che favorendo l’accesso degli agricoltori ai fondi PSR, ad esempio nella produzione di compost, in modo da conservare e incrementare le Aree agricole ad Alto Valore Naturale (AVN) presenti nel suo territorio.
Invitiamo pertanto il presidente Pazienza a ritirare la proposta e a confrontarsi in futuro con tutti gli attori del territorio per evitare di proporre iniziative contrarie alla mission dell’ente da lui presieduto.