In questi giorni il dibattito pubblico in città è incentrato sulle soluzioni adottate nella fase 2, sulla ricerca di mascherine o di come isolarsi quando saremo sotto l’ombrellone.
I sipontini hanno, a nostro avviso, un nodo ben più oneroso da sciogliere che rischia di pregiudicare lo sviluppo economico dell’immediato futuro e per diversi anni ancora.
Infatti, a causa del disavanzo strutturale del bilancio comunale (semplificando, le amministrazioni precedenti hanno sempre speso di più rispetto alle effettive risorse in entrata) frutto di una gestione poco oculata, il nostro Comune si è avvalso del piano di riequilibrio finanziario al fine di evitare il dissesto delle sue casse, passando da comune deficitario a comune in pre-dissesto. In altre parole si è deciso di mettere il bilancio comunale in coma farmacologico e attaccarlo ad un respiratore piuttosto che dichiararne il definitivo decesso.
Dunque, si è proceduto con un piano di riequilibrio che permettesse al comune di rientrare dal disavanzo entro un limite temporale di 10 anni, dal 2018 al 2027.
A tal proposito, come stabilito dalla sentenza della Corte Costituzionale n.18/2019, un eccessivo periodo di tempo per il rientro finanziario (nel caso specifico una dilazione trentennale del deficit così come prevedeva la modifica alla Legge di stabilità 2016) sarebbe stato incostituzionale. Difatti, rimandando irragionevolmente il risanamento dei conti, si andrebbe a generare un aggravio sproporzionato sulle opportunità di crescita delle generazioni future a causa delle mancate risorse necessarie per lo sviluppo del territorio. Dunque, si andrebbe a violare l’equità intergenerazionale della comunità coinvolta.
Anche la nostra città potrebbe essere interessata da questo patto generazionale non equo. Gli errori degli anni passati insieme alle già fragili fondamenta economiche della nostra terra stanno condizionando negativamente la sua ripresa socio-economica ed aggravando sempre più la migrazione demografica della nostra comunità.
Ad oggi, il Comune sembra avvertire alcune difficoltà nell’assolvere funzioni e servizi indispensabili per la comunità sipontina nonostante gli sforzi della Commissione Straordinaria. Basterebbe osservare le condizioni del verde pubblico, delle strade, di alcuni servizi scolastici, della pubblica illuminazione e di altro ancora per rendersi conto dello stato dell’arte attuale e della necessità di impegnare risorse finanziarie che mancano.
A questo si aggiungerebbero le difficoltà che il Comune potrebbe avvertire nell’adottare scelte politiche funzionali alla ripresa del tessuto produttivo della città. Una eventuale riduzione di alcuni tributi locali ed in generale della pressione fiscale nei prossimi mesi, essenziale e vitale per le attività più penalizzate come bar e ristoranti, potrebbe compromettere il risanamento del debito, risultando quindi scelta estremamente difficile (se non impossibile) da adottare per il nostro Comune.
Tutto questo potrebbe evidenziare uno scenario compatibile con l’ipotesi di dissesto come soluzione: quali sarebbero le conseguenze del dissesto?
Al di là di quelle politiche che imporrebbero agli ex amministratori responsabili l’impossibilità di ricoprire incarichi pubblici per 10 anni facendo chiarezza su quanto accaduto, sul piano economico-finanziario si andrebbe a delineare un quadro fiscale con aliquote e tariffe al massimo delle misure consentite. Tuttavia, come noto ai cittadini contribuenti, ad oggi il nostro comune prevede già una simile situazione fiscale con suddette aliquote e di conseguenza le differenze sotto questo aspetto sarebbero irrilevanti.
Dall’altro lato invece ci sarebbe un vantaggio. Difatti, il dissesto permetterebbe alla macchina amministrativa di ripartire da zero, evitando di portare sul groppone un debito insormontabile che condizionerebbe qualsiasi azione politica futura. Dunque, mentre una commissione designata in principio si occuperebbe del disavanzo pregresso, le future amministrazioni frutto della volontà popolare potrebbero operare su un bilancio “risanato”.
In questo momento l’unica alternativa percorribile (almeno nel breve periodo), oltre a beneficiare degli eventuali aiuti che saranno disposti dal governo (tra le misure anche una che esenti temporaneamente bar e ristoranti dalla TOSAP), sembrerebbe quella di prendere in analisi la possibilità di usufruire delle misure offerte da Cassa Depositi e Prestiti (CDP) durante questa emergenza ed infine chiedere aiuti concreti alla regione. La CDP ha difatti avanzato misure per la rinegoziazione dei mutui per gli enti locali liberando risorse fino a 1,4 miliardi di euro per “fronteggiare l’emergenza sanitaria Covid-19” prevedendo eccezionalmente questa possibilità anche per quegli enti morosi o in dissesto che abbiano adottato al momento della domanda il decreto del Ministro dell’interno di cui all’articolo 261, comma 3, del TUEL.
Inoltre, come evidenziato da una lettera inviata dalla Consigliera regionale Rosa Barone alla regione, sarebbe opportuno e necessario uno stanziamento da parte dell’ente regionale di risorse destinate agli enti locali ed in particolar modo a quelli in difficoltà finanziarie, in aggiunta a quanto sarà disposto dal governo centrale, così da consentire a questi di deliberare l’esenzione/riduzione dal pagamento di alcuni tributi (tra questi la Tari) per i periodi di interruzione delle attività economiche.
Quindi, chiediamo alle forze politiche e sociali di questo paese di concentrarsi attorno a questa discussione, valutando le alternative a disposizione, e alle forze istituzionali di fare chiarezza sulle possibilità di sfruttare queste misure di rinegoziazione, sulle relative azioni che si vogliono intraprendere e per quanto possibile, chiarire i tempi e le possibilità di rientro dal debito. Dobbiamo cercare di dare vita alla rinascita di una cittá a cui sono state già bruciate molte possibilità e che non sembra avere a breve, molte alternative a disposizione ed è per questo che urge chiarire la situazione ed intervenire nel più breve tempo possibile.
Attivista del MeetUp 5 Stelle
Gianluca Totaro