Giovedì 21 Novembre 2024

Le ancore, da simbolo di speranza ad arredo urbano a Manfredonia

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Nel linguaggio simbolico dei tatuaggi, il disegno dell’ancora di una nave è sicuramente il più antico e ricco di significati. Sin dai tempi dei greci e dei latini il simbolo dell’ancora era associato ad un’idea di sicurezza e stabilità, il legame di una nave con la terraferma, ciò che permette di rimanere saldi e resistere alle intemperie, con riferimento simbolico ad un segno di resistenza alle condizioni avverse, materiali o dell’animo. Durante il cristianesimo l’ancora si carica di significati spirituali. I primi cristiani se la tatuavano come simbolo segreto della loro fede, sostituendo spesso l’anello da cui passa la corda con una forma di croce, trasformandola così in un simbolo di speranza. Mai come in questo periodo abbiamo bisogno di sicurezza, stabilità, resistenza e soprattutto speranza. Per questo ci è venuto in mente di raccontare la storia delle ancore della nostra città, provenienti dalle navi che, perdendole in mare, le hanno fatte arrivare a noi: e noi le abbiamo utilizzate come arredo urbano. Parliamo di quella che si trova nei pressi della chiesa di Sant’Andrea, nel Villaggio dei pescatori. Questa grandissima ancora è stata forgiata in acciaio nel 1936, riportata in secca dagli americani durante la seconda guerra mondiale, proveniente con ogni probabilità proprio da una nave da guerra. Nel 1960 l’Istituto Autonomo per le Case Popolari della Provincia di Foggia, grazie all’intervento dell’avv. Berardino Tizzani, all’epoca presidente della Provincia di Foggia, finanziò la costruzione del “Villaggio dei pescatori” su un’area concessa dal Demanio Marittimo. Vi venne costruita anche la chiesa di Sant’Andrea e nello spazio antistante posizionata la gigantesca ancora. Quando nel 2002 si decise di sistemare il Lungomare del sole, anche la piazza antistante la chiesa di Sant’Andrea venne valorizzata con il posizionamento della restaurata fontana Piscitelli e il murales realizzato dall’artista Franco Tretola. L’ancora venne rimossa dal posto dove era stata per tanti anni e riposizionata accanto a quella che oggi è la mensa “Pane di vita”. Fu lo stesso Franco Tretola a consigliare di posizionarla dove si può ammirare oggi, a dire il vero un po’ nascosta. Un’altra ancora ha abbellito per molti anni la facciata di quello che una volta era l’Istituto Nautico, poi Liceo Classico e adesso Alberghiero. Anche questa grossa ancora viene dal mare, probabilmente da un trabaccolo. Venne ripescata nel 1964 tra Ippocampo e Zapponeta a 12-13 metri di profondità da un peschereccio chiamato “Bella Incoronata”, appartenente a Donato Nenna, “Nechizze”. Questi era con suo figlio Gaetano e due pescatori, Salvatore Grieco detto “U Zuppe” e Raffaele Gambuto detto “Faiôle Scazzètte”. L’ancora si incagliò nella rete e la distrusse. Quando la tirarono in barca era priva del ceppo, la parte centrale, che originariamente era di legno. La parte mancante venne ricostruita in ferro, e l’ancora posizionata inizialmente davanti all’ingresso della Capitaneria, in piazza Marconi e poi posta davanti all’ingresso di quello che allora era l’Istituto Nautico in viale Miramare. Da qualche anno è stata spostata davanti all’I.I.S.S. Rotundi Fermi. Appigliamoci a questi reperti cittadini, e recuperiamoli dunque nel loro valore simbolico di sicurezza e stabilità.

di Mariantonietta Di Sabato

Grazie a tutti coloro che ci hanno supportato nella ricerca fornendoci informazioni importantissime per ricostruire la nostra storia. Chiunque avesse nuovi dettagli o immagini vi chiediamo di contattarci per rendere più dettagliata la storia della nostra città a beneficio di chi verrà dopo di noi. Tel.

 

La storia del monumento ai caduti in mare a Manfredonia

Ventennale del monumento ai caduti in mare a Manfredonia (Foto)

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