Manfredonia compie 764. Sembrano tanti, ma in effetti sono pochi per la sua storia intensa, ricca di avvenimenti per le tante vicende vissute nei secoli. Dichiarata città regia perché fondata da un re, “il biondo era e bello e di gentile aspetto” di dantesca memoria, Manfredi figlio del grande Federico II. La data presumibile della sua fondazione, il 23 aprile 1256, e non il 1259, come riportato nei “Diurnali” dal cronista Matteo Spinelli. Confutata da altri studiosi, come Raffaello di Sabato, cultore di storia patria e ispettore onorario ai monumenti e scavi di Siponto, che nella sua opera inedita “Manfredonia a vol d’uccello” sostiene: “Il 26 agosto 1251 sbarcava nel nostro porto Re Corrado per occupare il regno paterno; e quivi vi trovava il fratello Manfredi, che gli veniva incontro coi baroni del regno, pronto a rendergli atto d’omaggio dopo aver sottomesse le città ribelli alla dominazione sveva. Il giorno 26 gennaio 1256 Re Manfredi di Svevia, con largo seguito di baroni, poeti, scienziati e sacerdoti, pone la prima pietra e disegna il piano della città nuova. Nell’anno 1258, coi sipontini superstiti e nuclei delle vicine terre pugliesi, lo stesso Manfredi la rende popolosa di tremila famiglie. Nel 1263, con regio diploma “Datum Orte”, le dà il proprio nome, la dichiara “Città di Regio Diritto” e la dota di una zecca per coniare il suo denaro”. La nuova città situata su di un’area di notevoli proporzioni, cinta di possenti mura capaci di respingere il nemico, con all’interno un caseggiato per ospitare le prime famiglie, nel frattempo trasferitesi dai vari centri limitrofi, doveva divenire residenza reale, come Napoli e Palermo, dimora del Vice Re e le alte cariche del Regno delle due Sicilie. La via delle Tribune divide la città in due parti, quella settentrionale verso i monti e quella meridionale verso il mare. Al centro il Palazzo Pretoriano e l’Episcopio. Nel mezzo il Castello e alle parti estreme possenti torrioni a difesa da eventuali attacchi nemici. Nel 1264 ebbero inizio i lavori per la costruzione del castello e delle mura di cinta. Pare che a quel periodo risalga anche la costruzione della Cappella sullo scoglio della Maddalena, adiacente la chiesa di San Domenico. Ordinata da Manfredi quale ringraziamento per essere scampato a una tempesta. Con regio decreto Manfredi ordinò che gli abitanti di Siponto di Civitate e di altre città vicine andassero a popolare la nuova città, offrendo loro immunità per dieci anni. Motivo di far fondere un’enorme campana il cui suono doveva echeggiare a circa cinque miglia per avvertire la popolazione in caso di pericolo. La campana fu poi donata da Carlo II alla Basilica di San Nicola di Bari, per poi essere fusa per battere moneta. Una vecchia leggenda narra che la campana fu rubata dai turchi. Durante il trasporto, forse, per volere divino, a seguito di una tempesta la nave affondò e con essa la campana. Pare anche che il giorno 7 febbraio, festa di S. Lorenzo Maiorano, strani rumori e suoni di campane provenienti dagli abissi marini annunciavano sciagure per Manfredonia. Fin qui la leggenda. Nei secoli la città ha continuato il suo cammino. Nonostante le mutate situazioni ambientali, culturali, sociali e politiche, ha cercato di conservare la sua connotazione originaria, consolidando il feeling con il passato. Il nuovo si fonde con l’antico. Ma solo nel 2015 la città dedica al suo fondatore un monumento.
Matteo di Sabato
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