Una delle attività più diffuse sui social è senza dubbio: la lamentela. Se un tempo eravamo un popolo di poeti, santi e navigatori, oggi siamo un popolo di statisti, di virologi e di critici. C’è da constatare che i social hanno fatto passare l’idea che esista una sorta di democrazia intellettuale, in virtù della quale in tanti si sentono in diritto di commentare qualsiasi argomento proposto, senza avere alla base un briciolo di competenza, ma solo per fomentare dibattiti sterili e poco costruttivi. La mattina, dopo aver offerto consulenze di economia e finanza, i tuttologi del web, sono pronti a criticare gli aiuti del governo e per non escludere nessuno anche quelli della Caritas e di chi sta offrendo il proprio contributo per dare una mano alla comunità, screditando così il lavoro dei tanti volontari e scoraggiando coloro che avrebbero voluto dare un contributo. Il pomeriggio, dopo un bel caffè condiviso sui social, sono pronti a propinare le loro teorie sul complotto Covid-19: è colpa degli americani, progetto dei russi, responsabilità dei cinesi, piano segreto degli israeliani, della Cia, del Kgb, del Mossad. In pratica, secondo i loro studi presso l’“Università del Divano”, il coronavirus è un’apocalisse in provetta, nato da una combinazione genetica per lo sterminio della razza umana. E da una lamentela all’altra, arriva già sera ed eccoli carichi ad accusare il premier Conte di non essere abbastanza incisivo e, dunque, inneggiano all’Esercito nelle strade. Gli stessi, la mattina seguente, chiedono consigli su dove poter fare jogging e la domenica sono a pranzo a casa di mammà perché dopo aver criticato tutti i post di cucina, non sanno nemmeno come si accende un fornello. Anche il Santo Padre in un’omelia ha condannato le lamentele, spiegando che “sono cattive e ci tolgono la speranza”.Salvo Noè, psicologo e psicoterapeuta, autore del best-seller “Vietato lamentarsi”, spiega come le lamentele siano delle sedie a dondolo: ti tengono impegnato, ma non ti portano da nessuna parte. Studi, ricerche e saggi di scienziati illustri hanno dimostrato che una valvola di sfogo è utile, quindi potrebbe risultare anche positivo affidare alle condivisioni sui social qualche lamentela o invettiva, l’importante è che questa non sia l’unica tipologia di contenuto che si condivide, perché la lamentela fine a se stessa rende stupidi… è scientificamente provato.
di Stefania Consiglia Troiano