Mercoledì 25 Dicembre 2024

Il Venerdì Santo al tempo della pandemia: una passione che rigenera passioni (di Mi. Illiceto)

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Oggi venerdì santo per i cristiani si contempla il crocifisso. Che cosa ci può dire questo giorno cruciale del triduo pasquale in questo tempo di pandemia mondiale caratterizzato da paura e angoscia?

L’uomo della croce in fondo è uno che si trova lì per il solo fatto di aver amato: “Dopo aver amato i suoi, li amò fino alla fine” (Gv 13,1). Ma l’amore della croce non è affatto romantico. E di tutt’altra natura. Quello della croce è un amore ferito, che, messo alla prova, non si lascia snaturare.

E allora, per noi che siamo come feriti in questi giorni drammatici e tragici, il messaggio potrebbe essere questo: che l’amore anche se ferito non smette di amare. Le ferite dell’amore diventano feritoie da cui ricominciare. Da cui rialzarsi e ripartire. Perché per ricominciare ci vuole una nuova e inedita forma di passione. Ecco allora il nostro “venerdì santo”: una Passione che rigenera passioni.

La prima ferita che troviamo nel crocifisso è l’incomprensione. L’amore è come “un virgulto …come una radice che cresce in terra arida” Is 53,2). E’ molto più che figlio di poros e di penia come aveva detto il vecchio Platone. E’ virgulto e radice. Il virgulto indica la forza, la radice indica la profondità. Per questo non teme il tempo dell’aridità. L’amore non ha paura del deserto, perché, come aveva capito molto bene Hegel, non teme la negazione. Non prosciuga la vita ma crea il terreno perché essa torni a fiorire. Nel deserto dell’amore altrui l’amore vero resiste e continua ad amare. L’amore non ha paura di camminare nel deserto. Nel tempo in cui nessuno più ama, l’amore continua ad amare.

Come risponde Gesù a questa ferita? Restando. “Se è lui il figlio di Dio scenda dalla croce.”. Ma Lui non si lascia tentare. Non scende. Non scappa, ma rimane inchiodato per colpa dell’amore che nutre per tutta l’umanità. Negato e rinnegato non nega né rinnega.

La seconda ferita è il tradimento. La croce è il luogo dei tradimenti. Anzi dei molti tradimenti. Tradiscono tutti, ciascuno a modo suo. Non solo Giuda, ma anche il resto dei discepoli e la folla osannante di qualche ora prima. Solo le donne restano. Tradire (tradere) in latino vuol dire “consegnare”. Mettere qualcuno nelle mani di un altro. Gesù viene consegnato da Giuda ai sommo sacerdoti e al Sinedrio. Poi dal Sinedrio a Pilato. Poi da Pilato ai suoi crocifissori. Ma Gesù trasforma questa consegna in un atto di donazione dove consegna se stesso al Padre: “Padre nelle tue mani consegno me stesso”. Sulla croce il consegnato si consegna!

Come risponde Gesù a questa seconda ferita? Perdonando. Con il perdono Gesù ci consegna al Padre. Trasforma coloro che lo hanno consegnato, tradendolo, in coloro che vengono consegnati, salvati, al Padre. Alla consegna che tradisce Gesù sostituisce la consegna che redime e salva.

Terza ferita: l’abbandono. “Allora i discepoli lo abbandonarono e fuggirono tutti” (Mc 14,50). Quando la lotta si fa dura la più grande tentazione è recidere i legami, e darsela a gambe. Scappare dall’amore per andare verso un altro amore non è la soluzione, è solo una illusione.. Ma in amore non si cappa, si resta. Non si fa soffrire l’altro, ma ci si fa carico delle sofferenze altrui.

Come risponde Gesù a questa terza ferita? Con il dono. L’amore che viene abbandonato non abbandona. Lui riesce a trasformare l’abbandono in dono.

Quarta ferita: la delusione. “Pensavamo fosse lui, e invece”. Così dicono i discepoli di Emmaus. Quanto nessuno più crede in te e nell’amore che hai dato, allora cominci a dubitare di tutto quello che hai fatto. La croce è il luogo dei dubbi: di sé, degli altri, della propria opera. Per Gesù il dubbio si insinua perfino nella relazione con il Padre che pare averlo anch’egli dimenticato. E il dolore di Gesù sta in questo dubbio radicale: smettere di credere in quell’amore che fino ad allora aveva saputo dare e che era stato la ragione di tutta la sua vita: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita” (Gv 15,13).

Come risponde Gesù a questa quarta ferita? Ridando senso a ciò a cui è stato tolo il senso. Alla delusione che vuole togliere senso alla logica dell’amore, il crocifisso ridona senso all’amore non più creduto. Gesù riscrive la grammatica dell’amore, ci offre un nuovo alfabeto con il quale ci dice che in amore vince chi perde. Chi, dando all’altro il permesso di sbagliare, in fondo poi lo costringe a cambiare e ritornare sui suoi passi. E’ così che nascono i cambiamenti.

In definitiva, ecco un messaggio che questo venerdì santo può offrirci in questo tempo di pandemia. Siamo tutti stati feriti in ogni cosa perché, messi alla prova sotto ogni punto di vista, siamo come costretti a tornare sui nostri passi. A rifare il cammino, nella convinzione che l’amore che prima ci ha feriti è lo stesso che poi ci guarisce!

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