L’appello nei giorni scorsi di Giandiego Gatta, vice Presidente della Regione Puglia, rivolto ad Emiliano e più volte reiterato fino alla conferenza dei capigruppo del 25 marzo, è stato di coinvolgere, nella guerra al Coronavirus, l’ospedale di Manfredonia, per il contributo che oggi il nosocomio sipontino potrebbe dare alla lotta al Coronavirus. Afferma Gatta: “Le misure previste nel Piano di Emergenza indicato nella circolare del Ministero della Salute, prevedono un incremento del 50% dei posti letto per le Rianimazioni ed il 100% per le Terapie Subintensive. In tempi brevi sarebbe possibile attrezzare l’ospedale di Manfredonia per cura intensiva e semintensiva per l’emergenza da Coronavirus. In questo momento presso il nosocomio sipontino vi sono circa 120 posti letto, unità operative non più funzionanti o momentaneamente “sospese” (gastroenterologia ed ortopedia), ed altre poco utilizzate (ginecologia), che possono, dopo idonea trasformazione (acquisto di respiratori e cpap) essere trasformati in posti letto (camere singole) per cura intensiva e semintensiva. In particolare, il reparto di Ginecologia, sia per predisposizioni già esistenti (sale operatorie nello stesso reparto, terminate e MAI utilizzate), sia per l’ottima ubicazione (è isolato da tutti gli altri reparti, ubicato al di sotto delle sale operatorie e al di sopra del pronto soccorso), sia perché collegato ai suddetti reparti da ascensore, scala interna e scala esterna, potrebbe essere riconvertito in brevissimo tempo in Rianimazione o Terapia Sub-intensiva. “Il personale non è sufficiente”, dice qualcuno, quasi a giustificare le scellerate politiche sanitarie degli ultimi anni, che ci hanno condotto a tanto. Ebbene, le risorse umane occorrenti si possono e si devono trovare, com’è stato fatto per altre realtà ospedaliere, creando équipe multidisciplinari con anestesisti competenti che le dirigano. Si stanno creando ospedali dal nulla, si stanno munendo altre realtà di respiratori, probabilmente (e si spera!) in eccesso rispetto a ciò che servirà, si sono ricompresi (giustamente) ospedali come Casa Sollievo, inizialmente esclusa, tra quelli Covid, e per ultimo anche Cerignola. Perché non farlo da noi? Qualche giorno fa il direttore di Malattie Infettive del Policlinico di Bari, a specifica domanda rispondeva: – il piano di riordino sanitario deriva da considerazioni non solo tecniche ma anche politiche e di opportunità-. Il che significa che il diniego della Regione a dare un ruolo, un senso, e persino dignità, al nostro ospedale, muove da considerazioni che, più che tecniche, sono politiche, aggiungerei di certa cattiva politica che antepone gli interessi e le logiche di partito rispetto a quelle della tutela della nostra comunità”.
Paolo Campo, consigliere regionale PD, con forza ha portato avanti in questi giorni di emergenza pandemica il principio secondo il quale l’Ospedale di Manfredonia non è attrezzabile come presidio Covid. “E’ del tutto naturale che in queste settimane la discussione sull’efficienza della nostra sanità occupi uno spazio importante. E’ naturale e legittimo. Vengono a galla problemi antichi, ma ormai non può più dubitarsi di alcune verità. La sanità deve essere pubblica. L’ideologia liberista che si è affermata nel ventennio berlusconiano si è rivelata fallace. Il continuo richiamo al miracoloso modello “lombardo” ha mostrato tutti i suoi limiti. La baggianata federalista di cui si è nutrita una larga parte del Paese dagli anni novanta in poi si è appunto rivelata tale; l’epidemia ha chiaramente detto che vi è bisogno di un sistema sanitario in cui lo Stato deve svolgere appieno la sua funzione perequatrice. La spesa sanitaria pro-capite deve essere uguale su tutto il territorio nazionale; è sacrosanto responsabilizzare le regioni del Sud che hanno accumulato ritardi, ma non si può chiedere ai cittadini meridionali di sopportare il peso atavico di un grave squilibrio territoriale imponendo, come nel caso della Puglia, piani di rientro che durano da un decennio. A partire da queste premesse l’epidemia deve insegnarci quanto ancora sia fragile nel nostro Paese la rete della medicina territoriale, che invece per la sua natura preventiva e “di prossimità” sarebbe in grado di intercettare prima e meglio il bisogno di salute dei cittadini, ed eviterebbe i costi enormi che l’eccesso di ospedalizzazione produce. Questo vale anche per la nostra città. Il sistema sanitario territoriale va qualificato e potenziato, quanto al nostro ospedale – che in questi anni ho difeso con i denti – esso deve svolgere appieno la funzione assegnatagli nel contesto della rete regionale, ma deve essere messo in grado di farlo al meglio. Servono personale e attrezzature moderne. Se tutti condividessimo la “diagnosi” forse potremmo aprire una discussione proficua su cosa è necessario fare e con quali strumenti. Se invece in tanti continueranno a prediligere lo sport della polemica fine a se stessa a seconda della partita che si trovano a giocare, dubito che la nostra discussione farà molti passi in avanti”.
Vogliamo il reparto covid a Manfredonia. L’ospedale lo teniamo e non possiamo aspettare che si liberano i posti a Foggia e a San Giovanni. Campo tu ed Emiliano ci avete affossato
Campo tu hai difeso l’ospedale?? Ma mi faccia il piacere diceva Totò. L’ospedale lo ha difeso solo Angelo Riccardi con Gatta. Tu hai solo tradito la città
Campo tu e i tuoi compagni avete distrutto l’ospedale. Dici solo cavolate inutili e la butti sempre sulla politica. Si propr nu cmunist
Campo dice solo parole…parole….parole….
Campo anziché pensare all’ospedale di Manfredonia sta a pensare a Berlusconi…. AVETE DISTRUTTO LA SANITÀ E PARLATE!!!