Lunedì 4 Novembre 2024

Arginiamo il Coronavirus, restiamo a casa. La testimonianza del dott. Paolo Aulisa

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La televisione, i social, le radio: non si parla d’altro, il Coronavirus. Ovunque si leggono informazioni per potersi proteggere dal contagio: lavarsi le mani, restare a casa, uscire solo se necessario e, nel caso, stare lontani l’uno dall’altro, non andare in posti affollati e indossare le mascherine. Ne abbiamo parlato con il nostro concittadino dott. Paolo Aulisa, che con molta disponibilità ha accettato di raccontarci la sua esperienza, cosa per cui lo ringraziamo. Specializzato in chirurgia d’emergenza, il dott. Aulisa lavora da undici anni all’Ospedale Maggiore di Cremona. Con grande chiarezza ci ha spiegato che il Coronavirus è un virus altamente contagioso, difficilmente contenibile, e che si sta facendo molta fatica ad arginare. Il problema più grave è che l’epidemia avanza in maniera violenta e causa polmoniti piuttosto aggressive, la cui progressione è velocissima, in una percentuale abbastanza elevata di casi, anche se le stime danno solo il 10 %. Anche se molti casi positivi sono asintomatici o poco sintomatici, è anche vero che tanti altri necessitano urgentemente di un supporto di ventilazione avanzata di tipo invasivo o non invasivo. Nell’Ospedale Maggiore di Cremona la situazione è drammatica; come in tutti gli ospedali d’Italia, tutti gli specialisti, di ogni reparto, sono impiegati in prima linea per cercare di arginare l’avanzata incontrollabile di questo virus. Le dieci sale operatorie sono bloccate; i chirurghi possono operare con grande fatica solo i casi più drammatici, perché anche i ventilatori presenti nelle sale operatorie (13/14) sono quasi del tutto utilizzati per i pazienti che non respirano. Ci sono almeno trecentocinquanta ricoverati per Coronavirus. Di questi una cinquantina vengono ventilati, ma ce ne sono altrettanti che avrebbero bisogno dello stesso trattamento, e purtroppo si fa fatica a reperire i ventilatori necessari per aiutare tutti coloro che ne avrebbero necessità. In più, ci ha detto il dott. Aulisa, in questo momento in Pronto Soccorso ci sono almeno sessanta persone che attendono che si liberi un posto letto per poter essere ricoverate (cosa ora impossibile), a cui se ne aggiungono una quarantina che devono essere ancora valutate. Qualcuno aspetta da due giorni. Non esiste una terapia antivirale specifica per il Coronavirus; si usano cocktail di farmaci che venivano usati in passato per altre malattie virali e sembra abbiano effetti positivi, anche se non ci sono certezze scientifiche in merito. La cosa più importante in questo momento è cercare di ventilare il paziente finché non riesce a respirare autonomamente. Poiché i ventilatori non sono sufficienti, per poter coprire tutti i malati, che aumentano di giorno in giorno, l’unica possibilità che abbiamo è quella di cercare di arginare al massimo il contagio, dando così modo ai sanitari di gestire i ventilatori per curare la gente già contagiata e già in ospedale. Nessuno è immune. I casi più gravi non sono solo quelli delle persone anziane; ci sono tante persone giovani con quadri respiratori compromessi, e se non avranno la possibilità di essere attaccate ad un sistema di ventilazione potrebbero non riuscire a guarire. Gli epidemiologi dicono che non si è ancora giunti al picco dell’epidemia, anche se gli ospedali del Nord sono ormai saturi. Il picco si raggiungerà forse tra una settimana/dieci giorni o al massimo tra due settimane. Il contagio potrebbe spostarsi in altre zone. Pertanto gli abitanti delle regioni dove non ancora si è diffusa la malattia devono cercare di attenersi il più possibile alle precauzioni dettate dal Governo. Quindi, lo ripetiamo, stare a casa, uscire solo per necessità, mantenere le distanze, lavarsi le mani, usare la mascherina e bere bevande calde che possono aiutare a disattivare il virus. A tutto ciò vorremmo aggiungere un sentito ringraziamento e una grande manifestazione di stima nei confronti di tutti gli operatori sanitari e della Protezione Civile per il grande lavoro che stanno facendo per preservare la nostra salute, senza dimenticare l’impegno e l’abnegazione delle forze dell’ordine. Adesso, però, tutto dipende da noi.

di Mariantonietta Di Sabato

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