Siamo stufi di commentare le prese di posizione pro Energas, ma all’ultima chicca a firma di Annarita Di Giorgio, dal titolo “Alla transizione serve il gas. Ma c’è chi si oppone. Il caso Energas”, non si può non rispondere, perché ha avuto un risalto mediatico che non meritava, data la fonte e la confusione che mostra in notizie fuorvianti e subdole.
FALSO che “il GPL sia considerato come una fonte di energia tra le più pulite, poiché non inquina il suolo, l’acqua e le falde”. Esso, come dice, Greenpeace “ci viene venduto come energia pulita, ma pulito non è affatto” perché rientra tra i fossili che tanto influiscono sui cambiamenti climatici”.
Il rapporto della società Artelys di Bruxelles, da poco pubblicato, afferma che “l’UE non ha bisogno di gas fossile per salvaguardare la sicurezza dell’approvvigionamento energetico” perciò il progetto ENERGAS non è strategico come non lo sono tanti altri progetti inseriti nel piano strategico energetico (PNIEC)
Certamente non è sicuro in quanto non esiste al mondo una tecnologia a rischio zero. E allora come si può pensare di allocare il più grande serbatoio d’Europa con una capacità di 60.000 mc, una quantità di gas altamente infiammabile alle porte di una città, tale da poterla cancellare in caso di incidente rilevante?
FALSO poi che “non avrà alcuna influenza sull’ambiente marino e neppure sulle attività connesse ”. Come abbiamo già ribadito, perchè il GPL dalle navi gasiere sia immesso nel gasdotto dalla temperatura di -42°C deve essere portato, previo riscaldamento, a quella di circa 0°C con l’acqua di mare. Questa operazione crea uno “shok Termico” che, insieme a tutto il sistema di pompaggio dell’acqua di mare per alimentare lo scambiatore, altera l’ecosistema con la distruzione di tutti i sistemi cellulari presenti nell’acqua.
E poi pensate che la gestione dei bomboloni non implichi nessuna forma di inquinamento del suolo, delle falde acquifere? Nel verbale del CTR del 2015 alla prescrizione 1.D.1.01 si può rilevare che la manutenzione dei serbatoi prevede sicuramente scarichi inquinanti.
Che dire poi degli effetti del cloro usato nello scambiatore di calore per evitare la formazione del calcare? distrugge il plancton e attraverso la catena alimentare danneggia la salute di noi cittadini
L’Altro problema, non meno grave, che ci poniamo è quello della dismissione dell’impianto. L’Azienda prevede una durata dell’impianto tra i 30 e i 50 anni, salvo cambiamenti negli scenari delle politiche energetiche nazionali e Comunitarie o mondiali. Segnala che provvederà allo smantellamento degli impianti, ma non quantifica i costi di tale operazione, né si parla di un accantonamento preventivo delle somme necessarie allo scopo, né della bonifica e del ripristino dell’area.
L’esperienza maturata con l’EniChem e la difficoltà a far effettuare anche quella pur minima bonifica industriale barattata dai nostri politici per far posto ai capannoni del Contro D’Area, ci induce a credere che ci ritroveremo fra qualche anno con una area di pregio deturpata e inquinata per sempre.
Bastaaaaaaa…….! non vogliamo più sacrificare le nostre vite per una economia della morte per tutti e guadagni per pochi.
Altre sono le possibilità e le potenzialità per rilanciare la nostra economia:
recupero e valorizzazione del centro storico; adeguamento delle case alle normative per il risparmio energetico; recupero e rammendo delle periferie con finanziamenti europei; rilancio del turismo attraverso la valorizzazione della meravigliosa spiaggia di Siponto, costringendo, tutti insieme, l’AQP a risolvere una volta per tutte il problema dell’inquinamento del torrente Candelaro con l’adeguamento dei depuratori che immettono nello stesso; affidamento dei capannoni della zona industriale ad aziende del nostro territorio che vogliono farvi imprese per la lavorazione e la conservazione dei prodotti della nostra terra, del nostro mare, e tanto altro ancora si può fare, senza sacrificare ancora una volta la nostra terra e la nostra salute sull’altare del malaffare, di interessi inconfessabili e del profitto ad ogni costo.
MANFREDONIA NUOVA