La mensa dell’altare della Basilica di Santa Maria Maggiore è costituita da uno dei reperti storici più interessanti sotto il profilo storico artistico e simbolico della Siponto Antica.
La campagna di scavo del 1970 ha restituito questo prezioso sarcofago altomedievale. Scavato in un unico blocco marmoreo “bigio antico” proveniente con tutta probabilità dall’Asia minore, il sarcofago sipontino è stato attribuito ad artisti della tradizione scultorea costantinopolitana, attivi tra la fine del VI e l’inizio del VII Sec. d.C. (M.Mazzei).
Era stato utilizzato come nucleo dell’altare barocco, che nella campagna di restauro degli anni ’70 è stato rimosso e dal quale è venuto alla luce.
La cassa presenta la parte frontale suddivisa in riquadri; nei tre centrali compaiono altrettante croci latine profilate le cui estremità sono arricchite da sottili volute, mentre i bracci di ancore si innestano quasi alla base delle croci di destra e di sinistra.
Dalla base della croce del riquadro centrale si dipartono dei germogli a palmetta. Nella metà superiore, sempre della croce centrale, vi sono due dischi che circoscrivono croci greche ad estremità patenti.
Il messaggio simbolico del sarcofago è inequivocabile. Si era pensato che le croci esterne fossero decorate con foglie di edera; ma questa pianta è rappresentata, quasi sempre, avvinta a qualche elemento architettonico.
L’ancora , invece, è il simbolo della speranza per eccellenza. L’ancora, con le sue caratteristiche di stabilità e sicurezza, è una bella immagine della speranza del credente fondata su Gesù Cristo.
Essa ci mantiene attaccati a Dio stesso, alla roccia della Sua immutabile fedeltà. Per il credente è di grande conforto sapere di essere legato per sempre a Cristo.
Egli, una volta compiuta l’opera salvifica della Croce con la sua Resurrezione (il germoglio della base della croce del riquadro centrale) è entrato in Cielo come nostro “Precursore” come è detto nella Lettera agli Ebrei:
“noi che abbiamo cercato rifugio in Lui dobbiamo afferrarci saldamente alla speranza che ci è posta davanti: in essa noi infatti abbiamo come un’ancora della nostra vita, sicura e salda, la quale penetra fin nell’interno del santuario dove Gesù è entrato come nostro precursore”.(Ebrei, 6.20)
Precursore era il nome, molto significativo, che si dava alla scialuppa che, staccandosi dalla nave,portava l’ancora in un luogo adatto a garantire la sicurezza di tutto l’equipaggio.
Ecco ciò che Gesù Cristo è spiritualmente per coloro che gli appartengono. Egli è “entrato per primo alla presenza di Dio per preparare loro un luogo”, e la Fede, come la catena dell’ancora, nascosta alla vista perché immersa nell’acqua, lega saldamente a Lui tutti i riscattati.
Aldo Caroleo Presidente Archeoclub Siponto