La festa del Natale ci invita a contemplare la fragile semplicità di un neonato, deposto nella mangiatoia di una stalla, ci chiede di scoprire il silenzio di Maria e Giuseppe, il canto degli Angeli, l’adorazione dei Magi, lo stupore e la gioia dei pastori, dell’umile gente che accorre alla grotta di Betlemme realizzando il “presepio” che ha cambiato la storia dell’umanità. Una antica antifona natalizia recita che con la venuta di Gesù in mezzo a noi si è verificato “un ammirevole scambio: il Creatore del genere umano si fa uomo e nasce da una Vergine e nel farsi uomo dona la sua divinità a tutti noi”: Dio si è fatto come noi per farci come Lui. Così il Natale ci chiama ad “avere gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù” (Fil 2,5), a seguire il suo esempio “perché come ho fatto io facciate anche voi” (Gv 13,15). Un Natale con i sentimenti e lo stile di Gesù chiama tutti a vivere la vita sul ritmo di Dio, fa sperimentare che c’è più gioia nel dare che nel ricevere (At 20, 35) e educa la vita di ognuno rendendola un capolavoro d’amore.
Il Natale del Signore, che si presenta a noi bambino, è un grande segno di speranza per ogni uomo. Accogliendo il messaggio del Natale anche noi possiamo dare voce e corpo alla speranza di tanti uomini e donne; possiamo testimoniare la solidarietà e la legalità, anche qui, sul nostro Gargano; possiamo denunciare la mafia, il malaffare, la delinquenza striscianti nel nostro territorio. Gli episodi gravi e inquietanti, che ho contato in questo mio primo anno in terra garganica, se non definiscono il Gargano come terra ad alta esposizione mafiosa, debbono almeno suggerire la necessità urgente di vivere nella legalità, di promuovere azioni di giustizia attraverso una testimonianza di vita attenta al bene comune. Il senso civico cresce monitorando i fenomeni legati alla criminalità organizzata, che spesso si serve della debolezza della politica per imporre proprie logiche e attività: a prima vista sembrano dare lavoro e promuovere il benessere della comunità, ma di fatto costituiscono un sotterfugio per il riciclaggio di denaro sporco, guadagnato altrove con attività criminose come prostituzione, caporalato, pizzo, usura, vendita di stupefacenti, ecomafia. Ho già avuto modo recentemente di richiamare il circuito di alleanze perverse e il sistema infetto ed infettante venutosi a creare, nel quale la politica subisce il ricatto di una economia inquinata che campa sulla carenza e bisogno di lavoro della cittadinanza, in particolare dei giovani. Di risposta a tale situazione la Chiesa si sente impegnata a svegliare le coscienze, a educare al senso civico, a formare laici onesti e competenti che abbiano il coraggio di assumere la missione della politica e costruire modelli sani di imprenditorialità.
Secondo recenti stime della Commissione parlamentare antimafia, la criminalità organizzata nelle regioni meridionali del Paese sviluppa un consistente fatturato in euro l’anno, il che è causa di un mancato sviluppo dei territori con meno servizi, meno infrastrutture, meno lavoro e meno prospettive per tutti: causa del fenomeno chiamato “desertificazione strisciante”, ossia la fuga dei giovani dal sud Italia. Ecco allora che è importante testimoniare anche in contesti ardui e problematici come il nostro, che è possibile costruire un futuro diverso che semina e raccoglie frutti di legalità. La domanda a cui dobbiamo dare risposta è: come è possibile rompere l’alleanza perversa diventata sistema, come sconfiggere le “strutture di peccato”, per poter innescare alleanze positive?
Il Natale ci sollecita a svegliarci, chiamando ognuno di noi a diventare uomo e donna di speranza e di giustizia, che con la propria testimonianza di vita retta collabora all’avvento del “Regno di Dio” annunciato a tutti dal Bambino di Betlemme. La Buona Notizia del Natale è più che mai necessaria per tutti, anche per me Vescovo: dobbiamo correre senza sosta o tentennamenti e percorrere le vie di giustizia, fratellanza, pace e legalità. Dobbiamo scommettere che è possibile anche da noi il compiersi della profezia del profeta Isaia perché la nostra terra non può più
aspettare, ha fame e sete di giustizia, verità, e pace. Sì, sono davvero “belli sui monti, i piedi del messaggero che annuncia la pace, del messaggero di buone notizie, che annuncia la salvezza, che dice a Sion: «Il tuo Dio regna!» (Is 52,7). E’ importante, guardare alla grotta di Betlemme con l’impegno di conversione, con il desiderio di essere sempre più purificati e solidali, autentici operatori di giustizia e di pace, per contemplare tutto con lo sguardo della fede che produce opere di carità.
Il Natale deve impegnare la nostra esistenza a gettare luce su una società individualista e inquinata, che tenta di mettere in disparte i valori cristiani, che propina una cultura che ignora i deboli, che scarta i più fragili e gli ultimi; deve aiutare a testimoniare quotidianamente la bellezza della cultura cristiana incentrata sul dono, sulla giustizia, sulla pace, che mette in comunione con Dio e con i fratelli, specie gli ultimi. Invito a fermarsi un po’ davanti al santo Bambino di Betlemme per scoprire che anche il nostro cuore può riempirsi di tenerezza, colmarsi di amore, empatia e misericordia verso il prossimo. Ricordo alcune parole di Papa Francesco sulla speranza cristiana, dono di Dio, che ci fa uscire da noi stessi e ci fa aprire mente e cuore ai fratelli: “che il Signore ci liberi da questa terribile trappola, dall’essere cristiani senza speranza, che vivono come se il Signore non fosse Risorto e il centro della vita fossero solo i nostri problemi” (27 marzo 2016). In Evangelii Gaudium Papa Francesco enuclea “alcune sfide del mondo attuale” con una sorta di sezione dedicata alle “sfide delle culture urbane” (nn. 52-75) in cui al centro dei ‘sogni’ e dei
‘segni’ del Papa c’è sempre una Chiesa in uscita verso la città. Come “discepoli missionari” siamo chiamati a mantenere viva la consapevolezza che Dio è già nelle
nostre città e che dà forma e vita a una vera e propria cittadinanza attiva, basata sul rispetto della giustizia e della legalità. Che il Bambino che nasce illumini l’anima delle nostre amate città garganiche, da Manfredonia a S. Giovanni Rotondo, da Monte Sant’Angelo a Vieste, da Mattinata a Peschici, da Zapponeta fino a Rodi, Vico, Ischitella, Carpino, Cagnano e alle Isole Tremiti! L’augurio è che cresca in ogni battezzato e cittadino “la fame e sete della giustizia per essere operatori di pace”; che tutti possano godere dell’esperienza delle Beatitudini e si rendano conto che “siamo chiamati”, e lo sono realmente, “figli di Dio” (Mt 5, 6ss). In questo modo faremo del nostro Gargano un autentico “Presepe”!
Buon Natale e buon anno 2020!
+ Franco MOSCONE crs
arcivescovo