Per lungo tempo i riflettori sulla questione Energas a Manfredonia erano apparsi flebili, quasi completamente smorzati. A rianimare il discorso pubblico probabilmente è stato il movimento studentesco Fridays for Future che lo scorso 29 Novembre ha popolato le strade cittadine, urlando e cantando a gran voce il proprio NO ad Energas. Un brulicare vivace che è confluito il giorno seguente anche in un presidio fuori la sede Sisecam ad opera di una delegazione del movimento per informare, invano, il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, in visita all’inaugurazione dell’azienda, della contrareità della popolazione all’installazione del deposito di GPL, come dimostra il referendum consultivo dove i cittadini hanno risposto per il 95,05% in maniera negativa. Ormai da una settimana invece il dibattito è divenuto sempre più vivace; diversi esponenti hanno affermato la propria fiducia, il proprio SI al progetto, venendo meno quell’alleanza tra industriali, politici e cittadinanza, anzi la risposta cittadina al referendum è stata quasi ironizzata con supponenza. “Il no della popolazione non sarebbe autentico, colpa di un difetto di comunicazione. I manfredoniani non hanno capito, o meglio è stata raccontata male” – questo è quanto si apprende dalla lettura di alcune dichiarazioni del presidente di Confindustria Foggia. Anche l’Autorità portuale ha espresso il proprio parere favorevole a Energas. In seguito a ciò diverse sono state le associazioni ambientaliste che sono emerse contrastando tale sistema economico impattante per la flora e la fauna e di conseguenza per la salute umana del nostro territorio, già enormente ferito. Nei giorni precedenti al referendum di tre anni fa un poeta dialettale, Franco Pinto, collaboratore di questo giornale scriveva: “Divide et impera”. / Pratîcamènde sparpaglie / u pòpele, falle fé a lîte / se li vu’ cundrellé e guverné / pecchè se sté unîte, / se vé d’amôre e d’accorde / pu duminje tûve ji la morte. (…) / E acchessì / è putîte custaté ca: / tutte nzimbre ce vènge, / sparpagliéte ce chiange. / E se n’avèsse angôre avasté, / ve dîche: Ve pére norméle / ca nu ’cchessì ricche rejéle / pe tanda féme ca ce sté / sté angôre là nfiucchettéte / sotte a n’arve de Natéle / sènza ca nîsciûne lu vôle? (“Divide et impera”. / Praticamente sparpaglia / il popolo, fallo litigare, / se vuoi controllarlo e governare, / perché se è unito, / se va d’amore e d’accordo, / per il tuo dominio è la morte.(…) E così / ho potuto constatare che: / tutti insieme si vince, / divisi si piange. / E se non dovesse bastare, / vi dico: Vi sembra normale / che un regalo così ricco, / con tutta la fame che c’è, / è ancora lì infiocchettato / sotto a un albero di Natale / senza che nessuno lo voglia?). Oggi le sue parole potrebbero apparirci addirittura profetiche.
di Angela la Torre