Giovedì 21 Novembre 2024

MANFREDONIA TRADITA

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In risposta alle aberranti dichiarazioni contenute nella lettera al MISE del presidente protempore della confindustria foggiana, Gianni Rotice (ed inviata per conoscenza al governatore Emiliano ed alla Commissione straordinaria), le associazioni del territorio che portano avanti gli interessi collettivi della cittadinanza contro ENERGAS hanno deciso nuove iniziative comuni.
LIPU e CAONS hanno inviato alla Commissione straordinaria del Comune di Manfredonia  una nota tecnico legale urgente in qualità di Co-ricorrenti al ricorso TAR finalizzata a invocare prosieguo del mandato legale nella vertenza, in caso di esito negativo del ricorso dinanzi al TAR Puglia.
Le stesse, con i VERDI DI MANFREDONIA, MANFREDONIA NUOVA, MANFREDONIA IN MOVIMENTO, MAGLIETTE BIANCHE, ECOSISTEMA GARGANO, TERRITORIO ZERO, MOVIMENTO VERDE,

COLLETTIVO IN-APNEA, SPAZIO POPOLARE AUTOGESTITO “NICOLA LOVECCHIO”, FRIDAYS FOR FUTURE MANFREDONIA, RIFONDAZIONE COMUNISTA, GIOVANI COMUNISTI, FARE AMBIENTE, hanno richiesto alla Commissione un incontro urgente per chiedere il rispetto del territorio che oggi amministrano e delle delibere di consiglio e di giunta comunale oltre che della volontà popolare, espressa democraticamente nel referendum comunale che ha visto una percentuale di contrari all’impianto di oltre il 95% dei votanti, che sono stati numerosi e che hanno rappresentato senza alcun dubbio la maggioranza della città.

Dal 2015 la città è infatti scesa in piazza innumerevoli volte, come non succedeva da anni, in un grande e storico sforzo di partecipazione democratica di cui le istituzioni non possono e non devono non tenere conto. Migliaia di ragazzi e ragazze di Manfredonia hanno dato vita interrottamente a manifestazioni e momenti di contestazione del progetto.

Oltre a tutte le considerazioni più volte ribadite in ordine alla pericolosità dell’impianto (che non può essere insediato nelle nostre zone industriali, grazie alla delibera di consiglio comunale del 25 settembre 2015 che le equipara alle industrie nocive), all’impatto ambientale su siti ed habitat protetti, all’impatto negativo sul paesaggio (per cui il parere negativo emesso dalla Soprintendenza ai beni culturali archeologici e paesaggistici delle province di Barletta-Andria-Trani e Foggia), alla diversa vocazione del territorio, più volte ribadita in documenti di pianificazione approvati ed in istruttoria, come il piano delle coste ed il PUG, sono fondamentali le considerazioni sulla ricaduta economica dell’impianto sul territorio e sul paese intero.

Difatti, a parte poche imprese di scavo ed edili (come quella del presidente di Confindustria Rotice), che per questo spingono in direzione dell’approvazione del progetto, la maggior parte della forza lavoro necessaria alla realizzazione e successivamente alla gestione non sarà del territorio. Energas dovrà reimpiegare i lavoratori del deposito di Napoli che verrà chiuso, riducendo ogni attesa da parte dei nostri giovani disoccupati.
Il Piano Nazionale Energia e Clima (pur con tanti limiti) sta spingendo per la decarbonizzazione del paese attraverso una temporanea transizione energetica basata sul metano e le sue infrastrutture, in attesa di lasciare completamente la produzione di energia elettrica alle sole fonti rinnovabili. Il GPL è gas di petrolio liquefatto e non è gas naturale, non è rinnovabile ed è climalterante. Per il futuro del pianeta investire in queste infrastrutture è antistorico ed antieconomico e si manterrà solo per i sussidi statali dovuti alla presunta strategicità prevista dall’art 37 del DL 133/2014.

 

Articolo presente in:
Ambiente · Comunicati · News

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