La città ha bisogno di una nuova classe politica che sappia riorganizzare e valorizzare i settori strategici del capoluogo del Gargano. Abbiamo 18 mesi di gestione commissariale e il tempo per riorganizzare le idee, creare gruppi propositivi per rifondere fiducia alla città. E’ il momento di riflettere sull’evoluzione sociale e politica a Manfredonia, che il Governo ha sanzionato come “presumibilmente mafiosa”. E’ tempo di rielaborare l’operato politico degli uomini e delle donne che ci avrebbero dovuto rappresentare con quel senso di responsabilità necessario per gestire le giuste scelte per il benessere della nostra comunità. Lo scorso 9 Novembre il Partito Democratico ha organizzato, presso la sua sede di Manfredonia, un’Assemblea pubblica: “Il Partito Democratico di Manfredonia RIPARTE” #puntoeaccapo. Portavoce Paolo Campo che ha deciso di rompere gli indugi ed uscire allo scoperto. I contenuti dell’incontro: assunzione di responsabilità delle scelte politiche fatte negli ultimi dieci anni e buoni propositi per riorganizzarsi, per ricominciare a governare la città. E come stavolta?
Troppo presto riproporsi alla città, secondo qualcuno, occorrerebbe più tempo per far dimenticare alla gente il disastro politico perpetrato negli ultimi anni da una classe politica che ha ramificato, nei settori pubblici e delle municipalizzate, i propri tentacoli clientelari. Supposizioni per qualcuno, fatti concretamente veri per molti altri. Una necessità confrontarsi subito con la gente, per quel che rimane del PD cittadino. La seconda domenica di gennaio 2020 si terranno le primarie per scegliere il candidato Presidente alla Regione Puglia nelle file del PD. Oltre ad Emiliano, correrà la cerignolana Elena Gentile e il brindisino Fabio Amati. Occorreva quindi, avviare un dibattito politico per oliare la macchina elettorale a sostegno del nuovo Governatore PD (Emiliano) per le elezioni regionali della prossima primavera 2020. Un incontro che non ha portato i risultati sperati, anzi, all’indomani dell’assemblea cittadina del PD di Manfredonia, prendono le distanze personaggi storici e giovani attivisti del partito, tra cui: Gaetano Prencipe, Michela Quitadamo, Franco La Torre, Giovanni Mansueto, Marcello Castigliego, Domenico Capone, Leonardo Palmisano. “Non c’è voglia di cambiare, – hanno dichiarato in un comunicato stampa – ci aspettavamo un segno di discontinuità profonda da ciò che è avvenuto di recente (l’implosione della coalizione e dello stesso partito, lo scioglimento del consiglio comunale, il commissariamento per infiltrazioni mafiose, la situazione di pre-dissesto delle casse comunali… per limitarsi agli eventi più rilevanti). Ci aspettavamo che i due principali armatori della nave, Bordo e Campo, in rottura con il terzo, Riccardi, volessero aprire un cantiere per ripararla, per capire come e perché l’incendio sia scoppiato, a motivo di quali decisioni sbagliate, per quali specifici comportamenti e responsabilità”. Il contesto politico di grave crisi identitaria e strutturale coinvolge il PD, ma probabilmente anche gli altri partiti che dovranno inventarsi e strutturarsi per portare dei progetti di città innovativi e di rinnovamento. Nel frattempo la gente prenda consapevolezza, tra un pettegolezzo e l’altro che a causare il dissesto identitario della nostra Manfredonia siamo stati noi cittadini in primis, con il nostro scarso senso civico.
Raffaele di Sabato
Foto in anteprima di Francesco Armillotta
Dopo i primi minuti ho preferito chiudere tutto. Parla come se i cittadini chiedessero un policlinico di alto livello. I cittadini di una città di 60’000 chiedono un ospedale degno per questa città ed il suo circondario.
Che animali politici.
PS. Per la cronaca, caro Paolo Ospedali Riuniti FG dista 40km da Manfredonia.